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Deterrenza nucleare. Berlino potrebbe optare per l’F-35

Lockheed operativa

L’aggressione russa all’Ucraina ha riportato in Europa la necessità di potenziare la propria capacità di deterrenza. Per la Germania questo potrebbe convincere ad optare per l’acquisto degli F-35, già progettati per portare a bordo armi atomiche, in base alla politica Nato del “nuclear sharing”, facilitato anche dall’innalzamento del budget per la Difesa che Berlino ha stabilito

La Germania è sempre più vicina all’acquisto degli F-35. La possibilità che Berlino rifornisse le proprie forze aeree con il caccia della Lockheed Martin si era aperta già a gennaio, ma la nuova situazione geopolitica internazionale, con l’invasione russa dell’Ucraina, certamente contribuirà a consolidare la decisione del governo federale. A fare la differenza sarà soprattutto la capacità del Lightning II di portare a bordo i sistemi d’arma nucleari, in base a quanto previsto dal “nuclear sharing”, la politica di condivisione atomica tra Paesi della Nato alla quale partecipa anche la Germania.

F-35 per la Germania

Inizialmente escluso dal progetto di ammodernamento della flotta di Tornado della Luftwaffe, il governo guidato da Olaf Sholz aveva riportato l’F-35 nel novero delle possibilità. La scelta del caccia americano sembra adesso inevitabile, dopo che inizialmente gli erano stati preferiti gli Eurofighter Typhoon e l’F/A-18 Super Hornet, quest’utlimo nella versione più moderna Super Hornet Block III e in quella Growler. Tuttavia, la decisione di escludere l’F-35 non aveva mai soddisfatto i vertici della Bundeswehr, che necessitavano di caccia moderni in grado di affrontare scenari operativi complessi.

La Difesa tedesca al 2%

L’aggressione russa a Kiev ha determinato la guerra nel cuore dell’Europa, e la Germania è stata tra i primi Paesi a riconoscere la necessità di rafforzare ulteriormente le capacità di difesa sia europee, sia a livello dei singoli Stati. Il governo di Berlino, del resto, è stato il primo ad annunciare l’innalzamento delle proprie spese di Difesa al 2% del Pil annuo, raggiungendo di fatto le previsioni stabilite in Galles al vertice Nato del 2014. Un vero cambio di paradigma per un Paese che, dopo la Seconda guerra mondiale, ha seguito una posizione tradizionalmente pacifista.

Una deterrenza europea

Questo rafforzamento, ora, potrebbe rappresentare la definitiva decisione di acquistare i velivoli di quinta generazione prodotti dalla Lockheed Martin. La necessità di deterrenza, che l’invasione russa ha drammaticamente ricordato essere ancora necessaria e attuale per il Vecchio continente, prevede infatti che il nuovo aereo della Luftwaffe possa portare con sé un ordigno atomico. L’F-18, infatti, dovrebbe subire delle modifiche pesanti per poter ospitare le armi americane, mentre gli F-35 sono già progettati per il compito. Inoltre, gli F-35 attualmente in dotazione alla nostra Aeronautica militare e a quella del Belgio sono già inseriti nel percorso di qualificazione. Allinearsi a questi progressi vorrebbe dire possedere una formidabile deterrenza aerea a livello europeo, basata su piattaforme comuni.

L’attenzione dell’Italia

La questione è di estremo interesse anche per l’Italia, dal momento che nel nostro Paese è ospitato, a Cameri, il centro di assemblaggio e verifica finale del programma europeo del caccia della Lockheed Martin. Qui già vengono assemblati i velivoli destinati all’Olanda, e con la recente selezione di Svizzera e Finlandia al programma Joint strike fighter (Jsf), l’Italia si trova in una posizione privilegiata per inserirsi nella linea di produzione anche dei caccia destinati ai due Paesi. L’adesione della Germania al progetto potrebbe rappresentare per il nostro Paese coinvolto un ulteriore momento di partecipazione, con tutte le ricadute del caso.

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