Washington studia le misure per evitare l’invasione dell’Ucraina. Al lavoro sia il dipartimento del Tesoro sia quello del Commercio, che potrebbe mettere in campo lo strumento che è costato al colosso cinese del 5G un crollo del fatturato del 30%
Scartata l’ipotesi di esclusione dal sistema di comunicazione bancaria Swift (troppo costosa per l’Occidente, come spiegato su Formiche.net), gli Stati Uniti stanno lavorando sulle sanzioni da far scattare – in maniera proattiva o reattiva – davanti al rischio di invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Nel mirino dell’amministrazione guidata da Joe Biden sembrano esserci militari e membri del cerchio magico di Vladimir Putin, ma anche istituti finanziari e industrie estrattive legati al Cremlino. Le misure restrittive potrebbero essere applicate dall’Office of Foreign Assets Control, agenzia del Tesoro, tramite la Specially Designated Nationals and Blocked Persons List.
In questo elenco già figurano, tra gli altri, Carrie Lam, governatrice di Hong Kong, You Quan, direttore del dipartimento di propaganda cinese Fronte Unito, Alexander Lukashenko, presidente bielorusso, la sua portavoce Natallia Eismant, e Ebrahim Raisi, presidente iraniano. Con loro e con le aziende a loro collegate i cittadini statunitensi non posso fare affari. Inoltre, viste la forza del dollaro statunitense e la globalizzazione, molte transazioni finanziarie globali sono soggette ai divieti delle sanzioni statunitensi.
Ma il Tesoro non è l’unico dipartimento dell’amministrazione Biden a lavorare sul dossier. Il dipartimento del Commercio, infatti, starebbe valutando una Foreign Direct Product Rule per la Russia per imporre controlli e restrizioni alle esportazioni. E non soltanto ai prodotti “tradizionali”. Anzi, una simile mossa potrebbe impedire ai soggetti individuati di acquistare prodotti tecnologici (software e componentistica) di origine statunitense – non soltanto “made in” ma anche sviluppati con tecnologie regolamentate dagli Stati Uniti.
Si tratta dello stesso provvedimento che gli Stati Uniti hanno preso nei confronti di Huawei, colosso cinese delle telecomunicazioni, accusato dall’intelligence americana di spionaggio per conto del governo di Pechino tramite le infrastrutture 5G (addebiti sempre respinti dalla società). Con la Foreign Direct Product Rule, Washington ha limitato fortemente l’approvvigionamento di semiconduttori da parte di Huawei mettendo in grandi difficoltà l’azienda che nel 2021 ha subito il primo calo di fatturato della sua storia, del 30%.
Dell’ipotesi di una Foreign Direct Product Rule in stile Huawei per la Russia in caso di invasione dell’Ucraina si è occupata Annie Froehlich, nonresident senior fellow dell’Atlantic Council, in una recente analisi per lo stesso centro studi di Washington. Le restrizioni potrebbero essere “guidate da preoccupazioni di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, come nel caso di Huawei”, scrive l’esperta. Per questo, il loro principale obiettivo sarebbe quello di ostacolare la capacità della Russia di procurarsi chip, circuiti integrati e microprocessori cruciali, così come altre tecnologie avanzate derivate da fonti di origine statunitense”. Si tratta di materiali, osserva Froehlich, “necessari per sostenere industrie chiave in Russia”, ma non soltanto, “come la difesa, l’aviazione civile, il settore marittimo e l’intelligenza artificiale”.
Senza dimenticare che, come nel caso Huawei, una simile mossa da parte degli Stati Uniti coinvolgerebbe il resto del mondo. Scrive l’esperta: “Le aziende di tutto il mondo dovranno valutare le loro attività di esportazione e della catena di fornitura per possibili punti di contatto con gli Stati Uniti, assicurarsi che i loro prodotti, tecnologie e software siano in linea con i requisiti per l’esportazione e determinare se le loro attività coinvolgono direttamente o indirettamente le parti interessate”.