Sono entrate nel Mediterraneo, passando dal canale di Suez, altre tre navi della flotta russa. Con le altre unità anfibie già transitate per il canale di Sicilia, e altre in arrivo, lo schieramento del Cremlino nel bacino preoccupa l’Occidente. Per il Pentagono si tratta di un’attività militare che non si vedeva dai tempi della Guerra fredda
La flotta russa del Mediterraneo cresce con altre tre unità che hanno fatto il loro ingresso nel Mare nostrum passando attraverso il canale di Suez. Si tratta di tre navi provenienti dalla Flotta del Pacifico, che si aggiungono ai vascelli già presenti della regione e al gruppo navale che ha attraversato il canale di Sicilia. La giustificazione di Mosca al dispiegamento di una tale armata è la conduzione di esercitazioni navali su larga scala, senza specificare altro. Intanto, il Pentagono lancia l’allarme, notando come non si vedeva una tale attività militare russa per terra, mare e aria, dai tempi della Guerra fredda.
Le navi russe
Le tre navi che hanno attraversato il canale egiziano sono l’incrociatore missilistico Varyag, il cacciatorpediniere antisommergibile Admiral Tributs e la nave-cisterna per il rifornimento Boris Butoma. Queste si andranno ad aggiungere alle tre unità anfibie attualmente presenti nel Mediterraneo centrale, le due di classe Ropucha, (Olenegorskiy Gornyak e Georgiy Pobedonosets), e la più grande Pyotr Morgunov (classe Ivan Gren). Inoltre, sono attese anche le ulteriori navi da sbarco di classe Ropucha, Korolev, Minsk and Kaliningrad, che il 19 gennaio hanno attraversato il canale della Manica dirette, con tutta probabilità, sempre nel Mediterraneo.
La flotta di Mosca nel Mediterraneo
Mosca, inoltre, già ha dislocato diverse altre navi nel quadrante mediterraneo, principalmente provenienti dalla Flotta del Mar Nero ma stanziate “al di qua” del Bosforo grazie all’appoggio garantito dalle basi navali russe in Siria. Ammiraglia della squadriglia è, per ora, la fregata Admiral Grigorovich, accompagnata dalle corvette Dmitriy Rogachev e Vyshniy Volochek e dai tre sottomarini diesel-elettrici Stary Oskol, Krasnodar e Novorossiysk.
Una forza anfibia pericolosa
Quello che preoccupa in particolare della formazione russa è la concentrazione insolitamente alta dei mezzi da sbarco, con ben sei unità progettate per la conduzione di operazioni anfibie. Se una simile concentrazione di forze dovesse superare i Dardanelli ed entrare nel Mar Nero, sarebbe capace di lanciare sulle coste meridionali dell’Ucraina circa duemila militari e una cinquantina di carri armati da battaglia. Una forza da sbarco impressionante per l’area in questione. E non sarebbe minacciata solo l’Ucraina. Una volta raggruppate le unità, il Cremlino otterrebbe una capacità anfibia in grado di minacciare tutti i Paesi affacciati sul Mar Nero, con una proiezione di potenza che arriverebbe con facilità anche al Medio Oriente e all’Asia centrale.
Le esercitazioni tra Minsk e Mosca
Nel frattempo, sono iniziate ufficialmente le esercitazioni militari terrestri congiunte di Mosca e Minsk in Bielorussia. Secondo i due Paesi, le manovre coinvolgerebbero le rispettive Forze armate in operazioni volte a coordinare le capacità di combattimento ed elaborare nuove tattiche per la lotta al terrorismo, anche interno. L’Ucraina, dal canto suo, non ha mai accettato le rassicurazioni del Cremlino, con la stessa Kiev che dista appena 150 chilometri dal confine bielorusso. Secondo le stime della Nato, sarebbero “migliaia” le truppe impiegate nelle operazioni.
La situazione dai satelliti
Stime che paiono confermate dalle immagini satellitari rilasciate dall’emittente statunitense Cnn, che documentano l’aumento di unità e mezzi militari russi lungo i confini dell’Ucraina. Le fotografie, sviluppate dalla società aerospaziale Maxar, mostrano le forze russe dispiegate in diverse località dalla Bielorussia, alla Crimea, alla Russia occidentale. Le immagini satellitari, inoltre, rivelano l’espansione negli ultimi mesi dei campi di addestramento e delle guarnigioni militari russe esistenti entro circa duecento chilometri dal confine ucraino.
Foto: Moskovskij Komsomolets