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Oltre il 2%. I gap da recuperare per l’Italia secondo Frank Spina (NGI)

Ad assicurare le capacità di difesa non basta il numero delle forze, ma serve qualità dei sistemi. Favorire gli investimenti e le cooperazioni con i partner europei può dare maggiore coerenza ai programmi di sviluppo (un tasto dolente per i cambi di governo frequenti del sistema italiano). Ad Airpress, il punto di Frank Spina, managing director di Northrop Grumman Italia

La qualità della spesa è importante quanto il budget a disposizione. Perché le sfide del futuro ci chiedono sempre meno incertezza e piani a medio termine, che possono essere favoriti grazie all’aggancio con i partner europei. Da questo punto di vista, la piattaforma del consorzio degli Eurofighter è uno degli esempi più virtuosi. Inoltre, il nostro Paese è stato caratterizzato da una spesa poco efficace nelle tecnologie abilitanti del futuro. Si tratta di sistemi di intelligenza artificiale che garantiscono benefici sia per la Difesa sia in campo civile, e quindi capaci di far fare al sistema dei passi in avanti complessivi. A dirlo ad Airpress è Frank Spina, managing director di Northrop Grumman Italia.

Si dibatte molto in questi giorni sulle spese militari e su come raggiungere il 2% di budget rispetto al Pil da qui ai prossimi anni. La discussione tra addetti ai lavori si concentra in particolare sulla qualità della spesa. Spendere bene le risorse (e ribilanciare le voci di spesa) è quasi più importante dell’aumento del budget. Concorda? E quali sono state fino ad oggi le voci a suo parere più penalizzate?

Siamo parte di un sistema che, oggi più che mai, è chiamato a proteggere la nostra e le altre nazioni partner. È terminata l’epoca in cui venivamo additati come beneficiari di un “free ride”. Nello scacchiere internazionale la nostra posizione geografica non è più motivo di sostegno a prescindere. Parlando del caso italiano, la qualità della spesa è importante quanto il budget a disposizione. Il nostro Paese è stato penalizzato negli ultimi anni da una spesa non efficace nelle tecnologie abilitanti del futuro. Ciò ha causato una riduzione della nostra presenza nei mercati globali, perdendo l’opportunità di vedere le soluzioni applicate sia nel mondo consumer sia in quello militare. Non bisogna sottovalutare poi la dualità dei sistemi, che pur nascendo in ambito militare, con grande dispendio di energie, possono trovare efficaci applicazioni anche nel mondo consumer. Questo paradigma garantirebbe sia qualità sia efficacia di spesa, come avviene in altri Paesi.

Aumentando le spese, è importante puntare di più sui programmi di ammodernamento? Che vantaggi garantirebbe al Paese?

I programmi di ammodernamento sono un tassello da non sottovalutare, né dall’Italia né dai partner europei, se l’obiettivo è quello di garantire una protezione nazionale. La capacità di difesa non sarà più basata solo sul numero delle forze in campo, ma sulla qualità dei sistemi, che per esempio devono essere integrati con il dominio spaziale. Questa operazione non deve però produrre una proliferazione di duplicati che andrebbe a discapito della performance e della capacità di integrazione dei sistemi europei. L’intelligenza artificiale combinata alle nuove tecnologie dei materiali consente di ammodernare le capacità di missione con l’obiettivo di risparmiare più vite umane possibili. Un percorso di ricerca capace di aprire al mercato civile, trasferendo applicazioni che cambierebbero la nostra quotidianità. Un esempio di quanto detto è l’utilizzo di uno stesso sistema di intelligenza artificiale capace sia di gestire il traffico stradale di una città sia una situazione di Difesa.

Indispensabile sul piano dello sviluppo è una pianificazione di medio-lungo periodo sinergica e coordinata tra politica, forze armate e industria, che consenta di avere dei programmi nazionali con requisiti chiari e specifici. Oggi su questo punto c’è più incertezza?

Pur vivendo attualmente un conflitto che per il mondo occidentale era quantomeno remoto, non stiamo testando sul campo di battaglia l’efficacia dei nostri sistemi. Quindi è evidente la necessità di legare quanto facciamo alle attività di altre nazioni (l’iniziativa dell’Eurofighter ne è un esempio). I consorzi europei possono ridurre per la Difesa e l’industria l’incertezza che caratterizza il sistema italiano, in cui i cambi repentini di governi non consentono una visione coerente nel medio termine, mettendo in difficoltà una linea politica coerente con le necessita della nostra missione di difesa.

Rafforzare l’industria di settore nazionale significa anche dare forza alle eccellenze e alle capacità italiane nel confronto con i partner europei, e nei programmi di cooperazione internazionale. Su questo, come rappresentante dell’industria, pensa che si debba fare di più?

Il confronto continuo fa avanzare il progresso. Tuttavia, le eccellenze devono essere supportate integrandole con sistemi internazionali, per produrre isole di eccellenza sempre più forti. Con l’auspicio che i nostri grandi player nazionali si concentrino sulla loro missione, misurando con efficacia la propria spesa e il ritorno economico nel Paese.

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