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La Russia sta annegando. E la Cina non potrà salvarla

Secondo gli economisti del think tank con base a Bruxelles il tenore delle sanzioni occidentali è troppo alto per consentire a Pechino di evitare la dissoluzione dell’economia russa. Senza esportare gas e privata dei semiconduttori, l’industria dell’ex Urss non può reggere a lungo. Il default, insomma, si avvicina

Un aiuto sì, ma per la discesa. La Cina potrebbe aiutare Mosca a sopravvivere alle micidiali sanzioni imposte dall’Occidente, che stanno demolendo un poco alla volta l’economia russa. Certamente non gratis, visto che come raccontato da Formiche.net, molte grandi compagnie statali del Dragone sono pronte a infilarsi nel tessuto industriale dell’ex Urss per addentare pezzi di economia e di capitale.

Eppure, qualunque supporto voglia dare Pechino alla Russia prima che della dissoluzione finanziaria ed economica (sia Fitch, sia Standard&Poor’s, sia Moody’s hanno già declassato a spazzatura il debito della Federazione), non sarà risolutivo. Al massimo terrà a galla Mosca ancora per un po’. Di questo sono convinti gli economisti del Brussels european and global economic laboratory (Bruegel), il think tank con base a Bruxelles e dal 2012 guidato dall’ex presidente della Bce, Jean-Claude Trichet.

“È probabile che le sanzioni, senza precedenti, imposte alla Russia sulla scia dell’invasione dell’Ucraina abbiano conseguenze devastanti. Ma questo dipenderà dal fatto che la Russia riesca a bypassare le sanzioni o, quantomeno, ad attenuarle”, è la premessa. Ora, “la Cina offre sì a Mosca un percorso chiaro per neutralizzare le sanzioni, ma tutto questo potrebbe bastare. In altre parole, fino a che punto la Russia può davvero mitigare l’impatto delle sanzioni occidentali attraverso i suoi legami economici e finanziari con la Cina?”.

Fino a un certo punto, al Bruegel hanno pochi dubbi. “La Russia potrebbe dover affrontare ancora più sanzioni, incluso un potenziale divieto dell’Unione europea sulle importazioni di energia dalla Federazione. Questa sarebbe chiaramente la misura più dannosa per Mosca poiché le importazioni di energia dell’Ue dalla Russia sono quattro volte superiori a quelle della Cina”. Ma non è tutto. La risposta dell’Occidente all’aggressione ai danni dell’Ucraina, può essere ancora più micidiale. E non c’è Dragone che tenga.

“Le principali sanzioni economiche occidentali sono duplici: innanzitutto, il governo tedesco ha interrotto il processo di certificazione del Nord Stream 2, fermandone di fatto l’entrata in attività mentre gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni all’operatore dello stesso gasdotto. In secondo luogo, le esportazioni di semiconduttori verso la Russia sono state vietate, estendendosi ad altri importanti esportatori tra cui la Corea del Sud e Taiwan. I semiconduttori sono input essenziali per l’industria high-tech russa, compreso l’equipaggiamento militare, che è una fonte essenziale di proventi dalle esportazioni per la Russia, dopo petrolio e gas”.

Insomma, per il Cremlino si mette male, con il default a un passo e senza che la Cina possa fare molto. Resta da capire se la Russia voglia davvero salvarsi. Mosca è già stata sostanzialmente esclusa dal mercato finanziario internazionale e potrebbe non avere più interesse a farlo, provocando così un default. Solitamente i Paesi, come anche le imprese, tentano in ogni modo di evitare il fallimento, per paura che altrimenti in futuro nessuno presterà più loro denaro. Ma dal momento che le sanzioni occidentali hanno già vietato l’acquisto di debito pubblico russo, Mosca potrebbe non avere più granché da perderci. Una cosa è certa, la Cina non salverà la Russia.


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