Social media, app di messaggistica, forum online, canali mediatici alternativi, siti web, banche dati e aggregatori di contenuti. La (falsa) narrazione continua a evolversi, l’infrastruttura è stabile e cresce. Uno studio
In meno di un anno (undici mesi) i sostenitori italiani di QAnon, gruppo dell’alt right americana, ha progettato e mantenuto un’“infrastruttura di disinformazione” distribuita e multistrato che si estende su più piattaforme di social media, app di messaggistica, forum online, canali mediatici alternativi, così come siti web, banche dati e aggregatori di contenuti. Ciò garantisce che, mentre la (falsa) narrazione continua a evolversi, l’infrastruttura è stabile e aumenta in dimensioni e complessità.
Sono le conclusioni dello studio “Disinformation as Infrastructure: Making and maintaining the QAnon conspiracy on Italian digital media”, firmato da Irene Pasquetto (Università del Michigan), Alberto Oliveri (Università di Amsterdam), Luca Tacchetti (Alkemy), Alessandra Spada (Catchy) e Gianni Riotta (Data Lab dell’Università Luiss).
“La disinformazione non è né semplicemente né unicamente ricevuta passivamente dal pubblico, ma è attraverso il lavoro proattivo e comune di agenti di disinformazione specifici e altamente impegnati che la disinformazione può ‘risalire la catena’ dell’ecosistema dei media digitali, raggiungere il pubblico su più piattaforme e trovare un pubblico fedele e comprensivo”, osservano gli autori dello studio. E ancora: “Come le autostrade, queste infrastrutture sono pronte a essere utilizzate ogni volta che il carburante (nuove narrazioni di disinformazione) è disponibile”.
Per questo, invitano le piattaforme a intervenire: “più è difficile eradicare le infrastrutture perché sviluppano nuovi strati, si distribuiscono su Internet e possono contare su una massa critica di seguaci fedeli”, scrivono.