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Investiamo sulla Difesa. Così Draghi rompe il tabù

Gli europei devono investire di più nella Difesa. L’Italia è pronta a fare la sua parte, ma dobbiamo imparare da questa emergenza. È l’appello lanciato dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, illustrando al Senato le misure messe in campo dal governo rispetto al conflitto in Ucraina: rinforzare la deterrenza Nato, rifornire Kiev e spingere sulla difesa comune

L’invasione russa dell’Ucraina è “una svolta decisiva nella storia europea” e l’Italia “non intende voltarsi dall’altra parte”. Così si è espresso il presidente del Consiglio, Mario Draghi, esponendo in aula al Senato gli sviluppi del conflitto in Ucraina e le misure messe in campo dalle Forze armate italiane e dalla Nato. Nel corso dell’intervento, Draghi ha anche avuto modo di lanciare un monito: “È essenziale che le lezioni di questa emergenza non vadano sprecate, la minaccia portata oggi dalla Russia è una spinta a investire nella difesa più di quanto abbiamo mai fatto finora”.

La Nato potenzia la deterrenza

Dal punto di vista prettamente militare, l’Italia è pronta ad attivare tutte le misure previste e concordate all’interno dell’Alleanza Atlantica, in linea con l’ordine emanato dal Comando supremo alleato in Europa (Saceur) di avviare i piani di risposta graduale che allineano le forze alleate terrestri, marittime, aeree, spaziali e cyber nella difesa transatlantica. Misure che hanno aumentato la reattività delle forze Nato e sono servite a “incrementare la postura di deterrenza sul confine orientale dell’Alleanza con le forze già a disposizione” ha spiegato il premier.

Le forze italiane già in campo

Il presidente ha richiamato il contributo italiano di 239 militari attualmente schierati in Lettonia del Battlegroup Nato, aggiungendo che “le forze navali sono già in navigazione sotto il comando Nato, e le forze aeree schierate in Romania saranno raddoppiate”, con gli ulteriori quattro Eurofighter che si sono aggiunti alla missione di Air policing. Per quanto riguarda il potenziamento futuro, il presidente del Consiglio ha ribadito che l’Italia è pronta a schierare “un primo gruppo di 1.400 militari e un secondo di duemila”, già in stato di pre-allerta.

Rifornimenti per Kiev

Per quanto riguarda i rifornimenti di strumenti bellici da destinare all’Ucraina, il premier ha confermato che l’Italia “ha risposto all’appello del presidente Zelensky” e invierà “equipaggiamenti, armamenti e veicoli militari per proteggersi dall’aggressione russa”. Una decisione, dunque, che ricomprende anche sistemi d’arma propriamente detti. Come ricordato dallo stesso Draghi: “A un popolo che si difende da un attacco militare e chiede aiuto alle nostre democrazie, non è possibile rispondere solo con incoraggiamenti e atti di deterrenza”, rispondendo in parte alle polemiche degli ultimi giorni sull’invio di armi letali o “non-letali”.

La storica decisione europea

Come ulteriormente ribadito dal presidente del Consiglio, la decisione di inviare materiale militare a Kiev non è limitata all’Italia, “è la posizione dell’Unione europea e di tutti i nostri alleati”. La scelta europea di acquistare e rifornire armi a un Paese in guerra, è stata definita dal premier “senza precedenti nella sua storia”, sottolineando anche come di fronte a una crisi come quella ucraina, l’Unione sia riuscita ad accelerare il suo percorso di integrazione.

Investire nella Difesa

“Ora è essenziale che le lezioni di questa emergenza non vadano sprecate”, ha ammonito ancora Draghi, spingendo affinché i Paesi europei procedano “spediti sul cammino della difesa comune, per acquisire una vera autonomia strategica, che sia complementare all’Alleanza Atlantica”. Per fare ciò la strada da intraprendere è quella di investire nella difesa “più di quanto abbiamo mai fatto finora”. L’indicazione di Draghi segue la notizia annunciata dal cancelliere Olaf Scholz in merito al fatto che la Germania si impegnerà a spendere annualmente il 2% del Pil per spese della Difesa. Per il presidente del Consiglio, adesso, la scelta passa ai singoli Stati, con uno sforzo che può essere lasciato a ciascun Paese, oppure con un vero coordinamento continentale, in un impegno a potenziare la Difesa europea, e di conseguenza la deterrenza Nato. “Il mio auspicio – ha detto Draghi – è che tutti i Paesi scelgano di adottare sempre più un approccio comune”.

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