Francia e Regno Unito prendono le distanze nonostante la precisazione della Casa Bianca sul “regime change” a Mosca. Ma secondo l’ex capo dell’intelligence Clapper l’obiettivo del presidente Usa era il popolo russo
“Per l’amor di Dio, quest’uomo non può restare al potere”. L’accorato ma duro discorso del presidente statunitense Joe Biden da Varsavia, in Polonia, ha scatenato le polemiche.
“Un dittatore intento a ricostruire un impero non cancellerà mai l’amore di un popolo per la libertà. La brutalità non sgretolerà mai il loro desiderio di essere liberi. L’Ucraina non sarà mai una vittoria per la Russia perché i popoli liberi rifiutano di vivere in un mondo disperato e buio”, ha detto il presidente.
La Casa Bianca ha diffuso una parziale smentita sulla frase che a molti ha fatto pensare al regime change: Biden, ha spiegato, non parlava di una rimozione dal potere del presidente russo Vladimir Putin; intendeva dire che non deve avere potere sui Paesi confinanti.
Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, aveva sottolineato che i “nuovi insulti” di Biden a Putin “restringono ulteriormente la finestra di opportunità per migliorare le relazioni tra la Federazione Russa e gli Stati Uniti”. Vyacheslav Volodin, presidente della Duma, ha accusato Biden di fare “dichiarazioni non diplomatiche” e di “isterismo”. Il presidente statunitense, ha detto Volodin in un post su Telegram, “è debole, malato e infelice. I cittadini statunitensi dovrebbero vergognarsi del loro presidente. Forse è malato. Biden farebbe bene a sottoporsi a un check-up medico”. Putin, invece, secondo il leader della Duma, merita rispetto per la sua “moderazione”.
Emmanuel Macron ha spiegato che “non utilizzerebbe” le parole di Biden, che aveva definito Putin un “macellaio”. Secondo il presidente francese, che nelle prossime ore dovrebbe avere un colloquio con il leader russo, bisogna evitare “l’escalation” nelle “parole e nelle azioni” dopo quattro settimane di guerra in Ucraina a seguito dell’invasione russa. Macron ha detto all’emittente France 3 che punta prima a “raggiungere un cessate il fuoco e poi il ritiro totale delle truppe russe con la diplomazia. Ma se vogliamo farlo”, ha dichiarato, “non possiamo intensificare né le parole né le azioni”.
Dal Regno Unito si è levata la voce critica di Nadhim Zahawi, segretario all’Istruzione. A Skynews ha detto che “sta al popolo russo decidere da chi essere governato”. “Penso tuttavia che la gente in Russia sia piuttosto stufa di quello che succede in Ucraina: l’invasione illegale, la distruzione delle loro stesse fonti di sostentamento”, ha detto. “La loro economia sta collassando attorno a loro e credo quindi che i russi decideranno loro della sorte di Putin e dei suoi accoliti”.
Gli analisti sono divisi. Secondo Richard Haass, diplomatico statunitense già responsabile per la pianificazione della politica del dipartimento di Stato e attualmente presidente del Council on Foreign Relations, le parole di Biden hanno reso “una situazione difficile più difficile e una situazione pericolosa più pericolosa”. Non sarà semplice, aggiunge Haass, citato dalla Bbc e dal Guardian, “rimediare al danno provocato, ma suggerisco ai collaboratori (del presidente) di mettersi in contatto con le controparti e chiarire che gli Stati Uniti sono pronti a relazionarsi con il governo russo in carica”.
James Clapper, ex direttore dell’Intelligence nazionale degli Stati Uniti, ha spiegato alla Cnn che le parole di Biden difficilmente avranno stupito Putin ma anche che queste non sembravano affatto casuali né sfuggite, bensì erano rivolte a un pubblico specifico, il popolo russo.
Sean McFate, senior fellow all’Atlantic Council, ha spiegato a Formiche.net come l’Occidente può rispondere alla Russia: “La guerra che possiamo fare contro Putin dovrebbe essere subdola, per creare tensioni, sfiducia e far preoccupare la Russia sulla sua sicurezza interna”. Cioè isolare Putin in Russia, alimentando il risentimento della popolazione e le critiche interne alla leadership, così come la Russia, tramite le sanzioni, è stata isolata a livello internazionale.
Gideon Rachman, firma di punta del Financial Times per gli esteri, aveva raccontato che “ci sarà disaccordo e angoscia in tutto il sistema russo – ma coordinarlo in un piano efficace per rimuovere Putin potrebbe non essere possibile” data la stretta del Cremlino sulle critiche e le preoccupazioni per la sicurezza del leader. Quindi “queste sono le tre opzioni: una guerra prolungata; un accordo di pace; o un colpo di Stato in Russia. Aspettatevi la prima, lavorate per la seconda e sperate nella terza”, aveva concluso.