La Asian Infrastructure Investment Bank, di cui Pechino è azionista al 30%, approva lo stop ai finanziamenti per le infrastrutture di Russia e Bielorussia. E dà una mano all’Ucraina. Solo pochi giorni fa, il congelamento dei fondi a Mosca di Bank of China
Ancora un voltafaccia, di quelli che fanno male. Dopo aver congelato i prestiti di due banche statali, Bank of China e Icbc, alla Russia, Pechino lancia un altro siluro contro Mosca, ormai a un passo dal default dopo i tre micidiali downgrade piovuti da Standard&Poor’s, Fitch e Moody’s e la raffica di sanzioni ad opera dell’Occidente, in seguito all’invasione dell’Ucraina.
Stavolta nel mirino non ci sono le materie prime, destinatarie dei finanziamenti delle due banche citate, ma le infrastrutture, uno dei polmoni dell’ormai disastrata economia russa. La Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib) con sede a Pechino ha infatti deciso di sospendere i flussi di capitale indirizzati alle opere da realizzare in Russia e Bielorussia, stato vassallo di Mosca. In altre parole, almeno per il momento, qualunque cantiere direttamente finanziato dalla Aiib, non potrà più contare sui fondi erogati dall’istituto.
E pensare che Pechino è sì, il primo azionista della banca, con una quota del 26,5%, ma lo è anche la Russia, in misura ridotta (5,9%). Dunque la mossa cinese ha tutta l’aria di essere uno sgambetto di un socio ad un altro socio. Per Vladimir Putin si tratta comunque dell’ennesima mazzata, destinata ad affossare ulteriormente l’economia russa.
“La nostra banca”, ha scritto la Aiib in una nota, “sta monitorando attivamente la situazione e valutando il suo impatto sulle operazioni di Aiib e sulle economie dei nostri membri. In queste circostanze, e nel migliore interesse della banca, la direzione ha deciso che tutte le attività relative a Russia e Bielorussia sono sospese e in fase di revisione”. Di più, collateralmente allo stop a Russia e Bielorussia, dalla medesima banca controllata dalla Cina e partecipata da Mosca, arriverà un aiuto all’Ucraina.
“Siamo pronti a estendere i finanziamenti in modo flessibile e rapido e sostenere i membri che sono stati colpiti negativamente dalla guerra, direttamente o indirettamente. Le ricadute economiche dovute agli shock dei prezzi delle materie prime, alla volatilità dei mercati finanziari e ad altri fattori possono avere un impatto negativo sulla situazione economica. Lavoreremo a stretto contatto con le nostre organizzazioni multilaterali partner per fornire rapidamente tutto il supporto necessario”.
Come detto, pochi giorni fa, Bank of China ha annunciato, secondo Bloomberg, lo stop alle linee di credito riservate alla Russi, tutte in dollari. Una decisione, dal sapore di voltafaccia, imputabile alla paura che il sostegno finanziario a Mosca potesse essere letto dal mondo come un chiaro e inequivocabile appoggio all’invasione militare dell’Ucraina, rischiando la Cina stessa le sanzioni da parte dell’Occidente.
Anche la Commercial bank of China (Icbc) ha fermato l’erogazione dei finanziamenti alla Russia, mettendosi in scia alla Bank of China. Resta da capire se lo stop ai prestiti possa in qualche modo essere esteso al settore privato, ovvero le aziende. Magari di quegli oligarchi che, ancora sottovoce, manifestano insofferenza davanti alla campagna militare, costata alle loro tasche non meno di 130 miliardi di dollari.