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Come possiamo aiutare Kiev? Il live talk di Formiche

La resistenza ucraina “si gioca sulla terra” e aiuti militari come missili anticarro sono fondamentali, spiega Marrone (Iai). L’adesione all’Ue è “un gesto dal grande significato simbolico ma va gestito secondo le giuste modalità”, dice Coratella (Ecfr)

La Russia ha una “quasi superiorità aerea” avendo l’offensiva disarticolato gran parte dell’aeronautica e delle difese contraeree dell’Ucraina, che pur conserva capacità di manovrare elicotteri e droni da combattimento in grado di distruggere mezzi blindati delle formazioni terrestri ucraine. Che cosa può fare ora l’Unione europea?

La resistenza delle forze ucraine “si gioca sulla terra”, ha avvertito Alessandro Marrone, responsabile del programma Difesa dell’Istituto Affari Internazionali, ospite di un live talk di Formiche.net dal titolo “Minacce dall’Est. L’Europa si difende”. È “invece importante rallentare, se non fermare, l’avanzata delle forze terrestri russe verso Kiev”, ha aggiunto. Come? “Missili anticarro, mortai, esplosivi, minare ponti o checkpoint o colli di bottiglia e abbinare (…) forme di guerriglia”. In questo contesto, un aiuto militare in termini di missili anticarro, come quello promesso dalla Germania, “è quello più disperatamente necessario a Kiev”, ha spiegato l’analista.

Diverso è il discorso per la fornitura di aerei da combattimento: “Oggi un rifornimento di armi per via aerea sarebbe soggetto a un attacco russo, esponendo a rischio il personale europeo che portasse questo aiuto, innescando un’escalation con la Nato”, ha spiegato. Lo stesso si può dire per gli aiuti via mare. L’unica soluzione è dunque quella terrestre: una soluzione valida per aiuti come missili ma impossibile per i jet.

“Questo è il momento per l’Unione europea di agire come attore geopolitico”, ha osservato Teresa Coratella, program manager presso l’ufficio di Roma dello European Council on Foreign Relations. “È capitato con precedenti crisi. Ma qui si tratta di una guerra all’interno dell’Europa e da qui serve tirare fuori quello slancio auspicato”. Se il progetto fallisse, “non so cosa potrebbe favorire una tale crescita ulteriore”.

Nelle ultime ore l’apertura della Commissione europea all’adesione dell’Ucraina all’Unione europea ha generato alcune reazioni a Bruxelles. Come quella di Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, che tirando il freno ha sottolineato che l’ultima parola sta proprio al Consiglio europeo, in cui ci sono “diverse opinioni e sensibilità” tra gli Stati membri.

L’apertura è “un gesto dal grande significato simbolico ma va gestito secondo le giuste modalità”, ha spiegato Coratella. “Il processo è complicato e può durare anni”, ha aggiunto. Poi, guardando anche ai precedenti allargamenti, l’analista ha portato alla luce il fattore interno. “L’Europa sta attraversando importanti cambiamenti dal punto di vista della leadership politica”, ha evidenziato con riferimento alle recenti elezioni in Germania che hanno segnato la fine dell’era di Angela Merkel dopo 16 anni e quelle che verrano in Francia (che ha la presidenza di turno del Consiglio Ue) e in Ungheria. Questi elementi interni “avranno un impatto su come l’Unione europea gestisce la propria dimensione interna”.

Secondo Marrone l’apertura dell’ipotesi ora è “fuorviante, pericolosa e sbagliata per le sorti del conflitto”. In una fase come questa, segnata dall’intensificazione degli sforzi militari russi ma anche dall’apertura, per quanto timida, di un canale diplomatico, porre Mosca davanti all’alternativa in cui o questa vince costi quel che costi o l’Ucraina entra nell’Unione europea, significa “privare la leadership russa di una via d’uscita, di una possibilità di cessate il fuoco e di un negoziato con l’Ucraina”.



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