Mantenere una pressione fiscale elevata sui dispositivi alternativi al fumo tradizionale può disincentivare chi vuole smettere. Gli spunti dall’evento “A new gaze of publich health”
Le corrette scelte di politica sanitaria in tema di riduzione del danno da fumo, il trattamento fiscale dei dispositivi alternativi e lo sforzo nell’incentivare i fumatori a smettere definitivamente. Su questi temi hanno ragionato gli esperti intervenuti all’evento online A new gaze of publich health una sessione del Panhellic Congress of public heath promosso da Scohre, International Association on Smoking Control & Harm Reduction for better health.
Il punto di caduta è che “una tassazione inferiore può aiutare nel percorso di abbandono del fumo tradizionale”, ha detto Andrej Fal, presidente della Polish Society of Public Health e componente di Scohre. Questa scelta “dovrebbe essere presa dai decisori politici”, ha ribadito Fal con una strategia che prevede “una tassazione sulle sigarette alta” e al contempo “quella sui prodotti meno tossici dovrebbe essere il più bassa possibile”. Al contrario di quanto avviene in Polonia “dove i dispositivi alternativi, che contengono meno tabacco sono tassati come le sigarette tradizionali”, ha ricordato Fal.
Dimitri Richter, responsabile del Dipartimento di Cardiologia dell’l’Euroclinic Hospital di Atene e membro fondatore di Scohre, ha focalizzato il suo intervento “sulla necessità che l’Europa segua l’esempio della Fda, l’agenzia regolatoria americana, nell’approccio alle politiche di riduzione del danno da fumo”. Secondo Richter, “una voce unica e una politica condivisa da tutti i paesi europei su questo tema aiuterebbe i medici nell’informare i propri assistiti che vogliono smettere di fumare indirizzandoli verso programmi dedicati alla riduzione del danno”.
Mentre oggi ogni paese ha normative e approcci diversi, il Regno Unito ha puntato sulle politiche di riduzione del danno con i dispositivi a rischio ridotto. L’Europa ha, per esempio, norme differenziate per le sigarette elettroniche e per i nuovi prodotti del tabacco seguendo la direttiva Ue sui prodotti del tabacco (Ipd). “Tanti approcci diversi”, ha osservato ancora Richter “come quello dell’Italia, della Bulgaria e di Cipro, dove le autorità regolatorie hanno adottato quadri normativi dedicati definendo i requisiti scientifici per la comunicazione ai consumatori rispetto alla riduzione del rischio o alla riduzione degli effetti dannosi dell’uso di nuovi prodotti del tabacco rispetto al fumo”.