Il Wsj critica le esitazioni di Roma sul dossier Ucraina, al pari di quelle di Berlino e Budapest. Il premier Draghi pro restrizioni ma non chiude la porta al dialogo
“Crepe nella determinazione occidentale nei confronti della Russia”. Con questo titolo il Wall Street Journal critica l’Europa nella gestione della crisi in Ucraina, in particolare delle sanzioni. All’Italia, così come alla Germania di Olaf Scholz e all’Ungheria di Viktor Orbán, l’editorial board del giornale statunitense imputa l’esitazione “su sanzioni dure nel momento sbagliato”. Lo fa osservando che il nostro Paese importa il 90% del suo gas – il 40% proprio dalla Russia, di cui è uno dei maggiori clienti europei.
Nel mirino del Journal, probabilmente memore della forza del famoso “whatever it takes”, finiscono anche Mario Draghi, le sue parole e il tempismo con cui le ha pronunciate: “Le sanzioni devono essere efficaci e sostenibili, devono essere concentrate in settori che non comprendano l’energia e che siano proporzionate rispetto all’attacco e non siano preventive”, ha dichiarato ricordando che l’Italia è il Paese “più esposto” verso la Russia sul gas. Il presidente del Consiglio “non vuole che la sua eredità di premier di unità nazionale sia macchiata da una crisi energetica, ma consentire l’imperialismo russo sarebbe una macchia ancora maggiore”, sostiene il quotidiano statunitense. Che chiude con un avvertimento, non soltanto all’Europa bensì all’Occidente, Stati Uniti compresi: “Se il massacro dovesse avvenire, le élite europee e americane dovrebbero riflettere su come, ancora una volta, si sono rese ostaggio di un dittatore”.
Una replica indiretta all’editoriale del Wall Street Journal è arrivata a stretto giro dalle parole pronunciate da Luigi Di Maio nella serata di lunedì: “Il riconoscimento delle due repubbliche autoproclamate del Donbass” da parte della Russia “è inaccettabile”, ha dichiarato il ministro degli Esteri. “L’Italia è “assolutamente convita nel procedere sulla strada delle sanzioni”, ha aggiunto. Linea ribadita martedì mattina da Draghi che, esprimendo la “più ferma condanna per la decisione del governo russo di riconoscere i due territori separatisti del Donbass”, ha dichiarato: “La via del dialogo resta essenziale, ma stiamo già definendo nell’ambito dell’Unione europea misure e sanzioni nei confronti della Russia”.
Tuttavia, l’editoriale del Wall Street Journal fa eco ad alcune preoccupazioni della diplomazia statunitense verso l’Italia, emerse in particolare dopo la conferenza stampa congiunta in cui il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha cercato di spingere Roma verso una posizione contraria alle sanzioni a Mosca e l’omologo italiano Luigi Di Maio ha annunciato un prossimo incontro tra Draghi e il presidente russo Vladimir Putin – faccia a faccia non ancora fissato in agenda perché dal Cremlino non è stato “ancora comunicato uno spazio utile nell’agenda”, raccontava nei giorni scorsi il Corriere della Sera. All’annuncio della missione era seguita una telefonata tra il presidente del Consiglio e il presidente statunitense Joe Biden in cui i due leader hanno ribadito, almeno questa è la versione fornita dalla Casa Bianca, “la loro disponibilità a imporre pesanti costi economici alla Russia in caso di ulteriori invasione dell’Ucraina”.