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Quel pasticciaccio sulla discarica di Magliano Romano

Documenti alla mano, la ricostruzione dei fatti di una vicenda che si trascina da quasi dieci anni e che negli ultimi mesi ha avuto un’accelerazione. Parlano a Formiche.net l’assessore regionale ai Rifiuti Massimiliano Valeriani e il sindaco di Magliano Romano Francesco Mancini

L’ultimo clamoroso gesto, in ordine di tempo, è stata la riconsegna dell’attestato di “Comune Riciclone” conferitogli da Legambiente lo scorso 18 febbraio. La protesta del Sindaco di Magliano Romano, Francesco Mancini, fa seguito alla pronuncia  della valutazione d’impatto ambientale (VIA) del 4 febbraio 2022 da parte della Regione Lazio favorevole alla trasformazione di una discarica di inerti in una di rifiuti non pericolosi nel Comune di Magliano. (“Ricicloni e mazziati” c’era scritto sulle magliette indossate, oltre che dal Sindaco di Magliano, anche da quelli dei comuni limitrofi di Castelnuovo di Porto, Morlupo e Sacrofano). Una vicenda che parte da lontano e che l’attuale tenace e combattivo sindaco del piccolo comune a quaranta chilometri a nord di Roma, sta contrastando fin dal momento del suo insediamento, nel maggio 2018, con ogni mezzo che la normativa nazionale e comunitaria gli mette a disposizione.

Ma il piccolo comune di Magliano, millecinquecento anime, non è solo. Lo scorso 28 febbraio, al Palazzetto dello Sport di Fiano Romano si è svolto un Consiglio Intercomunale che ha visto la partecipazione dei 17 Sindaci dell’Area Tiberina Flaminia Cassia e dei relativi consiglieri durante il quale è stata approvata all’unanimità una delibera che ribadisce il “NO” categorico alla trasformazione della discarica per inerti a discarica per rifiuti non pericolosi; e un emendamento, da inviare agli organi regionali competenti e a tutti i consiglieri regionali, per modificare la “determina” della valutazione di impatto ambientale del 4 febbraio. Un passaggio della delibera: “I Consigli comunali dei diciassette Comuni dell’area Tiberina-Flaminia e Cassia ribadiscono in maniera unanime l’assoluta contrarietà rispetto a quanto sta avvenendo nel Comune di Magliano Romano riguardo la riclassificazione di una discarica di inerti a rifiuti speciali non pericolosi ad opera degli uffici regionali”. Anche perché gli stessi uffici regionali con una nota del giugno 2021 avevano chiarito che “l’impianto in progetto deve essere considerato ‘nuovo impianto’ in quanto riguarda la realizzazione di una discarica di rifiuti non pericolosi, categoria progettuale distinta dalla discarica per rifiuti inerti attualmente autorizzata sul medesimo sito”.

Cerchiamo, documenti alla mano, di ricostruire i fatti di una vicenda che si trascina da quasi dieci anni e che negli ultimi mesi ha avuto un’accelerazione che in molti ha fatto sorgere più di un dubbio. Nel Comune di Magliano Romano, in località “Le Grandine”, è attiva una discarica di rifiuti inerti autorizzata dalla Regione nell’agosto 2013 e gestita dalla Società Idea 4 srl. L’anno dopo la stessa società chiede una nuova autorizzazione, con relativa Valutazione di impatto ambientale (VIA), per passare da rifiuti inerti a rifiuti non pericolosi. La domanda rimane nei cassetti degli uffici regionali per sette anni, fino a quando nel febbraio 2021 viene convocata una conferenza di servizi dove la Regione chiede le “integrazioni progettuali” alla Idea 4 e i pareri alle Amministrazioni competenti. Il parere VIA rilasciato dalla Regione lo scorso febbraio si è concluso nonostante i pareri contrari delle stesse Amministrazioni. In particolare del Comune di Magliano Romano e dell’Autorità sanitaria territoriale (AUSL). L’area in questione, è stato obiettato, “risulta soggetta a fattori escludenti di tutela integrale” per la vicinanza dell’impianto al cento abitato di Magliano, che dista appena 700 metri dalla discarica. Era stata la stessa Città Metropolitana di Roma Capitale ad evidenziare, nel proprio parere, la necessità di “tenere prioritariamente in considerazione la distanza dal centro abitato”.

