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Berlino contro Francoforte. Lo strappo Scholz-Bce nel nome del gas

Il cancelliere tedesco critica l’eccesso di ottimismo della Banca centrale, per la quale l’Europa può resistere a uno shock energetico connesso a uno stop delle forniture dalla Russia. Ma a Berlino sono convinti dell’esatto contrario. E anche sulla stagflazione la Bce non cede all’allarmismo (di Goldman Sachs)

Non è vero che l’Europa può resistere senza il gas e il petrolio della Russia. Non secondo il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che nei giorni scorsi ha detto la sua sull’impatto della guerra in Ucraina sulle forniture di energia all’Europa (qui l’intervista all’economista Stefano Micossi).

Che cosa ha detto il successore di Angela Merkel? Scholz si è sostanzialmente scagliato contro quegli economisti che hanno suggerito che l’economia dell’eurozona potrebbe resistere a un immediato shock di petrolio e gas, definendoli, senza mezzi termini, degli “irresponsabili”, dal momento che le loro previsioni si basano quasi esclusivamente su “qualche modello matematico che alla fine non funziona davvero”. Chissà se il capo del governo tedesco aveva in mente Phillip Lane, capo economista della Bce, che proprio oggi ha rilasciato un’intervista a Politico, in cui sembra dare una risposta a Scholz.

La versione di Lane è nel segno dell’ottimismo, cosa che alla Germania piace davvero poco. Ed è qui che si è consumato lo strappo, se così si può chiamare. “L’Europa potrebbe doversi abituare a prezzi più alti, ma la maggior parte dell’inflazione svanirà. Siamo sicuri che l’inflazione diminuirà entro la fine dell’anno e sarà molto più bassa l’anno prossimo e l’anno successivo rispetto a quest’anno”, ha chiarito Lane.

Ma è sul terreno del petrolio che la posizione della Bce diverge in toto da quelle del governo tedesco. Lane, infatti, ha difeso le recenti proiezioni dello staff della Bce, che includono scenari che presuppongono uno stop degli idrocarburi russi. Queste proiezioni erano state criticate per essere troppo ottimistiche, visto che nello scenario più grave, Francoforte vede ancora l’eurozona crescere del 2,3% quest’anno e il prossimo. Ma per Berlino le cose non stanno così. Un immediato fermo del petrolio e del gas spingerebbe l’Europa nella prossima recessione.

E una divergenza si registra anche sul fronte della stagflazione, il grande spauracchio dell’Europa. Secondo Goldman Sachs, se c’è qualcuno che deve avere paura della stagflazione è proprio il Vecchio Continente, o meglio la zona euro. “I rischi di stagflazione, specialmente nell’area dell’euro, sono cresciuti notevolmente. Si tratta di una preoccupazione reale oggi, stiamo guardando uno shock dell’offerta stratificato, la cui natura, legata soprattutto alla crisi energetica, suggerisce non solo che l’inflazione si muoverà ancora più in alto ma probabilmente si dimostrerà più persistente andando avanti nel tempo. E anche che la crescita subirà un colpo”.

Peccato che c’è chi non la pensi esattamente così. Chi? Ironia della sorte, la Bce, nella persona di Luis de Guindos, vicepresidente dell’Eurotower, che esclude per ora il rischio nell’Eurozona. Pur ammettendo che “sull’economia dell’area euro l’invasione dell’Ucraina e le sanzioni contro la Russia avranno come effetto di alzare ulteriormente un’inflazione che già in precedenza era alta e in accelerazione e al tempo stesso si avrà un impatto in termini di minore crescita, ad oggi possiamo escludere il rischio di stagflazione”.

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