Secondo l’amministrazione Biden la potenziale vendita di caccia F-16 all’alleato della Nato sul Bosforo sarebbe in linea con gli interessi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti scrive il Dipartimento di Stato americano in una lettera al Congresso. Potrebbe così chiudersi la querelle turco-americana innescata dall’acquisto degli S-400 russi da parte di Erdogan
Sta sempre più rivisitando paradigmi e frizioni del passato l’invasione russa in Ucraina, non fosse altro perché rispetto a poche settimane fa il quadro generale è mutato: la nuova guerra fredda tra Mosca e Occidente necessita di strategie e alleanze. Anche per questa ragione da Washington arriva il sì alla vendita alla Turchia dei caccia F-16, partita che era stata messa in stand by dopo le forti tensioni sugli S-400 e sugli F-35.
Usa
Secondo l’amministrazione Biden la potenziale vendita di caccia F-16 all’alleato della Nato sul Bosforo, di cui né è custode in virtù della Convenzione di Montreaux, sarebbe in linea con gli interessi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti scrive il Dipartimento di Stato americano in una lettera al Congresso. La missiva arriva dopo che la Turchia ha chiesto in ottobre agli Stati Uniti di acquistare 40 caccia F-16 e i kit di modernizzazione per i suoi aerei già in uso, così come fatto dalla Grecia che ha da tempo realizzato l’upgrade alla versione Viper.
Turchia
I negoziati sull’asse Ankara-Washington vanno avanti da tempo, accelerati dalla guerra, così come quelli tra Tel Aviv e Ankara. In questo modo il processo standard relativo alla vendita di armi potrebbe essere favorito da un clima più disteso tra i players coinvolti, dopo l’espulsione turca dal programma degli F-35. Tra l’altro la Turchia ha votato sì alla sospensione della Russia dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, mossa scaturita dal massacro di Bucha. Un voto che segna un altro passo di Erdogan verso una normalizzazione delle relazioni con l’oltreoceano che vedranno una data da cerchiare in rosso nel prossimo 18 maggio, quando il ministro degli esteri Mevlut Çavuşoğlu sarà ricevuto dal segretario di Stato Antony Blinken a Washington.
Bosforo
Il ruolo turco sullo sfondo ucraino sta cambiando: Erdogan ne è consapevole, anche per questa ragione ha messo da parte rivendicazoni e provocazioni nell’Egeo al fine di costruire una nuova era di relazioni con Ue e Usa. La sua posizione di “rubinetto” che apre e chiude il Bosforo si fa ancora più strategica, alla luce delle conseguenze commerciali della guerra. È il caso delle 100 navi mercantili bloccate nei porti ucraini come denunciato dall’Associazione internazionale degli armatori di navi da carico Intercargo. Si tratta di navi che trasportano merci di base, come grano e carbone, necessarie per soddisfare il fabbisogno energetico i cui ritardi impattano da un lato l’equipaggio per gli effetti delle sanzioni, dall’altro i fabbisogni.
Scenari
Alcuni nodi, però, rimangono intatti (energia, geopolitica su tutti) e andranno affrontati serenamente nel corso dei prossimi mesi. La diatriba sul gas con Cipro e Grecia è momentaneamente messa da parte ma, una volta rasserenato il fronte ucraino, andrà rivista. In occasione della sua recente visita in Turchia, il sottosegretario americano Victoria Nuland ha messo l’accento sulle relazioni tra Ankara e gli oligarchi colpiti dalle sanzioni. In occasione di colloqui con alti funzionari, tra cui il vice ministro degli Esteri Sedat Önal e İbrahim Kalın, delegato per la politica estera del presidente Recep Tayyip Erdoğan, ha toccato il tema degli uomini d’affari vicini al presidente Vladimir Putin.
Poche settimane fa infatti l’oligarca Roman Abramovich ha fatto ancorare i suoi due superyacht nei porti turchi. Lo stesso patron del Chelsea era stato dato vicinissimo all’acquisto del club turco della Super Lig Göztepe, ma negli ultimi giorni sono fioccate le smentite, non si sa se dopo il poco gradimento da parte degli Usa. Infatti i media turchi avevano più volte sostenuto che Abramovich avesse già accettato di acquistare il club.
@FDepalo