Da Pechino coercizione economica sulla Lituania. Da Mosca pressioni energetiche con un occhio all’Ucraina. I temi al centro della visita a Vilnius e a Bruxelles del sottosegretario americano Fernandez
Una settimana in Europa per Jose W. Fernandez, sottosegretario di Stato americano per la crescita economica, l’energia e l’ambiente. Prima a Vilnius, poi a Bruxelles.
Nella capitale lituana ha incontro la prima ministra Ingrida Šimonytė e il ministro degli Esteri Gabrielius Landsbergis (qui la sua recente intervista rilasciata a Formiche.net) Al centro dei colloqui ci sono gli sforzi statunitensi per assistere la Lituania davanti alla coercizione economica scatenata dalla Cina in reazione al via libera della Lituania all’apertura di un ufficio di rappresentanza di Taiwan a Vilnius. Ecco perché della delegazione statunitense guidata dal sottosegretario Fernandez fanno parte anche alcuni alti dirigenti della Export-Import Bank of the United States. Sono stati a Vilnius per discutere l’attuazione del memorandum d’intesa da 600 milioni di dollari recentemente firmato per espandere le opportunità per l’export statunitense e l’import lituano in settori come high tech (semiconduttori compresi), servizi alle imprese e energie rinnovabili.
Foreign Minister @GLandsbergis and I agree on the value and urgency of deepening our economic cooperation as we strongly support Lithuania’s resistance to those who would try to use economic coercion for political purposes. See @LithuaniaMFA press release: https://t.co/7F03Sx1Lcv pic.twitter.com/FKI52DHk9v
— Under Secretary Jose W. Fernandez (@State_E) February 2, 2022
A Bruxelles, il sottosegretario ha in agenda incontri con i funzionari dell’Unione europea per discutere questioni di interesse comune, tra cui appunto il contrasto alla coercizione economica (cinese ma anche russa) e il Consiglio commerciale e tecnologico Usa-Ue. In entrambe le capitali, si legge in una nota diffusa dal dipartimento di Stato prima della partenza, “il sottosegretario Fernandez discuterà della collaborazione per realizzare un’agenda economica positiva che aumenti la prosperità per i cittadini degli Stati Uniti, della Lituania e dell’intera Unione europea”.
A lanciare un allarme sulla coercizione economica cinese – ma non soltanto – contro l’Europa che “sta prendendo una traiettoria preoccupante” è anche un recente rapporto dal titolo Tough trade: the hidden costs of economic coercion degli esperti Jonathan Hackenbroich, Filip Medunic e Pawel Zerka dello European Council on Foreign Relations.
Il loro ragionamento parte da una constatazione: “Il principale campo di battaglia su cui competono le grandi potenze non è militare ma economico”. “Se oggi Pechino preme sulle aziende europee affinché interrompano il commercio con la Lituania, quando la tensione aumenterà le imprese potrebbero subire pressioni affinché smettano di trattare con Taiwan, la Slovenia o altri attori”, spiegano. E sostengono l’urgenza per l’Unione europea di dotarsi di uno strumento anti coercizione “che funga da potente deterrente economico”. Ma, avvertono, “questo da solo non renderà l’Europa abbastanza forte contro la coercizione economica”: serve, invece, “un’architettura di resilienza globale, che comprenda un Ufficio per la resilienza e un nuovo Statuto di blocco in grado di contrastare le sanzioni secondarie come quelle utilizzate dalla Cina”.
Ma non è soltanto Cina. “C’è anche una reale minaccia di coercizione economica russa contro l’Europa”, scrivono gli esperti dell’Ecfr. “Poiché gli Stati Uniti e l’Europa minacciano la Russia con pesanti sanzioni per impedirle di invadere l’Ucraina, dovranno prepararsi alla risposta russa. Non si può escludere la possibilità che Mosca trasformi i propri rapporti energetici in armi, interrompendo le consegne di gas verso l’Europa”.
Infatti, negli incontri del sottosegretario Fernandez a Vilnius e a Bruxelles c’è anche un po’ di Russia. Ma c’è soprattutto la volontà di costruire un solido asse euroatlantico contro la coercizione delle autocrazie dell’Est. L’Unione europea ha battuto – finalmente – un primo colpo la scorsa settimana presentando un ricorso al Wto contro la Cina per le “politiche discriminatorie” contro la Lituania.