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Sulla polveriera ucraina cala la furia Zelensky

Il presidente ucraino Zelensky dalla Conferenza di Monaco lancia un avviso: sanzionare Putin prima che scoppi una guerra. E intanto nel Donbas la tensione sale ai livelli molto alti

Chi si trova lungo la linea di contatto che separa le autoproclamate repubbliche indipendenti di Donetsk e Luhansk, in Ucraina orientale, spiega che i colpi di artiglieria sparati in queste ultime 36 ore “non erano così tanti nemmeno durante la guerra nel 2015”, ossia nelle fasi più intense del conflitto aperto dai separatisti russi per staccare quelle due aree del Donbas dal resto del Paese. Due soldati ucraini sono stati uccisi e quattro feriti. Ma il presidente Volodymyr Zelensky ha escluso una risposta ampia alle violazioni del cessate il fuoco, dimostrando di non cadere nell’esca della Russia, perseguendo la diplomazia per contrastare la narrativa “l’Ucraina invaderà il Donbas” fabbricata da Mosca. “Siamo vaccinati contro le provocazioni”, ha detto.

È nel rischio di uno scambio di colpi che sta un potenziale casus belli che potrebbe far muovere un attacco del Cremlino, che da settimane ha schierato forze attorno al confine ucraino cogliendo il dossier come forma di pressing per marcare il perimetro del rapporto di influenza geopolitica con l’Occidente.

Un aspetto che riguarda anche la tenuta del regime putiniano, sempre pronto a usare la politica estera per avere un ritorno di consenso interno. Fronte che però potrebbe essere alterato anche da azioni militari in Ucraina, un Paese con cui molti russi hanno contatti di tipo personale (anche di famiglia). Anche per questo la propaganda con cui il Cremlino diffonde la narrazione strategica sta da tempo martellando sulla questione ucraina, seguendo d’altronde il flusso continuo con cui Vladimir Putin prepara i suoi cittadini alla guerra agitando come cause l’etnonazionalismo e la russofobia. In sostanza, Mosca sta dicendo ai russi che qualsiasi cosa succeda, sarà di carattere difensivo.

È in questo clima che i media russi stanno per esempio raccontando un’esplosione avvenuta ieri sera a Donetsk (nel parcheggio davanti al palazzo del governo locale) come un atto terroristico compiuto da un agente dei servizi segreti ucraini ora sotto la custodia delle autorità separatiste. Tempo fa le stesse diffusero un video di un presunto killer inviato dall’intelligence ucraina per uccidere il leader locale. Il media investigativo Izvestia notò che si trattava di un miliziano di Donetsk.

Da tempo gli Stati Uniti stanno insistendo che Mosca sta pensando a un attacco false flag. E potrebbe essere pronti a farlo uomini della Wagner, la società di contractor che farebbe il lavoro sporco per il Cremlino, arrivati a Donetsk in queste ore, almeno stando alle informazioni fatte uscire dai servizi ucraini (dell’arrivo di personale della società militare privata russa, in parte spostato dall’Africa, si parla da tempo). Oggi il capo del Pentagono ha dichiarato che la Russia è pronta a muoversi in un modo o nell’altro, mentre il capo delle Forze armate ucraine è finito sotto colpi di mortaio mentre si trovava in ispezione al fronte del Donbas.

Nel giro di dichiarazioni però la più importante è quella in cui Zelensky ha chiesto di sanzionare la Russia, che starebbe spingendo i separatisti agli attacchi: “Cosa aspettano che bombardino il parlamento?”, ha detto dalla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco criticando quella che definisce “acquiescenza” dei Paesi occidentali. E ancora: “Quale è stato l’esito della politica di appeasement dell’Europa nei confronti della Russia? L’annessione della Crimea”. Kiev ha anche chiesto alla Nato di avere una scaletta di passaggi e un timeframe per sapere “onestamente” come e quando l’Ucraina — definita “lo scudo dell’Europa contro l’esercito russo — possa entrare nell’alleanza.

“Il punto è chi sarà il prossimo”, ha detto l’ucraino dalla capitale bavarese, dove ha incontrato la vicepresidente Usa, Kamala Harris e il premier britannico, Boris Johnson. “Noi difenderemo il nostro paese con o senza partner”, ha assicurato Zelensky: “Tutti devono capire che non stiamo chiedendo una donazione. Si tratta del vostro contributo alla sicurezza europea e internazionale”. Nel suo intervento ha aggiunto che l’intelligence statunitense sta utilizzando “a ragione le sue informazioni”, ma diffondere “notizie che incutono timore nella popolazione porta danni all’economia”.

Da tempo Kiev tiene una linea più moderata per “non diffondere il panico”, mentre Washington sembra convinta che un attacco arriverà. L’ucraino tiene questa posizione anche perché vorrebbe avere un incontro faccia a faccia con Putin — “Non so cosa voglia, io vorrei parlarci” ha detto, perché “il mondo non vuole la guerra, l’Ucraina ha bisogno della pace, abbiamo bisogno della pace”.



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