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In fuga da Putin, e da Assad. Le bombe di ieri e di oggi

Ora che la Corte Penale Internazionale apre un’inchiesta su possibili crimini di guerra e contro l’umanità in Ucraina dovremmo avere il coraggio di chiederci se Vladimir Putin, la sua aviazione, non abbia commesso crimini contro l’umanità anche in Siria. Il commento di Riccardo Cristiano

Ieri sera in televisione, in prime time, ho sentito per la prima volta dire che l’aviazione russa ha effettuato bombardamenti a tappeto su Aleppo est e altre città siriane. Lo ha detto un noto dissidente russo. Ci voleva questa tragedia per farci apprendere che il più spaventoso crimine contro l’umanità è stato compiuto in un silenzio assordante, rotto solo dalla voce di papa Francesco che scrisse al sedicente presidente siriano, Assad, chiedendo il rispetto del diritto umanitario internazionale in zone di guerra.

Quel che è accaduto ad Aleppo non solo non è, per fortuna, immaginabile oggi in Ucraina, ma ha visto solo i corridoi di Sant’Egidio accogliere anche i profughi siriani, noi li abbiamo bloccati in Turchia. Oggi, in queste ore, vengono ritenuti in fuga da una falsa guerra da chi parla di quelli odierni come “veri profughi”. Invece lo sono entrambi: quelli di oggi, in fuga da Putin dall’Ucraina, e quelli di ieri, in fuga da Putin e Assad. Ma la teoria dello scontro di civiltà ha trasformato in terroristi le vittime. Ora che la Corte Penale Internazionale apre un’inchiesta su possibili crimini di guerra e contro l’umanità in Ucraina dovremmo avere il coraggio di chiederci se Vladimir Putin, la sua aviazione, non abbia commesso crimini contro l’umanità anche in Siria. E dovremmo chiederci come mai ci voglia un dissidente russo, un coraggioso figlio del popolo russo, ad aprirci gli occhi su questa evidenza.

Bombe di profondità, palazzi sventrati, rifugi bombardati, ospedali annichiliti: sono le evidenze di un orrore accettato, lasciato passare, a dir poco tollerato.

Quando questo accade si può pensare di essere immuni, che si può procedere. Che il mondo come ha accettato la distruzione della Siria accetterà anche l’annessione dell’Ucraina. Ma non solo questo può essere pensato. Stando sotto quelle bombe e sentendo quel silenzio si può pensare che il mondo sia complice e quindi odiare il mondo. Per questo mi ha commosso quanto ha detto ieri papa Francesco: “Porsi in dialogo è anche il miglior antidoto all’estremismo, che è un pericolo per gli aderenti di ogni religione e una grave minaccia alla pace. Occorre però lavorare per sradicare le cause remote dei fondamentalismi, di questi estremismi che attecchiscono più facilmente in contesti di povertà materiale, culturale ed educativa, e vengono alimentati da situazioni di ingiustizia e di precarietà, come quelli lasciati dalle guerre”.

Non aver fatto questo, che Francesco ripete instancabilmente da anni, avrà certamente diffuso intorno a noi rabbia e nichilismo e proprio oggi è importante rendersene conto, per dire: abbiamo sbagliato. Aveva ragione Francesco quando è stato l’unico a chiedere di fermare quella follia, quando è andato a Lesbo per la seconda volta a chiederci di non trasformare il Mediterraneo nel mare di un naufragio di civiltà.

Mille scrittori del mondo tra i quali Salman Rushdie, dimenticato bersaglio della famosa fatwa di Khomeini, hanno condannato l’aggressione russa contro l’Ucraina. Tra questi scrittori c’è anche il turco Orhan Pamuk. Il mondo ha cui molto hanno voltato le spalle non fa lo stesso errore.


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