Skip to main content

Navi russe (e due sottomarini) nel Mediterraneo. Kiev chiede di bloccare i Dardanelli

Individuata in formazione estremamente compatta la flotta russa nel Mediterraneo, praticamente al completo a largo della Siria. Potrebbe dirigersi verso il Mar Nero, a sostegno dell’invasione dell’Ucraina, o restare nel bacino come dissuasione contro le forze Nato. La Turchia può chiudere lo stretto? La convenzione di Montreux glielo permette, ma il governo non si è pronunciato

La flotta russa nel Mediterraneo ha assunto una formazione serrata al largo della propria base navale di Tartus, sulle coste siriane. La manovra potrebbe essere mirata a fornire un appoggio di lungo raggio alle operazioni che la marina russa sta conducendo nel Mar Nero, a supporto della direttrice d’invasione meridionale dell’Ucraina. La formazione, infatti, potrebbe servire a scoraggiare un eventuale coinvolgimento delle forze navali Nato nel Mar Nero, incrociando le acque antistanti allo stretto dei Dardanelli.

La formazione russa

La flotta è stata individuata dai satelliti Sentinel 2 dell’Esa, e mostrava le sedici navi della forza russa a poche miglia dalla costa siriana. La formazione è larga appena un chilometro e mezzo, per poco meno di 3 chilometri di lunghezza. Questo significa che le navi sono in vista l’una dell’altra, una formazione insolita e molto compatta. Grazie al supporto della basi russe in Siria, inoltre, il gruppo navale gode della totale copertura aerea. La posizione delle navi viene utilizzata principalmente durante le esercitazioni, e non in una situazione di potenziale conflitto, dove di solito si preferisce disperdere le proprie unità su un’area più estesa. Anche la presenza in superficie di due sottomarini è una stranezza, avendo di fatto rinunciato al principale asset dello strumento sottomarino: la sua segretezza.

Le navi di Mosca nel Mediterraneo

Coinvolte nella manovra praticamente tutte le navi della Federazione russa presenti nel bacino mediterraneo, compresi i due potenti incrociatori di classe Slava, il Marshal Ustinov e il Varyag. Progettate principalmente per il combattimento anti-nave, ciascun vascello, da 12mila tonnellate, è armato con sedici missili supersonici P-1000 Vulkan e di 64 missili S-300F Rif per la difesa antiaerea.

Accanto a queste sono presenti due cacciatorpediniere antisommergibile della classe Udaloy, tra cui l’Admiral Tributs, una delle prime unità a raggiungere il Mediterraneo nei giorni scorsi, e le unità di scorta come la fregata Admiral Grigorovich, e le corvette Dmitriy Rogachev e Vyshniy Volochek, ciascuna dotata di batterie di missili da crociera Kalibr, e di rifornimento, con la nave-cisterna Boris Butoma.

Della flotta mediterranea fanno parte anche le sei unità anfibie, cinque di classe Ropucha, (Ropucha, Korolev, Minsk e Kaliningrad, Olenegorskiy Gornyak e Georgiy Pobedonosets), e una più grande di classe Ivan Gren (Pyotr Morgunov) e i tre sottomarini diesel-elettrici Stary Oskol, Krasnodar e Novorossiysk, di cui due visibili nelle foto satellitari.

Possibili obiettivi: Ucraina…

Normalmente le diverse unità dovrebbero operare in gruppi distinti. In particolare i sottomarini di classe Kilo sono utilizzati per condurre pattugliamenti di lungo raggio, grazie ovviamente alle loro capacità di segretezza. Non è scontato che la formazione si separi in un secondo momento. Uno degli obiettivi possibili del gruppo potrebbe essere raggiungere il Mar Nero per sostenere direttamente l’invasione dell’Ucraina. Grazie alle sei navi anfibie, infatti, il gruppo è in grado di proiettare sulle coste meridionali ucraine circa duemila militari e una cinquantina di carri armati da battaglia. Per fare ciò, tuttavia, la flotta dovrebbe riuscire a superare lo stretto dei Dardanelli attraverso le acque turche (un membro della Nato), con Kiev che ha espressamente richiesto ad Ankara di non permettere il transito.

La questione dello stretto è molto complessa: il passaggio è regolato dalla Convenzione di Montreux del 1936, che permette alla Turchia di bloccare il passaggio di navi militari appartenenti a paesi in guerra, anche se Ankara si dichiara neutrale. Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha dichiarato che la valutazione è ancora in corso.

L’ammiraglio in pensione Cem Gurdeniz ha dichiarato all’Agi: “Stiamo assistendo all’ultimo capitolo della Guerra Fredda e ancora una volta la Turchia si trova tirata in mezzo per la sua posizione strategica. Montreux parla chiaro, Ankara può chiudere Dardanelli e Bosforo al passaggio di navi di Paesi in guerra”. Ha poi aggiunto il tipo di traffico cui ha assistito nelle scorse settimane: “Secondo una logica ben precisa, prima sono passate navi militari per trasporto di mezzi e uomini, poi un sottomarino e una nave da salvataggio per l’equipaggio a bordo”.

… o anti-Nato

Un secondo obiettivo della formazione potrebbe essere dissuadere le flotte della Nato dal raggiungere il Mar Nero e, potenzialmente, interferire con le operazioni in Ucraina. Nel Mediterraneo, infatti, è attiva l’esercitazione dell’Alleanza Atlantica “Dynamic Manta”, con la partecipazione di undici navi, quattro sommergibili e diversi aerei da combattimento di nove Paesi alleati (Stati Uniti, Italia, Canada, Francia, Germania, Grecia, Spagna, Turchia e Regno Unito). La Marina militare italiana prende parte all’esercitazione con le fregate Margottini e Carabiniere, e il sommergibile Salvatore Todaro, oltre ad assetti aerei e logistici.

Foto: Naval News



×

Iscriviti alla newsletter