Dmitry Rogozin, direttore di Roscosmos, lancia in un tweet il proprio appello alla Nasa, all’Esa e all’agenzia canadese affinché collaborino per eliminare le sanzioni economiche imposte alla Russia a seguito dell’invasione dell’Ucraina. Un cambio dei toni rispetto a quelli più duri adottati dall’inizio della guerra. Cosa può significare per il futuro delle collaborazioni spaziali? Ecco i dettagli
La Russia di Putin inizia ad accusare le sanzioni dell’Occidente e, almeno in ambito spaziale, cambia tono. Il direttore generale dell’agenzia spaziale russa, Dmitry Rogozin ha fatto appello via Twitter ai suoi forse ex-partner internazionali, chiedendo un aiuto per mitigare in parte le restrizioni economiche che colpiscono Mosca. Un netto cambio di postura rispetto alle dichiarazioni rilasciate fino a questo momento che minacciavano addirittura la Stazione spaziale internazionale. Ora, proprio nell’interesse della Iss, il capo di Roscosmos si rivolge alla Nasa, all’Agenzia spaziale europea (Esa) e alla canadese Csa “con la richiesta – twitta Rogozin – di eliminare le sanzioni illegali dalle nostre imprese”.
Cambio di rotta nello spazio?
Il messaggio, inaspettato, potrebbe essere un segnale che le sanzioni imposte dall’Occidente cominciano a preoccupare Mosca. Da quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina il capo del programma spaziale russo ha portato avanti per settimane una campagna di propaganda a favore del presidente Putin, prendendo di mira più volte gli Stati Uniti e i loro alleati. Addirittura, in un tweet del 26 febbraio affermava di non voler mettere a disposizione dell’astronauta statunitense Mark Vande Hei i propri sistemi di rientro, minacciandolo di lasciarlo nello spazio. In un’altra occasione aveva discusso, sempre via Twitter, con l’astronauta Nasa Scott Kelly, fermo oppositore dell’invasione, in un duro botta e risposta, durante il quale Rogozin annunciava di voler ritirare la medaglia per meriti nell’esplorazione spaziale assegnata proprio da Mosca a Kelly. A ciò si sono aggiunte le diverse azioni intraprese dalla Russia per ritirare la Federazione dai programmi di cooperazione spaziale, a partire dai lanciatori. Nel mirino del capo di Roscosmos erano finiti la Stazione spaziale internazionale, con la sospensione delle attività di sperimentazione e ricerca, e il blocco dei passaggi sui razzi e le capsule Soyuz, strategici per i satelliti europei e per portare gli astronauti sull’Iss (qui l’approfondimento di Marcello Spagnulo).
Le ritorsioni
L’ultimo tweet sembra rappresentare un cambiamento nella strategia adottata fino a ora da Rogozin, fin qui un sostenitore inflessibile della guerra in Ucraina. Ora, il cambio di passo non è stato accolto nel migliore dei modi dalla comunità internazionale, che ha condannato l’atteggiamento ondivago e irresponsabile di Rogozin. La sortita potrebbe essere un segnale che gli effetti negativi dell’invasione dell’Ucraina stanno diventando sempre più evidenti anche all’interno della stessa Russia. Roscosmos, tra l’altro, sarebbe alle prese con un serissimo problema di opposizione interna, e avrebbe addirittura proibito ai propri dipendenti viaggi all’estero per paura di una loro fuga, o “defezione”, come si sarebbe detto ai tempi della Guerra fredda. Ora, resta da valutare se la nuova posizione assunta da Rogozin rappresenti un sincero cambio di rotta o solo un modo per recuperare favore in Patria.