Il Cane a sei zampe alza il velo sulla strategia per i prossimi anni. Grazie alle alleanze con i Paesi produttori, il gruppo fondato da Enrico Mattei sarà in grado di rendere disponibili forniture per oltre 14mila miliardi di piedi cubi, facendo a meno del gas russo. Spinta su bio-raffinerie e una società ad hoc per la mobilità verde. Ma il titolo soffre in Borsa, nonostante la cedola più ricca
Provare a staccare il tubo del gas dalla Russia e una solida accelerazione sulla transizione verde. In mezzo, un dividendo più generoso, ma senza pressioni da parte dell’azionista Stato. Claudio Descalzi, che dal maggio del 2014 guida l’Eni, ha alzato il velo sulla strategia del Cane a sei zampe che guarda ai prossimi quattro anni, in occasione del Capital market day. Un percorso imperniato, essenzialmente, su cinque direttrici.
E cioè garantire ai propri clienti sicurezza energetica e riduzione delle emissioni, assicurare le forniture di gas ai mercati premium attraverso un portafoglio globale, accelerare il percorso verso le zero emissioni assolute nette con obiettivi di riduzione del 35% entro il 2030 e dell’80% entro il 2040 rispetto al 2018, destinare il 30% degli investimenti alle nuove energie entro il 2025, e 60% entro il 2030 e, infine, sviluppare un business per la mobilità sostenibile che combini biocarburanti e stazioni di servizio.
Il punto di partenza è però una prima, possibile, emancipazione dal gas russo, garantendo le forniture facendo a meno dei flussi dell’ex Urss. “La guerra in Ucraina”, ha spiegato Descalzi, “ci sta costringendo a vedere il mondo in modo diverso da come lo conoscevamo. Si tratta di una tragedia umanitaria, che ha generato nuove minacce alla sicurezza energetica e alla quale dobbiamo fare fronte senza abbandonare le nostre ambizioni per una transizione energetica equa. La nostra strategia ci ha consentito di essere pronti ad affrontare questa sfida”.
Detto questo “la nostra risposta immediata alla crisi attuale è stata quella di ricorrere alle nostre alleanze consolidate con i Paesi produttori per reperire fonti sostitutive di energia da destinare alle necessità europee. Siamo in grado di rendere disponibili sul mercato oltre 14 Tcf (trilioni di piedi cubi, ndr) di risorse addizionali di gas nel breve e medio termine”. Il portafoglio globale a gas del gruppo fondato da Enrico Mattei parte da riserve e risorse per 50 Tcf, alle quali si aggiungono i 14 Tcf di risorse aggiuntive, e 15 milioni di tonnellate contrattualizzate di gas naturale liquefatto entro il 2025, di cui 80% in quota Eni.
Fin qui il fronte russo. Poi c’è la sostenibilità: puntare dritti a creare una società ad hoc per la mobilità sostenibile riunendo le proprie attività di bio-raffinazione e di marketing in un soggetto dedicato alla mobilità sostenibile, “posizionato in modo unico come business multi-energy e multi-service focalizzato sul cliente”, ha chiarito la società. Lo stesso Descalzi, ha spiegato agli analisti che la “società è in fase di creazione. Attualmente non stiamo valutando la commercializzazione. È troppo presto per parlare di Ipo per la mobilità sostenibile e non è possibile per domani una quotazione di questa azienda”.
Ci sono poi le bio-raffinerie, le stazioni di servizio e le attività di ride sharing, che confluiranno, come detto, in un’unica entità dedicata alla mobilità sostenibile. In particolare, per le bio-raffinerie è prevista una capacità fino a 6 milioni di Mtpa (milioni tonnellate/anno) nei prossimi dieci anni.
Sullo sfondo, una cedola che si fa più pesante a 0,88 euro per azione da 0,86 euro, che tuttavia non ha impedito al titolo in Borsa di cadere (-2,9%), e che sarà corrisposto in quattro rate trimestrali paritarie a settembre 2022, novembre 2022, marzo 2023 e maggio 2023. Ma Descalzi ha tenuto a chiarire un punto, sull’aumento della cedola. “Non c’è nessuna pressione. Chi si occupa della nostra politica dei dividendi è il cda. Quindi è una nostra decisione e non ci sono pressioni né interferenze di nessun tipo da parte del governo italiano”.