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Energia comune europea contro la crisi del gas. La ricetta di Nicolazzi

Il manager a Formiche.net: “Eastmed? Il progetto passa politicamente dalla Turchia, ricordiamo tutti cosa accadde alla nave Saipem dell’Eni. L’acquisto comune di gas? Se andassimo a negoziare tutti assieme non ci abbasserebbero certo il prezzo finale”

Se dal vertice Ue di domani si uscisse con la consapevolezza che occorre una sorta di “Snam rete gas europea” forse l’Unione Europea potrebbe uscire dall’imbuto energetico. Lo dice a Formiche.net il prof. Massimo Nicolazzi, manager con alle spalle una solida esperienza nel settore degli idrocarburi (Eni e Lukoil).

Mario Draghi in vista del vertice Ue di domani dice che sull’energia la risposta deve essere europea: quindi no al Nord Stream 2 e sì al gasdotto Eastmed?

Non ridurrei l’infrastruttura ad uno slogan. Sul Nord Stream 2 c’è una posizione impegnativa del governo tedesco e, anche se in politica non esiste il “mai”, di sicuro non esiste un oggi rispetto al cambiare idea, per cui quella pipeline sotto il Baltico non può che restarsene in soffitta. Diverso il discorso per l’Eastmed.

Perché?

Non si tratta solo di costruire un tubo domattina. E’necessario essere sicuri che non ci siano atteggiamenti ostativi da parte dei turchi. Nessuno ha dimenticato cosa è accaduto alla nave Saipem dell’Eni che fu invitata da Ankara a non effettuare rilievi a largo di Cipro. Inoltre occorrerà capire quali campi si collegheranno al gasdotto, oggi a Cipro c’è un forte potenziale ma l’unico giacimenti in sviluppo è Afrodite. Per cui il no al Nord Stream 2 vale per oggi, ma l’eventuale sì politico all’Eastmed non basta ad indicare i tempi della sua possibile realizzazione.

Ovvero?

Il progetto fino ad oggi è stato cavalcato da Edison e si dovrebbe anche definire se vi si collegheranno anche uno o più giacimenti israeliani. Un sì politico dell’Ue equivale ad un “forse si fa”, ma non ad una certezza. Ci dice solo che nonostante la tassonomia , l’Ue è disposa a tenete aperta un’ eventuale camera di finanziamento per il progetto. Oggi è stimato costare circa circa 6 miliardi, ma si potrà fare solo quanto i produttori che ci mettono dentro il gas avranno stipulato dei contratti di vendita alla destinazione. E questo è un processo che deve ancora cominciare.

Sull’Eastmed il sottosegretario americano agli Affari Esteri del Dipartimento per l’Energia, Andrew Light, ha detto che “dopo gli ultimi sviluppi, vedremo tutto con un aspetto nuovo”. Servirà anche ad una pax mediterranea?

Oggi ci sono dei giacimenti sviluppati in Israele ed un altro in corso di sviluppo, oltre che delle scoperte in Egitto. In Egitto c’è però una capacità di liquefazione, già collegata via tubo con i giacimenti off shore israeliani.

Sono stati commessi errori?

Si è dato per scontato che si potesse operare su Cipro senza fare i conti con la Turchia; e si è tenuto un atteggiamento ondivago Ue rispetto all’opportunità di questa infrastruttura.

La gestione comune del mercato europeo come potrà essere davvero una risorsa strategica e non un altro contenitore?

Se parliamo di infrastrutture, quindi di rete europea e di stoccaggio europeo, una dimensione ed una gestione comune sovranazionale sarebbero le benvenute. Ciò vorrebbe dire realizzare una sorta di “Snam rete gas europea”, unificando in qualche modo tutti gli operatori analoghi. Certo, ci sarebbero da stemperare nazionalismi, gelosie ed invidie ma così forse l’Unione Europea aumenterebbe per certo la propria resilienza alla volatilità del mercato. Una rete integrata e degli stoccaggi integrati sarebbero figli di una politica comune sul tema. Per questo bisognerebbe dare delega all’Europa e creare un soggetto ad hoc. Fino ad oggi l’esperienza ci dice che a parole siamo tutti europei, però a patto che non si depotenzino le strutture nazionali. Vedremo se ne questa volta ne parleranno seriamente.

Anche un acquisto comune di energia sarebbe un plus?

Non mi ha mai troppo convinto e non comprendo come poi possa tecnicamente attuarsi. Davvero se andassimo a negoziare tutti assieme ci abbasserebbero il prezzo finale? Mi sembra bizzarro. Non dimentichiamo che, alla fine, chi compra il gas sono gli operatori e non i ministeri. Quei players devono rivendere e hanno procedure di nomina: la politica può aiutarli nell’avere una posizione negoziale più credibile, ma non credo che l’acquisto europeo di gas abbia molto senso.

Il maggior apporto di Qatar, Algeria e Congo, su cui Eni e Farnesina stanno lavorando, sarà decisivo per l’Italia?

Rispetto a ciò certamente potremmo avere più gas da Algeria e Qatar e aumentare l’import di gnl dagli Usa e da altre fonti, ma questo nell’immediato non basterebbe a sostituire i volumi russi. Se vogliamo derussificare il fossile, dobbiamo valutare oltre che un tema di volumi anche un tema di prezzi. La scarsità dell’offerta, mescolata alla competizione sui mercati europeo ed asiatico, rischia di fare ulteriormente schizzare i prezzi. Il prezzo del gas potrebbe calmierare solo se diminuirà la domanda asiatica, e non giusto perché andremo a chiedere uno contro per l’Europa.

@FDepalo

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