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Lega di lotta e di governo, ma Draghi non si ferma

È singolare che dopo mesi di polemiche contro le restrizioni, per tanti settori della società la Lega si distingua proprio nel giorno in cui ci sono degli allentamenti. Le tensioni nella maggioranza sono confermate da fonti del Pd. Ma il premier è imperturbabile, almeno all’apparenza. Il suo scopo è raggiungere i 45 obiettivi del Pnrr

A quattro giorni dalla rielezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica, nel Consiglio dei ministri sono cominciate le risse. Segnali di tensione si erano intravisti, ma il dopo Quirinale che porterà alle elezioni del prossimo anno e soprattutto alle decisioni operative su diversi passaggi del Pnrr comincia malissimo. Nonostante si sapesse che sarebbe stato deciso il maggior numero di “aperture” sul fronte della pandemia, già l’assenza di Giancarlo Giorgetti alla riunione era apparsa significativa visto che il ministro dello Sviluppo economico è considerato il più vicino a Mario Draghi.

Fatto sta che la Lega non ha partecipato al voto e dopo la riunione una nota dei tre ministri leghisti, firmata anche da Massimo Garavaglia ed Erika Stefani, ha spiegato che “pur condividendo le misure di apertura contenute nel decreto approvato oggi in Consiglio dei ministri, in coscienza non potevamo approvare la discriminazione tra bambini vaccinati e non vaccinati. I dati ci dicono, per fortuna, che i contagi scendono quotidianamente e nostro dovere è lavorare con determinazione alle questioni concrete per risolvere i problemi del Paese”.

È singolare che dopo mesi di polemiche perché si limitassero le restrizioni per tanti settori della società la Lega si distingua proprio nel giorno in cui ci sono degli allentamenti. Le tensioni nella maggioranza sono confermate da fonti del Partito democratico che poco dopo la fine del Consiglio dei ministri hanno definito la decisione leghista “un atto preoccupante che rischia di aumentare l’instabilità e creare nuova confusione nel Paese”. Rilanciando sulle frequenti affermazioni di Matteo Salvini riguardo al rafforzamento dell’esecutivo “nell’interesse dell’Italia”, dal Nazareno si augurano che sia “solo un incidente di percorso e che da domani la maggioranza torni compattamente al fianco del presidente del Consiglio”.

Un metodo di comunicazione è anche non comunicare. Salvini non ha parlato dell’accaduto preferendo rilanciare su economia, lavoro ed energia, tema quest’ultimo per il quale si è incontrato con il ministro Daniele Franco. Piuttosto, la legge elettorale per Salvini non è la priorità e ne lascia la discussione al Pd. Mettendo insieme tutti i pezzi del puzzle, la spaccatura nel centrodestra dopo la rielezione di Mattarella e i mugugni che sembrano emergere tra i leghisti del Nord danno l’idea di una campagna elettorale già cominciata per recuperare almeno nei sondaggi che, all’indomani delle votazioni per il Quirinale, non sono positivi.

E il presidente del Consiglio? Imperturbabile, almeno all’apparenza. Il suo scopo è raggiungere gli obiettivi imposti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e nel comunicato del Consiglio dei ministri si ricorda che quest’anno l’Italia deve conseguire complessivamente 100 obiettivi, di cui 45 entro il 30 giugno ai quali è collegata una rata di rimborso di 24,13 miliardi e gli altri entro il 31 dicembre per 21,83 miliardi. Non va dimenticato che prima dell’estate ci saranno importanti elezioni amministrative e i referendum sulla giustizia voluti dalla Lega. Possiamo anche credere che il dissidio sia sulle differenze tra bambini vaccinati e non vaccinati, ma forse c’è dell’altro.


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