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L’intelligence italiana tiene d’occhio la cooperazione Russia-Cina

L’Italia guarda alla cooperazione tra Russia e Cina. Nel report del Dis si analizza cosa tiene insieme Mosca e Pechino. Si valuta che ancora non si è a un livello di alleanza, ma ora ci si chiede se la guerra in Ucraina cambierà qualcosa

Nel Box-11 della Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza redatta dal Dipartimento delle informazioni per la sicurezza per l’anno 2021 – dunque distante dalla guerra in Ucraina e non riferita direttamente a questi recenti sviluppi – si parla della cooperazione tra Russia e Cina .

Il tema è cruciale per il futuro delle relazioni internazionali, e dunque di interesse per l’intelligence italiana che registra come, a partire dal 2014, le relazioni tra la Russia e la Cina si sono intensificate in ragione del crescente isolamento russo provocato dalle sanzioni occidentali dopo l’annessione della Crimea, della comune opposizione all’egemonia politico-economico-valoriale dei Paesi occidentali e del condiviso obiettivo di incidere in profondità sulla fisionomia dell’ordine internazionale. Tale allineamento si ritrova anche nell’apprezzamento espresso da una larga maggioranza (74 per cento) della popolazione russa (secondo un sondaggio del Levada Center, febbraio 2021) che valuta favorevolmente i rapporti con Pechino.

Accanto ai sentimenti popolari e allo stretto rapporto tra i due leader politici, spiega il Dis, sono molteplici le aree di cooperazione rafforzata tra Mosca e Pechino. Sul versante energetico, la Russia è dal 2013 il principale fornitore cinese di petrolio, costituendo uno dei pilastri della strategia di Pechino di diversificazione delle fonti di approvvigionamento delle materie prime essenziali. Più in generale, i rapporti commerciali tra Mosca e Pechino si sono notevolmente rafforzati, visto che per esempio le esportazioni russe in Cina, oltre metà delle quali costituite da petrolio, sono quasi raddoppiate (da 31 a 58 miliardi di dollari) dal 2015 al 2019, per poi decrescere sino a 49 miliardi nel 2020, a causa della pandemia.

Al di là degli aspetti energetici, la partnership tra Pechino e Mosca appare destinata a consolidarsi su una serie di temi chiave, tra cui l’interscambio commerciale e tecnologico, tenuto conto che la Cina dal 2010 ha superato la Germania diventando il principale partner commerciale della Russia, e dal 2016 anche il primo fornitore di materiale industriale. Inoltre, Mosca si è avvalsa di una primaria impresa digitale cinese per creare l’infrastruttura nazionale 4G e 5G.

Anche sul piano militare, a fronte della roadmap bilaterale per la cooperazione militare (datata 2017), e della partecipazione di reparti cinesi all’esercitazione multinazionale di livello strategico “Vostok-2018” organizzata da Mosca, si sono registrati l’esercitazione “Zapad-Interaction-2021” nell’agosto scorso, dove per la prima volta reparti russi hanno preso parte a un’esercitazione su territorio cinese, e il primo pattugliamento navale congiunto nel Mar del Giappone nell’ottobre 2021; la collaborazione nello spazio, testimoniata da ultimo dall’accordo tra l’agenzia russa Roscosmos e quella cinese Cnas per la costruzione di una stazione congiunta sulla superficie lunare entro il 2030, in parallelo all’intenzione della Russia di abbandonare la Stazione spaziale internazionale nel 2024, che aveva segnato l’avvio della cooperazione tra Mosca e Washington.

Russia e Cina sono su una stessa posizione di critica al modello occidentale e sono parte del confronto tra Democrazie (liberali, occidentali) e Autarchie. Questo allineamento mostrato in ampie sfere di collaborazione anche di carattere strategico tuttavia non è ancora sufficiente per far raggiungere a Mosca e Pechino il livello di una vera alleanza, questa è la valutazione dell’intelligence italiana. “Nessuna delle due, infatti, ha mai mostrato interesse a intervenire militarmente a fianco dell’altra”, spiega il Dis e anche sui dossier più delicati – Crimea e Mar Cinese – Russia e Cina hanno dimostrato di seguire agende indipendenti e di non riconoscere le istanze strategiche dell’altra. Per ora: la vicenda ucraina cambierà qualcosa?

“Il ministero degli esteri cinese sta raddoppiando il suo allineamento con la Russia, quindi stiamo imparando in tempo reale cosa intendono quando dicono che non ci sono limiti nella loro partnership”, ha detto al Financial Times Evan Medeiros, un esperto di Cina alla Georgetown University ed ex consigliere senior per la politica asiatica di Barack Obama, il presidente del fu “Pivot to Asia”.

Con l’intensificarsi dell’invasione russa in Ucraina, si è intensificata anche la “ginnastica retorica”(copyright dell’FT) dei diplomatici cinesi, con Pechino rimasto ormai unico interlocutore di rilievo di una Russia sempre più isolata. I tentativi delle feluche cinesi di bilanciare la politica di Pechino di sostegno alla pace e alla stabilità globale, nonché il rispetto delle sovranità territoriali, evitando qualsiasi critica a Mosca, sono un segno che la guerra è improbabile che faccia deragliare la quasi-alleanza sino-russa.

Anzi, in ottica futura il rischio è proprio che dopo il conflitto Vladimir Putin tenda a esporsi maggiormente se non a scarrellare del tutto verso Pechino, anche per ragioni pragmatiche. Per esempio, chi comprerà il gas russo in futuro? I cinesi avranno prezzi scontatissimi e diventeranno motore del commercio energetico di Mosca, e dunque salvagente economico mentre gli effetti delle sanzioni e le scelte di corporate sustainability stanno cadendo come una slavina sul Cremlino? Dove questa cooperazione tra Orso e Dragone si farà più attiva? E soprattutto: sarà un’alleanza? Ossia, usciranno entrambi dalla sostanziale sfiducia reciproca su cui sono basate le attuale relazioni, più pragmatiche che spirituali?

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