E la Regione nel proprio Piano Rifiuti fissa i criteri per la localizzazione degli impianti. Che poi, come è stato fatto notare, ci sia la necessità di trovare soluzioni ponte che non tengano conto dei criteri di localizzazione previsti dal Piano e vangano fatte forzature a scapito dei “territori più deboli della provincia di Roma”, va molto probabilmente ricondotto alla pantomima e allo scarico di responsabilità cui abbiamo assistito in questi anni tra le Amministrazioni di Roma Capitale e la Regione Lazio sulla gestione dei rifiuti.

Ma c’è di più. Nel corso dell’istruttoria, nel giugno 2021, una nota della Regione aveva chiarito che “l’impianto in progetto deve essere considerato “nuovo impianto” in quanto riguarda la realizzazione di una discarica di rifiuti non pericolosi, categoria progettuale distinta dalla discarica per rifiuti inerti attualmente autorizzata sul medesimo sito”. Ma tutt’a un tratto, con un triplo salto carpiato, il parere viene completamente stravolto e, contraddicendo se stessa, afferma che “secondo quanto previsto dal piano regionale dei rifiuti non potrebbe essere realizzato nel sito proposto perché si applicherebbe uno dei fattori escludenti (distanza dal più vicino centro abitato)”. Tuttavia, a seguito dell’istruttoria svolta, si è ritenuto che il progetto possa essere considerato “certamente e pienamente una variante sostanziale” e non un nuovo impianto. È il caso di ricordare, inoltre, che oltre al centro abitato, nelle vicinanze della discarica risultano esserci “fonti idriche destinate al consumo umano” e “numerose aziende agricole biologiche”.

Il provvedimento di Valutazione di impatto ambientale adottato a febbraio, per stessa ammissione della Regione, risulterebbe dettato, secondo una nota regionale del novembre 2021, dall’esigenza di “scongiurare possibili procedure di infrazione comunitaria”. (Parliamo della procedura EU Pilot 2019/9541). L’impianto di Magliano, infatti, “risulta inserito nell’elenco delle istanze in corso di istruttoria che l’amministrazione regionale ha debitamente relazionato alla Struttura di Missione per le Procedura di Infrazione, proprio con l’obiettivo di assicurare il progressivo soddisfacimento dei fabbisogni residui su scala regionale”. La pelle dell’orso se l’erano già venduta in Europa. Quindi bisognava che l’orso in qualche modo venisse ucciso!

Su questa intricata e annosa vicenda, Formiche.net ha sentito i principali protagonisti istituzionali: l’Assessore regionale ai Rifiuti Massimiliano Valeriani e il sindaco di Magliano Romano Francesco Mancini. Il primo ci ha rilasciato questa dichiarazione: “Si tratta di atti amministrativi. Le strutture competenti hanno valutato in piena autonomia la richiesta presentata da un operatore privato, insieme ai vari pareri forniti da tutti gli enti interessati per poi chiudere questa procedura tecnica con un esito positivo”.

Più articolata e più nel merito quella del sindaco. “Gli uffici regionali, per evitare la tagliola dei criteri di localizzazione, criteri che dovrebbero garantire prima di tutto la tutela della salute pubblica, sono arrivati a teorizzare quale presupposto per l’esercizio che quella in essere sia una discarica di ‘rifiuti inerti non pericolosi’, che già accoglierebbe, a loro dire, rifiuti speciali non pericolosi assimilabili agli inerti. Una categoria di discarica completamente inventata per un impianto che si trova a 700 metri dal centro abitato e da una scuola e ad appena 500 metri dai pozzi di captazione comunale”.

“Deliberatamente, ha concluso Mancini, la politica regionale ha deciso di annientare un piccolo paese pur di coprire anni di mancata pianificazione che sarebbero culminati con l’apertura di una procedura d’infrazione comunitaria. Confidiamo che il Tribunale amministrativo faccia giustizia e ripristini una situazione di legittimità degli atti”.

Si attendono adesso i prossimi sviluppi. Da parte della Regione l’Autorizzazione integrata ambientale (AIA) per il completamento dell’iter procedurale per l’autorizzazione all’esercizio dell’impianto. Mentre, nel frattempo, stanno partendo i ricorsi al Tar da parte del Comune di Magliano Romano, della Conferenza dei Sindaci dell’area Tiberina Flaminia Cassia e di alcune associazioni “No discarica Magliano Romano”. E il prossimo 9 marzo nuova protesta dei 17 Sindaci alla sede della Regione Lazio di Via della Pisana durante la seduta Consiglio regionale.

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