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Esercitazione artica per la Nato. In Norvegia al via Cold response 22

In Norvegia, la Nato lancia l’esercitazione Cold response 2022. Per circa un mese, trentamila militari da 27 nazioni affronteranno scenari operativi nel clima rigido della Scandinavia e dell’Artico. E l’Italia partecipa con la portaerei Garibaldi, sarà il quartier generale della componente anfibia

Trentamila militari, duecento velivoli e una cinquantina di navi da 27 nazioni, comprese Svezia e Finlandia. Sono i numeri dell’esercitazione dell’Alleanza Atlantica “Cold response 2022”, al via in Norvegia. È la più grande esercitazione delle truppe Nato di quest’anno. Le manovre serviranno in particolare a testare le capacità delle Forze armate occidentali di combattere in territori dal clima freddo come quello della Norvegia, inclusi negli spazi artici, sia sul terreno che in mare e in aria. Le operazioni Nato si svolgeranno a poche centinaia di chilometri dal confine russo, un chiaro segnale inviato a Mosca sulla preparazione a difendersi dell’Occidente.

L’esercitazione norvegese

Secondo quanto affermato dal ministro della Difesa norvegese, Odd Roger Enoksen l’esercitazione “Non si tiene a causa dell’attacco delle autorità russe all’Ucraina, ma dato il contesto c’è un significato accresciuto”. Custode del confine settentrionale della Nato in Europa, la Norvegia è pronta a testare il proprio ruolo nel garantire i rinforzi e il sostentamento alle truppe atlantiche schierate sul suo suolo, in linea con quanto sarebbe previsto da un’eventuale attivazione dell’articolo 5 del Trattato dell’Atlantico settentrionale. “Questa esercitazione è estremamente importante per la sicurezza della Norvegia e dei suoi alleati”, ha aggiunto Enoksen.

Area strategica

Come ai tempi della Guerra fredda, la regione intorno alla Norvegia è di importanza strategica per l’architettura di difesa euroatlantica. Il Paese scandinavo, infatti, può controllare contemporaneamente i passaggi marittimi che collegano il Mar Baltico e le basi settentrionali russe all’oceano Atlantico. Riuscire a mantenere il controllo e la superiorità navale in queste regioni, dunque, è fondamentale per tenere sotto controllo le flotte russe del Baltico e del Nord. Tra l’altro, un ulteriore fattore di criticità è l’introduzione in servizio su alcune navi della marina russa dei missili ipersonici Zircon, in grado di raggiungere le acque intorno alla Norvegia anche se lanciati dalle basi russe in circa dieci minuti, e forse anche in grado di superare le contromisure antiaeree delle forze Nato.

La partecipazione italiana

Per l’Italia parteciperà la portaerei Garibaldi, il cui equipaggio avrà il compito di coordinare le diverse attività addestrative condotte dalla forza multinazionale. La nave italiana, infatti, ha lasciato il porto di Taranto lo scorso 14 febbraio, per raggiungere le acque del Mar del Nord e aggiungersi alla squadra Nato lì assembrata. L’unità della Marina militare italiana, inoltre, sarà il quartier generale della componente anfibia dell’esercitazione. Insieme al Garibaldi sarà impiegata anche la portaerei Hms Prince of Wales della Royal navy britannica.

Timori anche a sud

All’esercitazione era prevista anche la partecipazione della task force navale della portaerei nucleare americana Uss Harry S. Truman, rimasta invece nelle acque del Egeo per tenere sotto controllo l’evoluzione del conflitto in Ucraina. In particolare, a preoccupare l’Alleanza Atlantica è la presenza nel Mediterraneo orientale dell’incrociatore pesante russo Ustinov, soprannominato “killer di portaerei” che a febbraio si era affacciato ad appena duecento miglia dal porto di Taranto.

Foto: Nato



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