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La mannaia dell’inflazione si abbatte sull’Italia. Ecco il conto del disastro

Secondo la confederazione delle piccole imprese e dei commercianti, la fiammata sui prezzi costerà alle famiglie oltre 1.800 euro nel solo 2022. Tutte risorse tolte a tempo libero e svago. E il Pil…

Quanto costa l’inflazione? La domanda è di quelle da un milione di euro, mai così azzeccata visto e considerato il periodo dalla congiunzione astrale a dir poco avversa (qui l’intervista all’economista Stefano Micossi). Due conti li ha fatti Confcommercio, che rappresenta il fianco più esposto alla grande e velenosa inflazione, che ingoia redditi e pensioni.

Ebbene, la corsa dei prezzi porterà, nel 2022, a maggiori costi pari a 1.826 euro a famiglia. Risorse che, dunque, saranno sottratte ai “consumi liberi”, quelli cioè legati a hobby e svago. Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio, infatti, gli italiani spenderanno 1.220 euro in più per luce e gas, 320 euro per i carburanti e 286 euro per alimentari e altri prodotti essenziali.

Più nel dettaglio, a febbraio 2022 l’Indicatore dei consumi Confcommercio segnala un incremento, su base annua, del 5,1%, confermando la tendenza ad un recupero meno accentuato. Il confronto su base annua continua a risentire delle diverse condizioni in cui hanno operato le imprese nel 2021 e nel 2022. Situazione che ha portato ad una variazione del 27,7% della domanda relativa ai servizi. Per quanto riguarda i beni il confronto, con febbraio 2021, segnala un calo dello 0,8%.

Guardando ai singoli capitoli di spesa, “in un contesto in cui quasi tutti i segmenti di consumo evidenziano una minore dinamicità, i recuperi più significativi, nel confronto con il 2021, si confermano per i servizi legati al turismo e alla fruizione del tempo libero. Per questi settori il deficit rispetto a febbraio 2020 si mantiene, comunque, ingente”, spiega la Confederazione.

Decisamente critica si conferma la situazione nel settore dell’automotive con un calo, a febbraio 2022, della domanda di autovetture da parte delle famiglie del 25,9% rispetto allo stesso mese del 2021. Anche per quei comparti, quali elettrodomestici e tv e alimentare, che avevano retto meglio l`urto del calo della domanda nel 2020, i segnali di rallentamento della domanda si stanno facendo più evidenti.

Insomma, nonostante gli interventi del governo, l’ultimo pacchetto ieri, 4,4 miliardi di gittata da spalmare su bollette e carburanti, la situazione rimane decisamente complessa. E con inevitabili ripercussioni sul pil. Sempre secondo Confcommercio, infatti, nella media del primo trimestre, il Pil è in calo del 2,4% congiunturale, dato che porterebbe ad una crescita su base annua del 3,3%.

“Il quadro congiunturale”, spiegano gli economisti di Confcommercio, “è rapidamente peggiorato nelle ultime settimane.
Nel momento in cui si intravedeva una possibile normalizzazione dell`economia, legata ad una fase meno emergenziale della pandemia, l`avvio della guerra in Ucraina “ha riacutizzato le incertezze e il conseguente peggioramento delle prospettive inflazionistiche ha una natura per niente transitoria. Bisogna, dunque, attrezzarsi a fronteggiare una fase di forte decelerazione dell`attività economica”. Appunto.

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