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È il momento di superare i bonus. La ricetta di Tivelli

La speranza è che la progressiva uscita dalla stagione della pandemia, che tutto giustificava, coincida con la progressiva uscita dalla stagione dei bonus e dalla “bonuscrazia”

Con una vera e propria guerra alle porte di casa, è scemata significativamente, a parte qualche pesante schermaglia fra i partiti, come ad esempio in relazione alla questione del catasto, l’attenzione alla politica economica e sociale italiana. Tra i vari aspetti, ce n’è uno mai sufficientemente analizzato e criticato: quello che già in un articolo dell’agosto scorso avevo definito la “bonuscrazia”.

Da allora ad oggi la pioggia di bonus è proseguita, così come è proseguito e si è anzi rinforzato il fenomeno di bonus tesi ad aggirare il fisco o in ogni caso oggetto di truffe, come ad esempio per il bonus per gli edifici, per le facciate e similari. Il governo e le forze politiche sostengono che la pandemia sta in qualche modo per esaurirsi, eppure è stata proprio la pandemia ad alimentare il fenomeno dei bonus, con le conseguenti distorsioni rispetto ad una seria politica economica e sociale.

L’ultimo caso è quello del bonus psicologo fino a 600 euro l’anno, guarda caso sostenuto con forza dai partiti della sinistra, ma l’elenco della profluvie di bonus è molto lungo. È vero che aveva cominciato Renzi con il famoso bonus di 80 euro che  contribuì a fargli vincere le elezioni europee, ma un’inflazione in atto di bonus come questa non la vede nessun Paese civile né l’aveva mai vista prima l’Italia. Tentiamo un elenco anche un po’ alla rinfusa: superbonus 110%, bonus abbattimento barriere architettoniche, eco bonus, sisma bonus, bonus mobili ed elettrodomestici, bonus verde, bonus idrico, bonus facciate, bonus ristrutturazioni e restauro prima casa per gli under 36, bonus affitti giovani under 31, bonus rubinetti, bonus bebè, bonus nido, bonus nascite, bonus mamma domani (questi ultimi in parte sostituiti dall’assegno unico), bonus centri estivi, bonus animali domestici, bonus vacanze, bonus terme, bonus pagamenti elettronici, bonus bici e monopattini e i bonus che si attendono anche a breve per le auto, bonus rottamazione TV e mi fermo qui certo di averne saltato qualcuno.

È vero che il Presidente del Consiglio che più amava i bonus era Giuseppe Conte che usava sottolineare nei suoi interventi la parola “gratuitamente”, ma anche dopo purtroppo l’elenco è proseguito. Sì perché il bonus serve ai singoli partiti o alle coalizioni per intercettare in modo visibile fette significative dell’elettorato, e per questo è tanto amato da partiti e partitanti, forse ancor più che dai cittadini, una parte dei quali come diceva Prezzolini, sono “apoti” cioè non la bevono. Ci sono per converso gruppi e aree di cittadini che per saper usare ad esempio meglio di altri gli strumenti digitali sanno approfittare ampiamente dei bonus o mettono insieme tante piccole sostanziali truffe, anche se non configurano forme di reato, così come avvenuto col bonus per l’utilizzo seriale delle carte di credito.

E della larghissima parte dei bonus non abbiamo mai visto un’analisi costi-benefici, tantomeno per la politica economica e sociale, mentre in vari casi, specie laddove non c’erano limiti rigorosi di Isee, ne hanno beneficiato molto di più furbi e furbetti o persone in grado di spendere per farsi consigliare dal commercialista.

Credo che i bonus nella maggior parte dei casi siano sostanzialmente diseducativi per i cittadini e palle al piede per la politica economica e sociale. Forse, ha ragione il ministro Giorgetti, che qualche tempo fa in un’intervista al Corriere della Sera ha invocato l’uso delle ingenti risorse destinate ai bonus per avviare piuttosto una seria politica industriale. Farei un passo avanti in più e direi che è il momento man mano di superare i bonus per avviare una seria politica economica e sociale.
La speranza è che la progressiva uscita dalla stagione della pandemia, che tutto giustificava, coincida con la progressiva uscita dalla stagione dei bonus e dalla “bonuscrazia”, anche perché come diceva Milton Friedman, in economia non esistono pasti gratis ed è il caso che i pasti tornino ad essere a pagamento, a cominciare dagli equilibri della finanza pubblica.

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