Il ceo Bastianini è in bilico dopo le voci di ricambio al vertice, su input dell’azionista Mef. Un ricambio potrebbe accelerare il percorso verso il disimpegno dello Stato. Ma gli analisti non la pensano così
L’accelerazione era nell’aria, soprattutto adesso che Mario Draghi è ben saldo a Palazzo Chigi. Come scritto da Formiche.net, la permanenza dell’ex presidente della Bce a capo del governo ha impresso una spinta al dossier Mps, in vista del disimpegno del Tesoro, azionista del Monte dei Paschi al 64%. Unicredit, dopo il fallimento delle trattative lo scorso novembre, rimane alla finestra, forse per rientrare nella partita nell’ambito di un’operazione di sistema con più banche.
Intanto, arriva il primo tassello che porta al ritorno di Siena sul mercato, a cinque anni dalla nazionalizzazione. Ovvero la sostituzione di Guido Bastianini, dall’aprile 2020 amministratore delegato del Monte dei Paschi. Un caso politico oltre che bancario, dato che l’ex manager di Carige e Capitalia era stato tra i pochi nomi scelti su indicazione del M5S. La richiesta di fare un passo indietro sarebbe arrivata dopo un incontro svoltosi mercoledì scorso al Tesoro, ma già rinviato due volte da dicembre.
Davanti a Bastianini sarebbero comparsi, secondo Il Tempo, il direttore generale del Mef, Alessandro Rivera, il capo di gabinetto Giuseppe Chinè e Filippo Giansante, responsabile delle partecipazioni del Mef. I tre avrebbero motivato con un cambio di strategia la scelta di puntare su un nuovo manager a Siena.
Una decisione che potrebbe anche essere legata alla ricapitalizzazione, stimata in circa 2,5 miliardi, che il Monte dovrà realizzare sul mercato nel corso dell’anno, per completare il percorso di ristrutturazione legato all’uscita del Tesoro dal capitale dopo il salvataggio pubblico. Gli analisti non sembrano vedere di buon occhio un possibile ricambio al vertice della banca più antica del mondo. “Riteniamo che una possibile sostituzione del management di Mps possa presumibilmente portare ad un rallentamento dei dialoghi con l’Europa per la finalizzazione dell’accordo e l’approvazione del piano industriale”, hanno scritto gli analisti di Equita. Tradotto, piano coi ribaltoni che agli occhi dell’Ue potrebbero rappresentare un freno alla ri-privatizzazione del Monte.
I nomi che si stanno facendo per il dopo-Bastianini, ci sono comunque. E sono quelli di Luigi Lovaglio, ex ceo del Credito Valtellinese), Victor Massiah, ex ad di Ubi e Alessandro Vandelli, ex numero uno di Bper. Di sicuro la Borsa sembra gradire una staffetta a Siena, visto che all’indomani delle indiscrezioni, il titolo a Piazza Affari si è attestato a 0,9216, con un aumento dell’1,01%. Adesso resta da capire se e quando Bastianini farà un passo indietro. Tanto per cominciare serve la maggioranza dei 15 consiglieri Mps e finora, secondo fonti finanziarie, sarebbero 9 i membri propensi. Dopo il voto servirebbe, inoltre, il passo indietro di un consigliere Mps per far cooptare un nuovo consigliere e dare a lui le deleghe.