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Quanto ha da perdere l’Europa a Kiev? Tutto. Parla Giles

Intervista a Keir Giles, senior fellow della Chatham House. È tardi per fermare Putin in Ucraina, ma si può fermare in Europa. Vuole ricostruire l’impero zarista, nessuno è al sicuro. Sanzioni? Gli oligarchi sono fuori dal Cremlino, decidono solo i militari

Keir Giles è tra i massimi esperti inglesi di Russia. L’ha raccontata da Mosca a inizio anni ’90 per la Bbc, l’ha analizzata in innumerevoli saggi e oggi la studia come senior fellow della Chatham House. A Formiche.net spiega perché la resistenza dell’Ucraina contro l’invasione russa per l’Europa è una “questione vitale”.

Si può fermare Putin?

È troppo tardi per chiedersi come fermare Putin in Ucraina: non si può. C’è stato un tempo in cui applicare misure preventive probabilmente avrebbe dissuaso la Russia o almeno l’assalto delle sue forze armate. Due settimane fa imporre una no-fly zone avrebbe garantito la pace nei cieli ucraini. Oggi suona come una dichiarazione di guerra alla Russia. I jet occidentali dovrebbero ingaggiare gli aerei russi e viceversa.

Le sanzioni occidentali non hanno effetto?

Non c’è dubbio che le sanzioni approvate finora facciano pagare un caro prezzo sia ai russi ordinari che agli uomini d’affari più ricchi e potenti. La domanda è: quanta influenza vantano queste due categorie sulla politica del Cremlino? In passato il governo russo ha già trovato il modo di alleviare il malcontento popolare con misure ad hoc.

È in corso una revisione delle gerarchie nel potere russo?

Questo riordine nella catena di potere del governo russo c’è già stato. Una parte degli apparati è stata lasciata all’oscuro dei piani di invasione. Li hanno appresi all’ultimo e ora faticano a dare risposte. Francamente c’è solo una fazione del potere russo che ha un quadro chiaro di quel che accade in Ucraina: l’esercito. Shoigu e il ministero della Difesa, i capi delle Forze armate sono al corrente del disegno di Putin.

L’Europa finora si è mossa compatta. È l’inizio di una nuova fase?

Ci sono due sorprese. La prima: Stati Uniti e Regno Unito erano perfettamente consapevoli e con mesi di anticipo dell’invasione russa. Questo dà grande prestigio e credibilità ai rispettivi apparati di intelligence. La seconda: l’improvvisa sveglia europea di fronte alla sfida russa, con un’inversione a u della politica estera tedesca e l’impegno a difendere l’Europa da Mosca. Un passaggio epocale.

Dove vuole arrivare Putin?

È molto probabile che Putin voglia completare l’invasione di tutta l’Ucraina, le sue ambizioni sono fin troppo chiare. A meno che i vertici dell’esercito non riescano a convincerlo di quanto controproducente sia la guerra, e non è affatto detto, proseguirà nelle sue richieste assolutiste, con l’obiettivo di rivedere decisioni prese più di un secolo fa, quando è collassato l’impero russo.

Cioè?

Vorrà portare a termine la missione finale: la cancellazione dell’Ucraina dalla mappa mondiale e l’eliminazione del popolo ucraino come entità indipendente.

Finlandia e Svezia temono per la loro sicurezza. Un’aggressione russa è un pericolo reale?

È un rischio che non corrono solo gli Stati frontalieri ma l’intera Europa. Ci sono infatti diversi paralleli possibili tra questa azione militare e il settembre del 1939. Putin ha chiarito che vuole recuperare i territori un tempo all’interno dell’impero russo. Fra questi ci sono oggi Paesi che fanno pienamente parte dell’Ue e della Nato. Di qui si arriva all’unica conclusione possibile: per l’Europa fermare la Russia in Ucraina è una questione vitale.

La Cina farà scudo a Mosca?

La presunta alleanza russo-cinese è frutto di un’analisi semplicistica. La Cina sosterrà la Russia finché non diventerà sconveniente farlo. La distruzione economica che incombe su Mosca è una minaccia agli interessi cinesi: a Pechino valuteranno attentamente fin dove spalleggiare un Paese isolato e condannato da quasi tutta la comunità internazionale.


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