Skip to main content

L’Italia entra nella partita ucraina. La strategia

Tandem Draghi-Di Maio per entrare nella partita diplomatica ucraina. L’Italia al fronte della crisi in Est-Europa: deterrenza e dialogo il doppio binario per trattare con Kiev e Mosca, contatti con il Qatar per l’energia. Da definire gli aiuti economici e militari

L’Italia entra nella partita ucraina. È stato un martedì di grande movimento per la diplomazia italiana, impegnata a trovare un’uscita dall’escalation che vede schierati a pochi chilometri dal confine ucraino più di 100mila soldati russi.

Sulla crisi è al lavoro il tandem Palazzo Chigi-Farnesina. Prima la telefonata tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky. Poi la visita a Kiev del ministro degli Esteri Luigi Di Maio accolto da Dmytro Kuleba. Un copione, lo stesso, per scongiurare lo scontro e tenere acceso il lumicino della diplomazia. Doppio binario, dialogo e deterrenza. Sostegno incondizionato all’integrità territoriale dell’Ucraina. Aiuti economici ed equipaggiamento a Kiev.

Dietro la retorica, i fatti. La telefonata di Draghi segue di due settimane l’ultimo colloquio telefonico con Vladimir Putin. Allora il presidente russo aveva garantito all’Italia la continuità delle forniture di gas, un timore condiviso da buona parte dell’Ue alle prese con una crisi energetica senza precedenti a causa delle tensioni sul fronte Est. Due settimane dopo però nulla è garantito.

Mercoledì, hanno avvisato decine di agenzie di intelligence occidentali, può essere il giorno d’esordio delle operazioni militari russe. Né basta ad allontanare lo spettro dell’invasione la riduzione delle truppe schierate al confine annunciata martedì mattina dal Cremlino ma ancora da verificare. Anche per questo il governo italiano ha iniziato a sondare, sulla scia di Ue e Stati Uniti, vie alternative per l’approvvigionamento energetico. Tra queste il Qatar e il suo leader, l’emiro Al Thani, ricevuto a Piazza Colonna da Draghi lunedì.

Quanto a Zelensky, il comunicato di Palazzo Chigi riassume il cuore del contatto con il presidente ucraino: da una parte “fermo sostegno” all’integrità territoriale, dall’altra l’impegno a mantenere aperto “un canale di dialogo con Mosca”. Da Kiev aggiungono: l’Italia è pronta a fare la sua parte per garantire “la difesa e la stabilità finanziaria” dell’Ucraina, ringraziando gli sforzi del governo italiano per “sostenere le nostre capacità di difesa”.

In verità, a differenza di altri Paesi Nato come Regno Unito e Francia, da Roma non sono state ancora inviate partite di armamenti ed equipaggiamento militare in direzione Kiev. E infatti su questo punto Di Maio frena: “L’Italia sta valutando le richieste di sostegno ricevute dal governo ucraino in merito alla crisi al confine con la Russia e lo farà con grande attenzione, nel rispetto degli accordi bilaterali”.

Più che sul fronte commerciale, che pure conta – nel 2021 l’interscambio è cresciuto del 51% fino a 6 miliardi di dollari, ha ricordato in conferenza stampa Kuleba – è su quello diplomatico che il governo italiano può fare la differenza. Da una parte il sì alle nuove sanzioni europee, richiamate nel bilaterale a Kiev e pronte a partire in caso di un’aggressione russa. Dall’altra con la mediazione e un pressing che non rallenta con l’escalation, anzi.

L’ambasciata italiana a Kiev, dove è iniziato il fuggi-fuggi verso Ovest di buona parte delle missioni diplomatiche occidentali per il timore di un’invasione imminente, rimarrà “pienamente operativa”, ha garantito Di Maio. Che giovedì prossimo sarà a Mosca dall’omologo russo Sergei Lavrov, guida brillante della diplomazia di Putin, un osso duro abituato a mettere in difficoltà i suoi interlocutori. È successo con Liz Truss, la ministra degli Esteri britannica reduce da una visita nella capitale russa, “sembrava un dialogo tra sordi e muti” è stato il commento al vetriolo di Lavrov post conferenza stampa.

Due dati politici. Il primo: sull’Italia pesa l’aspettativa di un solido “rapporto bilaterale” con la Russia in cui “confidiamo molto”, ha detto Kuleba.

Il secondo riguarda il fronte interno e in particolare una compattezza inedita dei partiti politici, anche i più filorussi, sulla linea del governo per uscire dalla crisi, emersa nella recente audizione dei ministri Di Maio e Lorenzo Guerini di fronte alle Commissioni Esteri e Difesa congiunte. Un faro dal Parlamento è stato acceso anche dal Copasir, il comitato parlamentare di controllo dell’intelligence. A San Macuto, dopo l’audizione del generale e Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica Luca Goretti, sarà sentito l’ambasciatore italiano presso la Nato Francesco Maria Talò.



×

Iscriviti alla newsletter