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Iran, niente deroghe sul petrolio per il Jcpoa

C’è una bozza di accordo per bloccare l’Iran, che nel giro di pochi giorni sarà pronto. Ma il petrolio sarà escluso dai primi step dell’intesa

Un accordo tra Stati Uniti e Iran che sta prendendo forma per ricomporre l’intesa sul nucleare iraniano del 2015 (nota con l’acronimo inglese Jcpoa) prevede fasi di step reciproci per riportare entrambe le parti in piena conformità, e la prima di queste non include deroghe sulle sanzioni petrolifere, dicono i diplomatici alla Reuters.

La notizia è interessante perché conferma che Washington non ha intenzione di bruciare le tappe nella ricomposizione del Jcpoa e non vuole includere la questione in altre dinamiche. Nello specifico: mentre gli Stati Uniti stanno cercando di calmierare i prezzi del petrolio schizzati verso i massimi decennali come conseguenza della crisi innescata dalla Russia con le minacce ai confini ucraini, il greggio di Teheran non riceverà concessioni (i cosiddetti waiver). Questo significa che le vendite di petrolio iraniano (e dunque aumento connesso delle produzioni) non verranno usate per abbassare i prezzi. Prevedibile, ma non scontato, visto che tra gli sforzi statunitensi c’è anche la non troppo usuale richiesta a Riad di pompare di più.

Gli inviati di Iran, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia, Germania, Unione Europea e Stati Uniti, le nazioni che avevano negoziato il Jcpoa, stanno ancora negoziando i dettagli della bozza di accordo, che secondo il ministro degli Esteri francese potrebbe arrivare “a giorni” — le parole di Parigi hanno un peso, perché è da sempre stato tra i più rigidi sulle trattative. Gli europei hanno fatto pressioni perché temono che il tempo stia finendo prima che l’accordo originale diventi obsoleto; i delegati dicono che gran parte del testo è definito, ma rimangono alcune questioni spinose.

L’obiettivo generale è quello di tornare all’accordo originale di eliminare le sanzioni contro l’Iran, comprese quelle che hanno tagliato le sue cruciali vendite di petrolio, in cambio di restrizioni sulle attività nucleari che estendono il tempo necessario per produrre abbastanza uranio arricchito per una bomba atomica, se la Repubblica islamica dovesse sceglierlo.

L’Iran ha violato molte di queste restrizioni e si è spinto ben oltre in risposta al ritiro degli Stati Uniti dall’accordo nel 2018 e alla sua reimposizione di sanzioni sotto l’allora presidente Donald Trump. Mentre l’accordo del 2015 limitava l’arricchimento dell’uranio al 3,67 per cento di purezza fissile, l’Iran sta attualmente arricchendo attorno al 60, vicino alla percentuale per uso militare.

La bozza di intesa

Teheran insiste che i suoi obiettivi sono del tutto pacifici e che vuole la tecnologia nucleare per usi civili. Ma nessun altro paese ha spinto fino a quelle percentuali l’arricchimento per scopi solamente energetici. E dunque il timore è che se l’Iran dovesse realmente spingersi fino a al punto di produrre capacità militari allora l’accordo del 2015 sarà completamente svuotato.

La bozza del testo dell’accordo, che secondo la Reuters è lungo più di 20 pagine, prevede una sequenza di passi da attuare una volta che sia stato approvato da tutte le parti, a cominciare da una fase che includa la sospensione dell’arricchimento iraniani al di sopra del 5% di purezza.

Il testo allude anche ad altre misure che, secondo i diplomatici, includono lo sblocco di circa 7 miliardi di dollari di fondi iraniani congelato nelle banche sudcoreane sotto le sanzioni statunitensi, così come il rilascio dei prigionieri occidentali detenuti in Iran, che il negoziatore principale degli Stati Uniti, l’inviato speciale Robert Malley, ha suggerito essere un requisito per un deal.

Solo una volta che sarà verificato il rispetto delle misure iniziali, un tempo che durerà non meno di tre mesi, inizierà la fase principale dell’eliminazione delle sanzioni, che culminerà in quello che molti diplomatici chiamano “Re-Implementation Day” (riferendosi all’Implementation Day dell’accordo originale, quando le ultime misure nucleari e relative alle sanzioni sono entrate in vigore).

Il tema petrolio

Come nell’accordo originale, la nuova intesa comporterà la concessione da parte degli Stati Uniti di deroghe alle sanzioni sul settore petrolifero, linfa vitale dell’Iran, piuttosto che eliminarle del tutto. Ciò richiede il rinnovo delle deroghe ogni tre i quattro mesi (come per il Jcpoa): una misura di come il tema di fondo sia la mancanza di fiducia reciproca.

La Repubblica Islamica e le potenze occidentali si sono precedentemente scontrate sul fatto che il ritiro degli Stati Uniti ha dato all’Iran il diritto di violare l’accordo secondo il testo originale, come ha fatto Teheran, così come su ciò che costituisce una violazione. Gli iraniani ora vogliono una garanzia scritta che Washington non si tirerà indietro di nuovo: questo non è possibile, e per tale ragione potrebbero accettare qualcosa di più sfumato (tipo una dichiarazione di intenti).

La revoca di alcune sanzioni particolarmente sensibili potrebbe anche richiedere che i funzionari iraniani e statunitensi si incontrino direttamente, hanno detto diversi diplomatici. L’Iran ha finora rifiutato meeting faccia a faccia, ma adesso che la fase finale dei negoziati sembra arrivare, qualcosa potrebbe cambiare. La linea dura di Teheran fa proponganda su questo e sostiene che i colloqui diretti potranno avvenire perché ora l’Iran è più forte in quanto arricchisce percentuali più alte.

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