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Quel patto anticorruzione che serve alla politica italiana

Reprimere pesantemente la criminalità organizzata e la corruzione è una delle condizioni fondamentali per affermare la dignità della politica, assicurare una solida crescita economica, consolidare la ritrovata credibilità internazionale dell’Italia in Europa e nel mondo

Emma Bonino ha fatto bene ad auspicare nella sua intervista al quotidiano Domani l’ipotesi che Mario Draghi possa svolgere il ruolo di presidente del Consiglio anche dopo le prossime elezioni politiche. A mio avviso, l’”intransigenza” di Draghi potrebbe continuare a far bene all’Italia e a stimolare un processo di emulazione nei partiti politici di maggioranza e di opposizione, soprattutto se sarà capace di rispettare tutti gli obiettivi pianificati dal Pnrr per il 2022 come ha dichiarato nella sua visita a Genova.

Le cessioni plurime di crediti di imposta per ristrutturazioni inesistenti, le truffe sul reddito di cittadinanza e sulle false fatturazioni, il racket delle finte vaccinazioni e dei Green pass falsi pagati in criptovalute sono le punte di un iceberg molto vasto su cui anche la politica deve accendere i riflettori. Il sacrosanto rigetto del giustizialismo politico-mediatico rischia, infatti, di mettere in secondo piano l’importanza di reprimere le mafie e la diffusione della criminalità finanziaria che soprattutto nell’ultimo decennio si è espansa a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale.

Negli ultimi anni tutti i media mainstream hanno sottovalutato i fenomeni criminali contemporanei e le loro variegate sponde internazionali. A questo proposito mi viene in mente un paradosso. Se da un lato c’è stata un’attenzione mediatica per la cosiddetta trattativa nei primi anni Novanta, dall’altro il giornalismo investigativo, salvo rare eccezioni, non ha scavato in profondità su cosa sono diventate oggi le mafie, su come operano oggi all’estero, su quali paradisi fiscali utilizzano per il riciclaggio, eccetera. Addirittura, qualche titolo di giornale ha annunciato che la mafia non esiste più.

A tal proposito invito i lettori di Formiche a leggere i discorsi pronunciati dai procuratori Marcello ViolaLucia Musti in occasione della recente inaugurazione dell’anno giudiziario. Nelle rispettive Regioni, Toscana ed Emilia-Romagna, dopo le fasi di infiltrazione e insediamento si è assistito a un vero e proprio radicamento delle organizzazioni mafiose che possono avvalersi sia di collegamenti stranieri sia di una vasta zona grigia di professionisti, amministratori e/o funzionari pubblici, imprenditori compiacenti o semplicemente impauriti.

L’archiviazione delle indagini su mafia e appalti in Sicilia nell’agosto del 1992 (a prescindere dalle polemiche sulla validità o meno di quella scelta) costituisce una vicenda da non dimenticare. Negli ultimi due anni l’emergenza legata alla pandemia ha messo in evidenza le conseguenze inquietanti di gare al massimo ribasso in materia di importazioni e acquisti di mascherine, gel, camici, ventilatori, tamponi, eccetera. Ora è il momento del Pnrr e di spendere 200 miliardi di euro.

Non voglio pensare che quanto è accaduto con le mascherine possa riprodursi con il Pnrr. Prendiamo ad esempio la transizione digitale della Pubblica amministrazione, delle infrastrutture critiche, della sanità, della scuola, della giustizia, eccetera. Dalle reti alle antenne, dai cavi in fibra ottica ai router, dalle stazioni di smistamento alle videocamere, dalla componentistica sino a servizi di assistenza e gestione, eccetera – gare fondate prevalentemente sul prezzo non darebbero alcuna garanzia di sicurezza, qualità e durata. E non solo: raddoppierebbe anche la dipendenza tecnologica dell’Italia dalla Cina, già oggi consistente nel comparto digitale e delle telecomunicazioni.

All’inizio di questo articolo ho condiviso l’auspicio di Emma Bonino sul futuro di Draghi, ma questa è solo una mia opinione personale. Il governo Draghi può piacere o non piacere; non è questo il punto.

Nonostante le divisioni nei partiti (e tra i partiti nelle coalizioni) dopo la sfida del Quirinale tutti i gruppi parlamentari dovrebbero concordare un solido patto anticorruzione (senza introdurre i soliti quanto inutili lacci e lacciuoli) per l’attuazione del Pnrr (2022-2026). Reprimere pesantemente la criminalità organizzata e la corruzione è, infatti, una delle condizioni fondamentali per affermare la dignità della politica, assicurare una solida crescita economica, consolidare la ritrovata credibilità internazionale dell’Italia in Europa e nel mondo.

A 30 anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio assumere comportamenti politici e amministrativi pienamente coerenti con i valori di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino è il miglior modo di fare omaggio alla loro memoria e a quella dei loro agenti di scorta.

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