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Guerra e gas. Tutti i conti in tasca all’Ue

Nord Stream 2 pronto ma fermato da Scholz dopo l’attacco russo. Eastmed, ancora solo sulla carta, improvvisamente bloccato dagli Usa. Ci resta solo il Tap, che provvede al 10% del fabbisogno italiano

Petrolio e gas hanno rappresentato il 60% delle esportazioni russe nel 2019. Al netto della crisi legata alla pandemia, rappresentano comunque due voci più che primarie dello status economico e finanziario di Mosca. Ragionare sulle conseguenze, nel brevissimo e nel breve periodo, del conflitto in corso tra Russia e Ucraina è utile per comprendere cosa potrebbe accadere all’Ue anche in riferimento sia alle infrastrutture già esistenti ma non operative, che a quelle non ancora ultimate.

Qui Germania

Guerra e gas: primo fronte la Germania. Berlino, come è noto, ha interrotto il processo di certificazione del gasdotto Nord Stream 2 che porta il gas russo direttamente in Germania, dando fiato a quelle posizioni anti-Putin e filo Usa costantemente espresse dall’attuale ministro degli esteri Annalena Baerbock. Il gasdotto targato Gazprom da 11 miliardi di dollari attraversa il Baltico e potenzialmente riscalderebbe 26 milioni di case tedesche. Pur essendo i lavori stati ultimati, il gas non è mai fluito dopo lo stop del cancelliere tedesco Olaf Scholz.

Secondo il vicecancelliere Robert Habeck inoltre siamo alla vigilia di “giorni più turbolenti” sui mercati del gas, dopo che in molti nelle scorse ore gli avevano chiesto di istituire una “riserva nazionale di gas” prima della prossima stagione invernale. Habeck ha osservato che quando si ha una situazione instabile in termini di politica estera, “i grandi commercianti iniziano a fare scorta di merci”, riaprendo la grande tematica relativa allo stoccaggio europeo di gas, che è precedente allo scoppio del conflitto tra Mosca e Kiev.

Qui Ue

Alla diversificazione europeo dell’approvvigionamento energetico ha provveduto fino ad ora il gasdotto Tap, che rappresenta per l’Italia il 10% del fabbisogno nazionale. Accanto ad esso era stato avanzato il progetto dell’Eastmed, per collegare Israele al Salento, che è stato però improvvisamente stoppato da Washington, mentre si inizia a parlare di un gasdotto diretto tra Egitto e Grecia.

Inoltre due giorni fa, in occasione del Forum dei Paesi esportatori di gas (FPEG) a Doha convocato proprio nel mezzo della crisi tra Russia e Occidente, l’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad Al-Thani, ha accolto con favore l’impegno dei paesi produttori di gas a “garantire la stabilità del mercato”.

Qui Bulgaria

Sofia sospenderà l’esportazione di elettricità se il gas russo smetterà di fluire nel Paese. Le parole del premier Kiril Petkov lo confermano: “Se entriamo in uno scenario in cui il gas russo viene tagliato alla Bulgaria al 100%, fermare l’esportazione di elettricità sarà la nostra misura in modo che le famiglie abbiano energia. Tuttavia, la buona notizia è che il gasdotto fornisce sia la Serbia che l’Ungheria, e questi sono ancora i partner strategici della Russia, quindi le possibilità di arrivarci sono poche”.

Strettamente connesso al problema è lo svolgimento dei lavori sul fronte Tanap, la bretella del gas con la Grecia. Sofia auspica che sia operativo entro l’estate e consenta alla Bulgaria di importare gas liquefatto. I lavori che di fatto “allargano” il campo di azione di Tap, dovevano concludersi nel dicembre scorso, ma sono in ritardo per via di alcuni problemi tecnici delle aziende greche coinvolte.

Qui Egitto

Nessun problema sul fronte Suez, fa sapere Il Cairo, come conseguenza diretta della guerra russo-ucraina. È chiaro che l’Autorità del Canale di Suez si prepara a tutti i potenziali impatti del conflitto sulla navigazione globale, ma al contempo rassicura investitori e spedizionieri che tutto dovrebbe svolgersi senza intoppi.

Nel 2021 il Canale di Suez ha fatto registrare un record: mai il fatturato annuo è stato così alto, più di 6,3 miliardi di dollari. Nel 2020 era stato di 5,6 miliardi. Dati in su anche per quanto riguarda il tonnellaggio lordo con 1,27 miliardi raggiunti nel 2021 rispetto a 1,17 miliardi di dodici mesi prima. Sono allo studio una serie di progetti operativi sia per prevenire inconvenienti, come accaduto durante la pandemia, sia per attrarre nuovi soggetti, come incentivi e riduzione delle tasse per aumentare il numero di navi che passano attraverso il canale. Inoltre proseguono i lavori per implementare il canale e renderlo in grado di essere transitabile da più navi.

@FDepalo

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