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Biscotto cinese. Così Xi prepara lo shopping in Russia

Pechino è pronta a infilarsi nel capitale dei giganti dell’energia russi, fiaccati dalle sanzioni e dal rublo ai minimi storici. Sarebbe un altro biscotto dopo la sospensione dei finanziamenti di Bank of China. E nel mirino c’è anche la tecnologia

Il Dragone è pronto ad azzannare la Russia, barcollante sotto i colpi delle sanzioni imposte dall’Occidente. Pechino sembra confermare il doppio gioco messo in atto con Mosca.  Da una parte la difesa politica dell’alleato, dinnanzi all’apocalisse in Ucraina. Ma nell’ombra, come raccontato più volte da Formiche.net, la Cina si prepara a raccogliere i frutti della guerra. Al punto da ipotizzare uno shopping dei pezzi più pregiati dell’industria russa.

La Cina starebbe in questi giorni valutando l’acquisto o l’aumento della partecipazione in società russe di energia e materie prime, come il gigante del gas Gazprom e il produttore di alluminio Rusal. Secondo Bloomberg, “Pechino è in trattative con le sue società statali, tra cui China National Petroleum, China Petrochemical, Aluminium of China e China Minmetals, su eventuali opportunità di potenziali investimenti in società o attività russe”.

La questione è seria, perché se Mosca dovesse perdere il grip sulle sue imprese, dell’economia russa non rimarrebbe granché, vista la violenza delle sanzioni che stanno piegando, un poco alla volta, l’ex Unione Sovietica. “I colloqui sarebbero a una fase iniziale e non è detto che arrivino ad un accordo”, scrive Bloomberg citando una fonte.

Va detto che la mossa può avere un suo motivo, anche industriale. Un esempio? Tra sanzioni e crollo del rublo, anche i giganti come Gazprom e Rusal rischiano di finire l’ossigeno. Se poi l’Europa e altri Paesi riuscissero a fare a meno del gas russo, allora sarebbe la fine. Ed ecco spiegata l’esigenza, in prospettiva, di nuovi capitali.

C’è poi il capitolo tecnologico. Tra le big tech che hanno sospeso le vendite dei loro prodotti nel territorio russo si possono evidenziare Apple, Samsung,  Dell Technologies, Ericsson e altre. Ora, questo ha messo nelle condizioni i competitor cinesi di valutare se esistono le condizioni per trarre vantaggio e conquistare importanti quote di mercato.  E negli ultimi decenni sono stati creati forti legami con Mosca da parte dell’high tech cinese, che è riuscito ad avere una penetrazione di mercato di oltre il 40% relativamente ad alcuni prodotti.

Che a Pechino ci sia aria di biscotto verso la Russia è comunque provato anche dal fatto che nei giorni scorsi lo stesso governo cinese ha invitato tutte le società assicurative e finanziarie che hanno delle attività in Russia e Ucraina a tracciare il prima possibile una mappa aggiornata e puntuale circa l’esposizione finanziaria nei due Paesi. Per capire quanto è esposta l’economia cinese alla guerra in corso. Perché se la risposta fosse “molto” allora il governo di Xi Jinping non avrebbe altra strada che imporre alle medesime società una smobilitazione generale da Russia e Ucraina, magari riorientando gli investimenti proprio sui campioni delle materie prime che ora potrebbero “venir via” con pochi spiccioli rispetto al valore dei loro stock e dei loro giacimenti.


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