I ricercatori di uno dei think tank più prestigiosi della Cina non hanno dubbi: se continua, il decoupling danneggia più Pechino che Washington. Aerospazio, intelligenza artificiale e microchip: ecco il contenuto del documento ora sparito dal web
A fine gennaio, con l’avvicinarsi del capodanno cinese e dell’inizio delle Olimpiadi, è apparso un rapporto pubblicato dall’Istituto di studi strategici e internazionali (Iiss) dell’Università di Pechino, uno dei think tank cinesi più prestigiosi. Il documento, intitolato Concorrenza strategica Usa-Cina nella tecnologia, analizzava l’andamento della corsa allo sviluppo tecnologico tra Cina e Stati Uniti. È stato disponibile per circa 48 ore e ha fatto il giro dei social cinesi. Poi è sparito.
Guardando al contenuto del documento (qui una copia archiviata) ci si può fare un’idea del perché sia stato bruscamente rimosso dalla rete cinese. Si trattava di un’analisi sui progressi tecnologici in tre aree chiave, cioè aerospazio, intelligenza artificiale (IA) e tecnologie dell’informazione, campi da che definiranno sempre più la potenza delle nazioni. Da qui la conclusione degli autori: nel confronto con gli Stati Uniti, la Cina è destinata a patire molto più gli effetti del decoupling tecnologico in corso.
Lunedì scorso Washington ha inserito altre 33 aziende cinesi nella entity list, cosa che rende molto difficile agli statunitensi e i loro alleati fornirgli materiale strategico. Questa è solo l’ultima aggiunta di una lunga serie, dato che negli ultimi anni gli Usa sono sempre più attenti a non far finire le loro tecnologie d’avanguardia nelle mani dei competitor strategici. Di contro, anche Pechino spinge per creare le proprie soluzioni e ridurre la dipendenza dall’america.
Queste sono le tendenze che innescano il decoupling e che, a detta dei ricercatori dell’Iiss, danneggiano entrambi i Paesi ma vanno particolarmente a svantaggio del Celeste Impero. “In futuro, la Cina potrebbe ridurre il divario tecnologico con gli Usa e raggiungere il ‘controllo autonomo’ in alcuni settori chiave”, scrivono, “ma la Cina dovrà affrontare una lunga e ardua battaglia per superare gli Stati Uniti”. Il rapporto è stato firmato da Wang Jisi, capo del think tank, già rettore dell’Università di Pechino e figura di peso nel campo delle relazioni internazionali.
Microchip e standard
Il rapporto sottolinea che la Cina sta affrontando una carenza critica di talenti per fabbricare circuiti integrati, sistemi operativi e software industriali. “Negli ultimi anni, anche se le imprese cinesi hanno fatto progressi in aree importanti e di vasta portata come [creare] gli standard della tecnologia di comunicazione 5G […] le loro voci sono limitate quando si tratta di impostare la tecnologia internazionale e gli standard di prodotto per i chip di memoria e delle automobili”.
C’entra anche la entity list americana, che ha già azzoppato aziende telco come Huawei impedendo l’accesso ai chip più avanzati. Il rapporto Iiss prende nota di questa tendenza ed evidenzia anche una riduzione di scambi commerciali tra aziende cinesi non sotto sanzione e aziende occidentali. Di contro, si legge, non ci sono prove dell’impatto diretto del decoupling sull’industria tecnologica statunitense.
Intelligenza artificiale
Secondo il rapporto, Cina e Usa sono molto più avanti del resto del mondo nello sviluppo dell’IA. “Gli Stati Uniti sono in testa per potenza di calcolo e algoritmi, mentre la forza della Cina sta nel big data”, scrivono gli autori, notando che Washington ha “un chiaro vantaggio nella ricerca originale e innovativa” a parità di pubblicazioni accademiche. Ma ci sono problemi in vista per i ricercatori cinesi, per via della mancanza di talento (solo il 10% degli studenti cinesi che studiano IA negli States tornano in patria) e per l’attenzione regolatoria in campo IA.
Lo Zio Sam è sempre più conscio delle architetture IA e della loro valenza strategica, cosa che potrebbe portarlo a percorrere la via dei microchip, anche se il prodotto è ben diverso. Xiaomeng Lu, direttrice del programma di geotecnologia dell’Eurasia Group, ha spiegato a Protocol che gli scienziati statunitensi hanno creato molti algoritmi AI open source su cui le loro controparti cinesi fanno grande affidamento per costruire applicazioni avanzate; qualora gli Usa limitassero l’accesso, la ricerca IA cinese subirebbe una battuta d’arresto.
Aerospazio
Il rapporto Iiss definisce gli Stati Uniti il “leader assoluto” nel trasporto spaziale, nel volo spaziale umano, nella navigazione e comunicazione satellitari e nell’esplorazione dello spazio profondo; la Cina si auto-classifica in seconda fascia assieme a Russia e Unione europea. Nella tecnologia spaziale e nell’aviazione militare Pechino è stata in grado di sviluppare autonomamente “un sistema tecnologico ampio e completo” in condizioni di quasi totale decoupling.
Tuttavia, per quanto riguarda “l’industria dell’aviazione civile, che si basa su operatori di mercato e obbedisce a logiche commerciali, lo svantaggio della Cina è evidente”. I ricercatori suggeriscono al governo cinese di rafforzare scambi accademici e collaborazioni internazionali – i più maliziosi possono leggerci il ricorso alla tecnologia dual-use, al technology transfer forzato e allo spionaggio commerciale – e favorire l’afflusso di talenti per non rimanere indietro.