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Il cinema va a scuola. La scuola scelga il cinema

È stato presentato a Roma il nuovo “Piano nazionale Cinema e Immagini per la Scuola”. Hanno parlato i sottosegretari Lucia Bergonzoni e Rossano Sasso, i direttori generali Nicola Borrelli e Antimo Ponticiello. Ha moderato Bruno Zambardino. Gli istituti potranno scegliersi i formatori? Il parere del preside e storico del cinema Eusebio Ciccotti

Come sanno migliaia di docenti in servizio, o già in quiescenza, è importante educare i giovanissimi e i giovani all’uso responsabile (potremmo dire “sostenibile”) e creativo delle immagini che ogni cellulare può catturare o creare. Per trasmettere un codice e(ste)tico forse sarebbe opportuno insegnare a leggere le immagini prima di produrle caoticamente senza un criterio e, magari, farle girare sui social.

Per tale ragione da anni, coraggiosi docenti, hanno “portato” il cinema a scuola. Chi scrive iniziò nel 1982 con un proiettore a 16mm. Altri ancor prima, pensate, in Francia, già nel 1912 si proiettavano film nelle scuole.

Sin dal secondo dopoguerra il Sindacato dei Critici Cinematografici (Sncci) parla di inserire, nei piani di studio scolastici, l’insegnamento obbligatorio di “cinema”. Poi, con gli anni, per intervento anche di pedagogisti e teorici dei media, si è suggerito, per la eventuale nuova materia, il costrutto media education. Ma siamo ancora lontani. Sì, sono introdotti corsi pomeridiani di educazione audiovisuale e di produzione video. Oltre agli istituti professionali per cinema e tv, negli altri istituti e scuole, sono ormai tanti gli esempi di cinema realizzato, da studenti e docenti interni, in alcuni casi di ottimo livello.

Se inserissimo “Cinema e media” come materia del curriculum, allora dovremmo trovare un posticino anche per “Educazione alla musica”, soprattutto in un Paese che ha inventato l’Opera. Per tacere della disciplina di “Storia dell’arte”, che in alcune scuole è assente e, dove è presente, le ore non sono sufficienti.

Ma andrebbe allungato il tempo scolastico […] Come facciamo con le scuole senza mense? Come opporsi alle lobby cultural-sportive che abbindolano i giovanissimi con promesse, dirette o indirette, di attività che occupano gran parte del pomeriggio? Perché in Usa l’attività sportiva si svolge obbligatoriamente a scuola, con ragazzi tesserati dal college o dalla high school, e da noi non si può pensare un tale modello? Ci mancano le strutture? Certo. Se avessimo iniziato a creare scuole e spazi attrezzati dopo il 1945 oggi saremmo a buon punto. Ce la faremo per il centenario, nel 2045?

In attesa della nuova edilizia scolastica, torniamo alla settima arte e ai suoi nipotini video.  Abbiamo delle buone notizie. I due ministeri, Beni Culturali e Istruzione, dal 2016 promuovono un Piano Nazionale dedicato ad educare la popolazione scolastica al cinema.

Ora, per il 2022-23, i ministri Dario Franceschini e Patrizio Bianchi ripensano il progetto dotandolo di più ampio e articolato respiro, e va sotto il titolo “Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola”. Il 4 marzo è stato presentato a Roma, alla Casa del Cinema, e in collegamento on line. Lo hanno seguito in migliaia, tra docenti, presidi, esercenti, critici cinematografici, docenti universitari.  Hanno preso la parola, il sottosegretario di Stato per la cultura, Lucia Borgonzoni; il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso; il direttore generale Cinema e audiovisivo del Ministero Cultura, Nicola Borrelli; il direttore della direzione per lo studente del Ministero Istruzione, Antimo Ponticiello. Ha moderato il responsabile Affari Ue per la Dgca del Mic, nonché coordinamento Film Commission e Piano Cinema e Immagini per la Scuola, Bruno Zambardino.

Tutti gli interventi hanno sottolineato la grande collaborazione tra i due ministeri, e tra questi e Cinecittà, il Csc, l’Anec, le associazioni di categoria degli attori. Il nuovo Piano si presenta davvero interessante. Continuerà a sostenere le diverse attività: “Laboratori, produzione video, festival, rassegne e buone pratiche» come avvenuto negli anni passati. I dati incoraggianti del 2020-21 parlano chiaro. Diecimila docenti coinvolti; 210 esperti selezionati che hanno formato 6.000 insegnanti provenienti da 2500 istituti.  204 corsi attivati tra marzo e giugno 2021”.

Per il biennio 2022-23, i prossimi bandi prevedono 4 macro linee di intervento per risorse complessive di 54 milioni di euro.

1) “Formazione e alfabetizzazione con laboratori audiovisuali” per 37 milioni.

2) “Cinema e audiovisivo a scuola”, focalizzato sulle competenze di analisi testuale per docenti e studenti (12 milioni di euro).

3) “Azioni trasversali” progetto biennale, gestione della piattaforma, assistenza tecnica, giornata nazionale, disporrà di 2 milioni di budget.

4) “Attività istituzionali” per “iniziative speciali coordinate dai due Ministeri”, per un complessivo budget di 3 milioni.

A presto saranno attivati i bandi. I sottosegretari Borgonzoni e Sasso non solo hanno ricordato come la questione dell’educazione all’immagine nella scuola sia uno dei temi centrali della formazione, ma hanno trasmesso una concreta operatività anche nei riguardi della distribuzione e dell’attenzione al godimento del film in sala. Come ribadito dagli interventi anche di attori e autori. “Non possiamo non collegare un film d’autore da un periodo storico o movimento artistico-culturale – nota Giulio Base -, e ricordo Schindler list per la Storia, La ragazza con l’orecchino d’oro per l’arte figurativa o L’attimo fuggente o il Il postino per la poesia”.

Borrelli e Ponticiello hanno ribadito la perfetta collaborazione dal punto di vista operativo tra i due ministeri, nel solco di una innovazione didattica che porterà nella scuola entusiasmo e desiderio di far lavorare i nostri studenti in équipe.

Sulla procedura ed eventuale modalità di selezione dei formatori, che a loro volta formeranno due docenti per scuola, non si è ancora deciso. Diverse scuole però hanno già docenti laureati nelle discipline dello spettacolo o della media education. Ma anche docenti di filosofia o lettere, o di materia scientifiche, con competenze nella lettura del film. O addirittura nella realizzazione di video. Sarebbe consigliabile non “imporre” la scelta dei formatori ai colleghi docenti per evitare una accoglienza fredda o un flop.

Molte scuole preferirebbero, dunque, ricevere un budget da investire per la docenza e/o per il miglioramento dei mezzi di produzione. Ogni istituto dovrebbe avere la libertà di utilizzare il finanziamento secondo le competenze già acquisite e l’offerta formativa inserita nel Ptof. Se un istituto ha degli specialisti interni o sceglie degli esperti esterni autonomamente, perché non dovrebbe avere tale possibilità, accedendo al Piano Nazionale Cinema 2022-23? I docenti interni, tra l’altro, costerebbero meno all’Amministrazione.  Diverso il caso di quegli istituti che, non avendo personale docente specializzato interno o esterno, ricorrono ai formatori proposti dal Piano Nazionale.



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