Una squadra navale russa, parte del Secondo gruppo da sbarco che a fine gennaio ha attraversato lo stretto di Gibilterra, sta effettuando un passaggio attraverso il canale di Sicilia, diretta con ogni probabilità verso il Mar Nero. Costantemente monitorata dalla Nato, la flottiglia fa parte della manovra con cui il Cremlino sta provando a circondare l’Ucraina
Il gruppo navale russo partito, partito da dai porti di Severomorsk (Flotta del Nord) e da Baltijsk (Flotta del Baltico) a inizio dell’anno e che ha attraversato lo stretto di Gibilterra il 28 gennaio, è arrivato nel Mediterraneo centrale e adesso incrocia le acque antistanti il canale di Sicilia. Le unità di Mosca sono seguite costantemente dalle nostre Forze armate, che hanno rilasciato una nota che precisa che la formazione russa sta transitando in acque internazionali e non sta violando la sovranità degli Stati rivieraschi.
Come specificato sempre dalla comunicazione della nostra Difesa: “La Nato sta seguendo la navigazione del gruppo navale sin dalla partenza e continuerà a monitorane il transito”. Nello stesso braccio di mare, infatti, sono schierate le unità navali dell’Alleanza Atlantica che hanno preso parte all’esercitazione “Neptune strike 2022”, tra cui anche la la portaerei nucleare americana Uss Harry S. Truman. Per ora, però, nessuna delle due formazioni ha assunto atteggiamenti che potrebbero aumentare la tensione.
Manovra a tenaglia
Le tre unità della Marina militare russa fanno parte del Secondo gruppo da sbarco e sono dirette, con ogni probabilità, verso il Mar Nero. Tutte e tre le navi sono progettate per sostenere un assalto anfibio. Inoltre, non si arresta il flusso di truppe verso la Bielorussia, ufficialmente per un’esercitazione, ad appena 150 chilometri da Kiev. In queste ore, annuncia il ministero della Difesa russo, nel paese guidato da Lukashenko sono stati schierati 12 sistemi missilistici antiaerei Pantsir-S. Quando anche il gruppo anfibio sarà in posizione, la Russia avrà completato un accerchiamento dell’Ucraina su tre lati.
La forza navale russa
La flottiglia ha lasciato la base della Flotta Settentrionale di Severomorsk a inizio anno. Il gruppo è composto da due unità della classe Ropucha, la Olenegorskiy Gornyak e la Georgiy Pobedonosets, e dalla più grande Pyotr Morgunov (classe Ivan Gren). Quest’ultima ha un dislocamento di oltre cinquemila tonnellate, ed è in grado da sola di trasportare fino a tredici carri armati da battaglia o una trentina di veicoli corazzati per la fanteria e trecento marines. Le unità di classe Ropucha, invece, sono progettate trasportare oltre 450 tonnellate di materiale, compresi una ventina di veicoli corazzati, pensate per far arrivare le truppe direttamente a terra grazie ai portelloni posti sia a prua che a poppa.
Solo un’avanguardia?
Si tratta però solo di una parte dell’intera forza navale che Mosca ha inviato nel Mediterraneo. Altre tre unità hanno infatti lasciato Kaliningrad insieme al gruppo di ieri. Si tratta delle Korolev, Minsk and Kaliningrad, altre tre navi da sbarco della Flotta baltica tutte di classe Ropucha, che il 19 gennaio hanno attraversato il canale della Manica venendo seguite con preoccupazione dalle flotte di diverse nazioni europee. A loro potrebbero aggiungersi anche le unità della Flotta russa del Pacifico, in particolare l’incrociatore lanciamissili Varyag, un cacciatorpediniere antisottomarino classe Udaloy, più svariate unità logistiche e di supporto.
Le capacità anfibie nel Mar Nero
Non è chiaro quante unità siano imbarcate sulle navi russe. La base di Kaliningrad ospita la 336esima Brigata di fanteria navale delle Guardie, un’unità considerata d’élite. A Sebastopoli, invece, si trova la 810ima Brigata di fanteria navale. Le navi da sbarco partite da Kaliningrad unite a quelle già presenti nel Mar Nero saranno più che sufficienti per sbarcare una forza delle dimensioni di un’intera brigata direttamente sulle coste dell’Ucraina.
Anche via terra
Nel frattempo, il contingente russo in Bielorussia, ufficialmente presente nel Paese per delle esercitazioni militari, continua ad aumentare. Secondo le stime della Nato l’ordine di grandezza sarebbe delle “migliaia” di unità, comprese unità pesanti, velivoli di ogni genere e sistemi d’arma avanzati. Mosca ha anche confermato la presenza nel Paesi dei propri caccia Sukhoi Su-35, insieme a sistemi lanciamissili (forse i BM-27 Uragan). Le rassicurazioni di Mosca sulla natura “addestrativa” della presenza dei propri militari non convincono il governo di Kiev, con la capitale stessa che dista appena 150 chilometri dal confine bielorusso.