Skip to main content

I Paesi Ue cacciano oltre 40 diplomatici-spie di Mosca

Le mosse di Belgio, Irlanda, Paesi Bassi e Repubblica Ceca seguono quelle di Lettonia, Estonia e Lituania. Ma non è l’unica soluzione per indebolire l’intelligence russa all’estero: c’è anche il reclutamento

Belgio: 21. Irlanda: 4. Paesi Bassi: 17. Repubblica Ceca: 1.

Non sono i numeri del Lotto europeo, bensì quelli dei diplomatici russi espulsi soltanto nelle ultime ore da quattro Paesi dell’Unione europea.

Il Belgio ha espulso 21 cittadini russi che lavoravano all’ambasciata di Mosca a Bruxelles e al consolato di Anversa: tutti accreditati come diplomatici, ma in realtà lavoravano in operazioni di spionaggio e di influenza, ha spiegato il governo belga.

L’Irlanda ha anche chiesto a quattro alti funzionari diplomatici russi di lasciare il Paese “a causa delle loro attività, che non soddisfano gli standard internazionali di comportamento diplomatico” e ha convocato l’ambasciatore russo sulla situazione.

I Paesi Bassi hanno espulso 17 agenti diplomatici russi accusati di essere funzionari dell’intelligence sulla base di informazioni provenienti dai propri servizi di sicurezza. Il ministro degli Esteri Wopke Hoekstra ha detto che il governo è preparato a qualsiasi ritorsione da parte di Mosca. “L’esperienza dimostra che la Russia non lascia queste misure senza risposta”. In ogni caso, “il ministero degli Esteri è preparato per vari scenari che potrebbero verificarsi nel prossimo futuro”, ha detto.

Diversi altri Paesi hanno anche espulso diplomatici russi dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Lettonia, Estonia e Lituania ne hanno espulsi rispettivamente dieci in totale il 18 marzo scorso.

Pochi giorni fa il Financial Times titolava: “’La punta dell’iceberg’: l’aumento delle attività di spionaggio russo allarma le capitali europee”. Sottotitolo: “Le agenzie di intelligence sono state lente a rispondere alla crescente portata delle operazioni segrete del Cremlino all’estero”.“C’è bisogno di un’operazione di intelligence estera e interna molto coordinata per cercare di sventare molte di queste attività”, ha detto Gustav Gressel, un analista dell’European Council for Foreign Relations, al giornale. “Molte delle burocrazie di sicurezza in Europa non sono all’altezza”, ha aggiunto.

Poche righe dopo il Financial Times cita un funzionario che spiegano come espulsioni, o la distruzione delle reti russe, non sono l’unico strumento che può essere esercitato. “Può essere un buon momento per reclutare”, ha spiegato. Un po’ com’era accaduto con gli ufficiali sovietici dopo l’Ungheria del 1956 e Praga del 1968.

×

Iscriviti alla newsletter