Il presidente russo “chiaramente si sta giocando i suoi destini politico e personale” e “potrebbe essere indotto a mosse avventate e molto rischiose”, ha spiegato il vicepresidente vicario dello Iai durante un evento di Formiche.net
”È giusto in questa situazione in cui c’è il rischio di un’escalation non sottovalutare” la minaccia di una guerra nucleare da parte della Russia “perché abbiamo a che fare con un leader”, Vladimir Putin, che “chiaramente si sta giocando i suoi destini politico e personale” e che per questo “potrebbe essere indotto a mosse avventate e molto rischiose”. È quanto ha dichiarato Ettore Greco, vicepresidente vicario dell’Istituto Affari Internazionali, intervistato da Gabriele Carrer, giornalista di Formiche.net, nel live talk “Opzione nucleare – Simulazioni e previsioni in caso di attacco russo”.
L’ALLERTA NUCLEARE
Greco ha sottolineato però un anche secondo aspetto: “Con un allerta nucleare aumentando i rischi” di incidenti o situazione che possono portare a un confronto nucleare alla luce del decentramento delle decisioni politici. Gli Stati Uniti possono però contare su un sistema di sorveglianza satellitare per controllare le attività nucleari dei russi, ha ricordato l’esperto con riferimento alle basi dell’alleanza Five Eyes, tra cui quella australiana di Pine Gap.
LE CENTRALI ATOMICHE
Quanto alle centrali nucleari in Ucraina, spiega Greco, “c’è la speranza che vengano messe sotto il controllo dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica”, di cui un rappresentante era presente ai colloquio russo-ucraini ad Antalya, in Turchia. Un accordo per dare accesso agli ispettori dell’Agenzia “sarebbe un grande passo avanti”, ha ha aggiunto.
LA RISPOSTA OCCIDENTALE
La crisi in Ucraina porta l’Europa “a rivalutare il valore della Nato, in particolare come strumento per la difesa a Est”, ha spiegato Greco. Merito anche dell’approccio multilateralistico seguito da Joe Biden, apposto all’unilateralismo del predecessore Donald Trump. Ma attenzione: le elezioni presidenziali statunitensi del 2024 potrebbero cambiare nuovamente lo scenario. “Perciò si pensa all’autonomia strategica come a un obiettivo comunque da perseguire”.