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I Cinque Stelle e la transizione ecologica all’italiana. Scrive Tivelli

La transizione ecologica all’italiana, ovvero un ostacolo dopo l’altro al cammino verso la progressiva minore dipendenza energetica del Paese. Colpa anche del Movimento Cinque Stelle. Peccato che certa politica e certa stampa non evidenzi le responsabilità di questo processo degenerativo

C’è una sorta di transizione ecologica all’italiana che pesa sul nostro sistema politico, economico e sulle tasche dei cittadini italiani. Un fenomeno fatto di troppi non detto e non scritto da una parte significativa della nostra politica e del nostro giornalismo. Nei giorni scorsi, ad esempio, il sottosegretario agli Esteri grillino Manlio Di Stefano ha riconosciuto che il movimento 5 Stelle sbagliò a definire il gasdotto Tap “un’opera di criminali”.

La memoria corta di certa politica e di certo giornalismo sembra aver dimenticato la campagna durissima, le occupazioni dei terreni, le grandi manifestazioni di protesta fatte a suo tempo dai Cinque Stelle contro la realizzazione di quella infrastruttura che arriva in Puglia, senza attraversare, una volta tanto, la Russia, rispetto alla quale c’è quella forte dipendenza energetica in relazione al gas emersa con forza in questi giorni alla luce della possibilità di un conflitto fra Russia e Ucraina. Una questione che non pesa solo sugli equilibri strategici geopolitici, ma anche pesantemente, come ormai è a tutti noto, sulle tasche dei cittadini.

Le responsabilità soprattutto, ma non solo, dei Cinque Stelle nella transizione ecologica italiana non si fermano qui. I pentastellati sono quelli che si batterono come leoni per il ben poco comprensibile stop del 2019 all’estrazione del gas naturale in Adriatico. Essi assunsero in quella fase la leadership del partito anti-trivelle dell’Adriatico e di ovunque ci potessero essere trivelle per l’estrazione di gas naturale. Il ministro della Transizione Ecologica Cingolani ha finalmente parlato in questi giorni di una copertura parziale (tra 10 e 15% del fabbisogno nazionale) con il gas estratto nei nostri mari, che ci costerebbe almeno un 50esimo di quanto ci costa il gas che importiamo ma, come è noto, i Cinque Stelle sono stati a lungo il partito della “decrescita felice” e tanti danni come tale ha generato.

Così, grazie anche a questi fattori, la transizione ecologica italiana si complica, anche perché ci vorrà tempo prima che quasi tutti i nostri territori siano dotati di pale eoliche, pannelli fotovoltaici, fra l’altro con non poche ferite all’ambiente naturale. Che dire poi in relazione all’energia nucleare di ultima generazione, che secondo i recenti indirizzi dell’Unione europea può e deve rientrare nella transizione ecologica, ma in Italia, grazie soprattutto al blocco Cinque Stelle – Pd è vietato parlarne.

Eppure, importiamo una quota significativa di energia elettrica che viene dal nucleare francese e le centrali nucleari di ultima generazione di stanno sviluppando ulteriormente sia in Francia che in altri paesi europei. Eppure l’Italia partecipa alla ricerca sulla “fusione nucleare”, che non è solo l’ultima generazione del nucleare, ma comporta per gli stessi cittadini una sicurezza molto avanzata. Ma noi teniamo bloccata anche la fusione nucleare e continuiamo a importare energia dalle attuali centrali a fissione.

Sono questi alcuni fattori che caratterizzano la “transizione ecologica all’italiana”, ostacolando sempre più il durissimo cammino verso la progressiva minore dipendenza energetica del Paese. Peccato che certa politica e certa stampa non evidenzi le responsabilità di questo processo degenerativo. Evidenziare le responsabilità e mettere davanti allo specchio quelli che anche in campo energetico volevano la “decrescita felice” e oggi si spacciano per responsabili del movimento di governo, servirebbe molto probabilmente a fare qualche passo avanti, ma, ripeto, la responsabilità è anche di certa politica e di certo giornalismo che tende a dimenticare troppo facilmente e ad essere poco nutrito da un serio spirito critico.

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