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Il cristianesimo ateo di Putin

Il capo del Cremlino ha capovolto Cristo. E fatto nascere un nuovo Dio, trinitario: presidente, popolo, esercito. La grande adunata di Mosca vista da Riccardo Cristiano

Ho l’impressione che non si sia capita appieno l’operazione tentata da Putin con la grande adunata di Mosca, quella durante la quale ha citato il Vangelo di Giovanni. E allora provo dare un piccolo contributo di lettura di quanto ha avviato Putin con il grande raduno di ieri. Ci collochiamo all’interno di un tentativo di nazionalizzazione delle masse, cioè alla creazione di un nuovo totalitarismo. Come il totalitarismo che lo ha preceduto a Mosca, quello sovietico, è un totalitarismo ateo, che rimuove Dio, sostituendolo con “io”. Io Vladimir Putin, come altri “io” nel Novecento, creerò l’uomo nuovo, non Dio, che non esiste.

Questo uomo nuovo deve sradicare, cancellare il vecchio: sostituirlo, in modo violento. Per fare questo non ci possono essere buone maniere, ma serve una tradizione, popolare e antica, per riuscire a nazionalizzare le masse e renderle partecipi del progetto. Questa tradizione con l’Unione Sovietica era l’ ideologia che veniva proposta, con Putin torna ad essere un’antica tradizione popolare. Questa tradizione sostituirà la democrazia, creando un nuovo rapporto diretto, identificativo, tra il leader e la massa nazionalizzata. Per Putin questa tradizione è il cristianesimo. Il cristianesimo per lui è una serie di proibizioni che si sentono antiche e profonde: proibizione dell’omosessualità, per esempio. Ma questo è importante perché senza proibizione non c’è desiderio, cioè molla, vitalità.

Questo cristianesimo che proibisce e punisce lo presenta come un abito morale che lo collega al popolo e gli consente di dichiarare guerra al nemico. Ieri è stato l’islam, che ha fatto di tutti i siriani dei terroristi islamici. Oggi è il nazismo, che fa di tutti gli ucraini dei nazisti da denazificare. Loro sono l’uomo vecchio, il fratello traditore, Giuda. Dunque siamo all’ateismo cristiano, o cristianista. Putin vuole costruire l’uomo nuovo, come l’Unione Sovietica voleva fare e come il Vangelo indica che si debba fare.

Ma a differenza del Vangelo, non è Dio, con l’opera della sua Parola e dello Spirito Santo, ma l’Unione Sovietica, ora Putin, a farlo: quindi è l’uomo, il suo io, che si incaricano di questo compito, di questo lavoro, non Dio. Dunque l’uomo nuovo non cresce dentro di noi. Dio è cancellato e il cristianesimo putiniano è una tradizione popolare che viene usata al posto della vecchia ideologia per riuscire nell’impresa totalitaria: nazionalizzare le masse creando un rapporto diretto tra lui e il popolo.

Ma come può una religione basata sull’amore universale diventare una clava nazionalista da brandire contro l’altro? La citazione di Ushakov, lo spietato generale zarista fatto santo dal patriarcato di Mosca perché vinceva sempre ( e dopo la battaglia sterminava i nemici) non bastava, serviva andare alle fonti! E Putin lo ha fatto, citando queste parole del Vangelo secondo Giovanni: “nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita per i propri amici”. Qui é sin troppo evidente che chi dà la vita sono i soldati e gli amici per cui la loro danno sono i commilitoni e i connazionali. Putin lo ha detto, ricordando che i soldati si sacrificano l’uno per l’altro e combattono per la nostra vittoria.

Ora, prima di procedere, dobbiamo capire lo stravolgimento concettuale operato da Putin, il capovolgimento del cristianesimo nell’opposto da se stesso che lui ha operato con questa citazione finalizzata a cristianizzare la sua nazionalizzazione delle masse. Per riuscirci dobbiamo leggere il brano evangelico da cui questa citazione è tratta. Eccolo: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.

Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri”.

Cristo è capovolto. Nasce un nuovo Dio trinitario senza Dio: questa trinità è fatta dal presidente, dal popolo e dall’esercito. Ma fondando l’ateismo cristiano Putin stravolge anche l’arte della propaganda di Guerra. E facendolo capovolge un’altra volta il cristianesimo ormai ridotto a tradizione senza Dio. Noi sappiamo che questa adunata serviva a parlare a un popolo, quello russo, che è scosso da un fortissimo dissenso interno. Questo dissenso interno Putin mira a sradicarlo, perseguitandolo. Lo dimostra la condanna a 15 anni di di colonia penale inflitti a Jurii Dmitriev, archeologo e storico russo tra i fondatori di Memorial, che si occupa di scoprire e preservare la memoria dei gulag,.

Prima di essere arrestato aveva scoperto una fossa comune di 7mila persone. Ora è stato condannato per una assai curiosa produzione di materiale pedopornografico. Un classico da processi staliniani rivisti e corretti. Ma Putin sa che l’arresto di Dmitriev non può bastare. Troppi russi la pensano come lui. E così invece di negare le vittime della sua guerra, invece di nascondere i morti al fronte, li cita. Per questo ha citato il Vangelo. Per dire che il sacrificio di quei soldati che muoiono al fronte è la forma di amore per la Patria più grande. In questo si avvicina a Khomeini, che creò la figura del kamikaze nell’islam che condanna ogni forma di suicidio. Putin dunque capovolge la logica della propaganda, quella che da sempre nasconde i propri morti.

E li esalta. In questo è geniale. Quei morti non vanno ostentati, certamente, ma la massa deve sapere che ci sono, perché nella sua cultura, che non ha nulla a che fare con il cristianesimo, Putin sa che nei popoli primitivi, che abitano ancora nel nostro profondo, i sacrifici rituali servivano a placare le violenze intestine, impedire lo scoppio dei conflitti interni. Il loro sacrificio serve a mettere a tacere il dissenso interno, quello dei russi che non condividono la guerra. Dunque Putin fa del suo pseudo-cristianesimo, originante in quell’Abramo al quale Dio disse di non compiere il sacrificio rituale umano, il contrario di sé. Nel sacrificio di Cristo non c’è dolorismo. La vittima è innocente! Dunque non doveva morire! Quelle vittime mandate da Putin a morire per tacitare il dissenso interno sono innocenti! Colpevole è chi li ha andati a morire.

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