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La Svizzera sceglie Cameri per i suoi F-35

La Svizzera ha deciso di far assemblare i suoi F-35A in Italia, presso lo stabilimento di Cameri. Dopo l’Olanda, si tratta del secondo Paese a scegliere il centro italiano. Armasuisse acquisterà 36 caccia di quinta generazione e almeno 24 saranno assemblati nel nostro Paese, con la possibilità che ne seguano altri (Finlandia e Germania). Per Roma è la conferma del valore strategico e industriale dell’adesione al programma JSF e dell’investimento realizzato in Piemonte, così come sostenuto dal dicastero della Difesa, e in particolare dal ministro Guerini

Arriva la conferma da parte dell’ente elvetico per l’approvvigionamento militare, Armasuisse, di far assemblare almeno 24 dei 36 caccia F-35 presso lo stabilimento italiano di Cameri. Il centro piemontese è uno delle due linee di produzione fuori dagli Stati Uniti, e l’unica presente in Europa. Per l’Italia è una conferma della scelta strategica di partecipare fin dall’inizio al programma JSF, anche per le importanti ricadute dal punto di vista industriale. I primi otto caccia Lightning II verranno assemblati negli Stati Uniti, e saranno necessari per l’addestramento e la formazione dei piloti e degli equipaggi di terra svizzeri. Altri quattro caccia, inoltre, dovrebbero essere assemblati presso lo stabilimento Ruag di Emmen, in Svizzera. Riguardo a questi ultimi, il governo elvetico prosegue l’approfondimento della fattibilità insieme alla Lockheed Martin.

Gli F-35 svizzeri

La decisione della Svizzera di acquistare i Lightning II è arrivata a giugno nel 2021, dopo l’annuncio del Consiglio federale svizzero della scelta dell’F-35 nella competizione per rinnovare i caccia della Confederazione, programma approvato anche da un referendum popolare. Una spesa che si conferma aggirarsi intorno ai sei miliardi di franchi svizzeri (quasi sei miliardi e mezzo di dollari).

Un polo europeo

Già allora l’attenzione del nostro Paese si era rivolta alla decisione svizzera, a cui di recente si sono aggregate anche la Finlandia e la Germania. La decisione di Berna trova, dunque, l’Italia in una posizione privilegiata per inserirsi nella linea di produzione degli F-35 destinati alle nazioni del Vecchio continente. A Cameri, infatti, si trova uno dei due soli stabilimenti d’assemblaggio dell’F-35, le Final Assembly and Check-Out (Faco), fuori dagli Stati Uniti (l’altra è in Giappone), e l’unico in Europa. L’Italia ha partecipato al programma F-35 fin dall’inizio e l’Aeronautica militare e la Marina militare utilizzano attualmente gli aerei in versione convenzionale (versione A) e a decollo corto e atterraggio verticale (versione B). Inoltre, Cameri produce anche gli F-35A per le forze aeree olandesi.

Gli F-35 italiani

Il valore del programma F-35 è stato ribadito anche dal Documento programmatico pluriennale (Dpp) della Difesa per il triennio 2021-2023, firmato ad agosto del 2021 dal ministro Lorenzo Guerini. Gli impegni per il caccia di quinta generazione sono stati tutti confermati, con la divisione tra Fase 1 e 2. Il Dpp ha anche spiegato che “nell’ambito dell’opportuna strategia di compressione temporale del programma, nel 2022 si perfezioneranno gli atti negoziali preliminari all’avvio della Fase 2B”, per acquisire 35 velivoli per un onere complessivo fino al 2031 dell’ordine di sette miliardi.

L’impegno del ministro

Il ministro Guerini, tra l’altro, dando via alla seconda fase del programma F35, aveva affermato che la decisione avrebbe offerto “indubbie opportunità di ulteriore sviluppo per Cameri, anche in relazione alla possibile adesione di nuovi partner europei al programma, su cui stiamo lavorando con grande impegno, a patto che il nostro stabilimento sia pienamente operativo con le commesse nazionali e sia sempre più in grado di lavorare, garantendo i tempi di consegna e gli standard qualitativi richiesti”. La fase 2 del programma ha rappresentato la condizione imprescindibile per l’auspicabile salto di qualità per il sito di Cameri, al fine di renderlo pienamente complementare allo stabilimento americano di Fort Worth, che è vicino al limite di saturazione della produzione.


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