Il governo prova a stringere i tempi sul nuovo pacchetto di misure per disinnescare la mina inflazione, prima che sia troppo tardi per famiglie e imprese. Pronto il meccanismo che prevede l’alleggerimento proporzionale dell’accisa all’aumentare del prezzo del carburante
Ancora una tagliola, per cercare di porre un freno a una spirale inflattiva tra le più gravi degli ultimi 30 anni in Europa (qui l’intervista all’economista di Marcello Messori). Il governo in queste ore è al lavoro per studiare le misure da mettere in campo per arginare l’impennata dei prezzi dei carburanti e delle bollette.
Tutto, o quasi, dovrebbe sfociare nel decreto taglia-prezzi, che verosimilmente finirà sul tavolo del Consiglio dei ministri di domani. Cuore del nuovo pacchetto di misure messo a punto dall’esecutivo, per cercare di scongiurare – parole del presidente di Confindustria Carlo Bonomi – la paralisi industriale, il taglio delle accise che pesano per quasi il 70% sul prezzo dei carburanti alla pompa.
Più nel dettaglio, l’ipotesi accarezzata su cui punterebbe lo stesso premier Mario Draghi, è quella di uno sconto di 15 centesimi a litro alla pompa, sia per la benzina che per il gasolio, in linea con quanto fatto in Francia e con quel che si appresta a fare la Germania alle prese con la stessa emergenza. Il meccanismo con cui ottenere lo sconto alla pompa è quello dell’accisa mobile, annunciato dal ministro per la Transizione Ecologico, Roberto Cingolani, nel corso di un’informativa al Senato, proprio sull’impennata dei prezzi energetici in seguito alla guerra in Ucraina.
Nella sostanza si tratta di utilizzare gli extra-gettiti Iva generati dall’aumento dei prezzi, per girarli in forma di taglio alle stesse accise. In pratica, la maggiorazione fiscale andrebbe a sterilizzare l’aumento del prezzo. Con l’extra gettito Iva, però, si finanzierebbe soltanto un mese di sforbiciata. Da qui l’idea di tornare a puntare sugli extraprofitti delle imprese di alcuni settori interessati, così da spingere giù i prezzi preservando la stabilità della finanza pubblica. Ovvero senza mettere mani alle casse dello Stato aprendo a nuovi scostamenti di bilancio.
In questo modo, più sale il prezzo della benzina e del gasolio, più l’accisa mobile diminuisce e alleggerisce il medesimo prezzo. Ma basterà? I numeri raccontano una verità meno rosea di quanto si creda. Nel tempo, applicando il meccanismo dell’accisa mobile, il peso sui consumatori è sceso di poco e salito a seconda dell’emergenza di turno: a oggi si tratta di 0,728 centesimi al litro sulla benzina e 0,617 sul gasolio. Una cifra che si aggiunge al costo del prodotto e su cui poi viene applicata l’Iva.
Forse però non c’è molta alternativa. “L’economia”, ha ammonito il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, “si trova a fronteggiare tempi particolarmente difficili: mentre stiamo ancora gestendo le complessità della graduale uscita dalle politiche attuate durante la pandemia, nuovi rischi hanno drammaticamente preso il centro del della scena. L’invasione russa dell’Ucraina ha cambiato lo scenario macroeconomico da un giorno con l’altro. E nella situazione attuale, anche la stabilità finanziaria si trova ad affrontare rischi significativi dalla potenziale erosione delle forniture di energia e dalle loro conseguenze per l’economia reale”. Appunto.