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Tim, Kkr è ancora in partita. Ma i soci vogliono di più

Un board fiume terminato poco prima della mezzanotte lascia uno spiraglio all’offerta del fondo americano, pur confermando la volontà di procedere con la rete unica e la fusione con gli asset di Open Fiber. Ora Kkr dovrà alzare la posta

A sorpresa, nessuna porta in faccia a Kkr. Ma forse è tempo di alzare ulteriormente la posta. Dopo 7 ore di consiglio di amministrazione, terminato poco prima della mezzanotte, l’ex Telecom lascia uno spiraglio aperto al fondo americano che vuole il 100% del gruppo a 50 centesimi ad azione, valore che rappresenta un premio del 70% rispetto agli attuali valori di Borsa. Nel mentre, però, avanti tutta sulla rete unica, come da copione, nell’attesa e forse la speranza che l’offerta di Kkr si renda ancora più prelibata.

Il board si è riunito nel tardo pomeriggio per valutare, insieme al comitato ad hoc di consiglieri indipendenti, l’analisi degli advisor e la comparazione con il piano industriale presentato dall’ad Pietro Labriola. Una discussione accesa, conclusasi con un voto all’unanimità che dà mandato al presidente Salvatore Rossi e Labriola di avviare con Kkr un’interlocuzione “formale e ulteriore rispetto a quelle già intraprese informalmente nei mesi scorsi dai consulenti” per avere “informazioni per valutare l’attrattività e la concretezza della potenziale offerta da un punto di vista finanziario e industriale” e definire “un periodo e perimetro limitati per lo svolgimento di una due diligence di natura esclusivamente confirmatoria”.

D’altronde, questo il punto di caduta e il messaggio di fondo, “il consiglio ha, inoltre, confermato la convinzione che vi sia in Tim un valore inespresso, anche in relazione alle discontinuità di cui sopra, che deve essere tenuto in debita considerazione nel valutare qualunque opzione alternativa alla realizzazione del piano industriale”. Ovvero l’offerta di Kkr.

LA SPINTA DEL GOVERNO

Di sicuro, nei giorni scorsi era arrivata la spinta dello stesso governo italiano, desideroso di puntellare la progressiva convergenza tra Tim e Open Fiber, nel nome della rete unica. Nelle stesse ore in cui il titolo in Borsa cominciava una lenta risalita, dopo i crolli dei giorni scorsi, (le azioni, che sono anche state fermate in asta di volatilità, sono salite anche più dell’8%, ma dando vita a un recupero comunque insufficiente a ricucire il crollo delle quotazioni dell’ultimo mese), si sarebbe tenuto un incontro al ministero dell’Economia per valutare di autorizzare Cassa Depositi e Prestiti, azionista di controllo di Open Fiber (60% e socio al 9,8% dell’ex Telecom), a siglare un memorandum di intesa con Tim sul progetto di realizzazione della rete unica di banda larga.  Un’intesa, aveva scritto il Sole 24 Ore, funzionale alle offerte per i bandi imminenti sulla infrastruttura a banda larga.

IL BLITZ (PRO KKR) DEI FONDI

Qualcuno però, la pensava diversamente, arrivando a mettere in campo un contro-blitz, al fine di consentire Tim a fare un passo verso Kkr e la sua offerta. Qualcuno come gestore di fondi Kairos, che gestisce i capitali di quei fondi che partecipano Tim. In una missiva inviata al board, Kairos aveva chiesto agli azionisti di esprimersi al più presto sull’apertura della Data Room richiesta da Kkr, affermando fin da subito di voler procedere in questo senso in via amichevole e con il gradimento del cda.

Ma l’attacco più duro, lo stesso 9 marzo, era arrivato da uno dei manager di punta di Kairos, Guido Maria Brera. Per il quale “dopo oltre tre mesi dalla presentazione della proposta, non ci risulta sia pervenuta dal consiglio di amministrazione alcuna risposta. Questo atteggiamento di chiusura a priori rispetto alla facilitazione alla presentazione di un’offerta vincolante di fatto preclude un’opzionalità per gli azionisti, che indipendentemente dalla decisione di aderire o meno avrebbe offerto un floor valutativo”.

IL CROLLO DEL TITOLO

Rimane, sullo sfondo un’offerta che ancora ad oggi rappresenta una mossa sicuramente intrigante dato che sui valori attuali di Borsa il prezzo, se confermato, rappresenterebbe addirittura un premio del 70%. Eppure, da quel principio di novembre intorno alla partita per la scalata dell’ex Telecom è calata una cortina di fumo, con Kkr sprofondato in uno strano silenzio. Da parte sua, il gruppo telefonico è andato avanti sulla stesura del piano che porta dritto alla rete unica a controllo pubblico e alla fusione tra la rete secondaria di Tim con quella già statale in pancia Open Fiber.

Nel mentre, non sono stati giorni facili per Tim. All’indomani, lo scorso 2 marzo, del piano e del via libera del board ai disastrosi conti 2021, chiusi con una perdita di 8,7 miliardi e svalutazioni per 4,1 e la prevedibile cancellazione del dividendo, il titolo dell’ex monopolista è letteralmente precipitato, fino a perdere in poche ore 17,9%, a 24 centesimi ad azione, lasciando sul terreno 30% in due sedute. Dopo giorni in profondo rosso, parzialmente mitigati dalle rassicurazioni dello stesso Labriola, il titolo si è rianimato fino a toccare punte del 10,8% a 26 centesimi. Da ieri sera, però, Tim ha scritto un nuovo capitolo. E forse i mercati ora saranno più tranquilli.

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