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Bennett al Cremlino per cercare la pace con Putin

Il premier israeliano Bennett è il primo a incontrare Putin per chiedergli di fermare la guerra in nome delle relazioni particolari tra Israele e Russia

Passando sopra in via eccezionale alle disposizioni dello Sabbath, il primo ministro israeliano, Naftali Bennett, ha incontrato il presidente russo, Vladimir Putin, al Cremlino oggi, sabato 5 marzo, per discutere della crisi ucraina. Dopo l’incontro Bennett durato 3 ore, ha avuto una conversazione telefonica con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e rientrerà in serata su Berlino per ragguagliare della conversazione a Mosca il cancelliere Olaf Scholz. È in atto una mediazione reale, con Israele che certamente ha contatti con Washington —tra l’altro sempre oggi il segretario di Stato statunitense, Anthony Blinken, ha incontrato il ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba, sul confine polacco-ucraino.

Israele, sede di una consistente popolazione di immigrati russi (ebrei russi), si è offerto di trovare una forma di mediazione per fermare l’attacco russo dell’Ucraina, che è guidata da un presidente ebreo, Volodymyr Zelensky e che la narrazione putiniana racconta — alterando la realtà — essere invece in mano ai nazisti.

I funzionari israeliani hanno minimizzato le aspettative di una svolta, sebbene il Paese abbia rapporti con entrambi i fronti. Mentre Israele, uno stretto alleato degli Stati Uniti, ha condannato l’invasione russa, espresso solidarietà a Kiev e inviato aiuti umanitari in Ucraina, ha anche annunciato che manterrà le comunicazioni con Mosca nella speranza di contribuire ad alleviare la crisi.

C’è un interesse diretto per Gerusalemme. Negli ultimi dieci anni, lo stato ebraico ha vissuto una sorta di crisi esistenziale connessa al conflitto siriano che ha visto penetrare verso i confini israeliani le milizie gestite dall’Iran. Gruppi come Hezbollah, che tecnicamente è in guerra con Israele al sud del Libano dal 2006, hanno ricevuto armi consistenti e tecnologicamente raffinate dai Pasdaran, che hanno provato a trasformare la Siria in una sorta di piattaforma di attacco verso lo stato ebraico.

La guerra siriana ha creato una cortina fumogena che ha permesso questi passaggi di armi e concesso a Israele opportunità di azione. I caccia di Gerusalemme hanno bombardato centinaia di volte in Siria per evitare ai Pasdaran di procedere a questo rafforzamento delle milizie sciite, e per farlo hanno usato accordi con la Russia. Mosca controlla i cieli siriani, e sebbene sia partner iraniano nel supporto al regime di Damasco ha molte volte chiuso più di un occhio evidentemente considerando Israele un alleato più di valore della Repubblica islamica.

Questo comportamento, che è alla basa di alcune frizioni con russo-iraniane, testimonia che tra Mosca e Gerusalemme c’è un rapporto particolare. Putin ha costruito una relazione diretta con l’ex premier Benjamin Netanyahu, relazione che continua tutt’ora col nuovo premier perché per Israele (come per la Russia) ha valore strategico.

Bennett, un ebreo religioso, ha preso un volo in violazione della legge del Sabbath perché l’ebraismo lo permette quando lo scopo è quello di preservare la vita umana, ha precisato il suo portavoce. Il primo ministro israeliano ha incontrato nei giorni scorsi il Cancelliere tedesco e i vertici del comando mediorientale del Pentagono.

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