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Boris dà il via libera alla Cina sui chip gallesi. Ora il grafene?

Senza fare rumore, il governo britannico ha dato luce verde alla vendita di Newport Wafer Fab a un’azienda legata al governo di Pechino. Prossimo test su Perpetuus Group. Dopo lo stop al 5G, Londra continua con il “business as usual”?

Londra ha detto sì. Ma l’ha fatto in silenzio. Il governo di Boris Johnson ha dato il via libera alla vendita di Newport Wafer Fab, azienda gallese leader nella produzione di chip, a Nexperia, società cinese il cui 100% è nelle mani di Wingtech, gruppo che, ha spiegato la società di intelligence d’intelligence Datenna, è pesantemente sostenuto dal Partito comunista cinese. Bocciata, dunque, l’idea di un consorzio per evitare che i chip gallesi finissero totalmente nelle mani del governo di Pechino.

Come raccontato nei mesi scorsi su Formiche.net, dopo l’iniziale via libera del ministri per gli Affari economici Kwasi Kwarteng all’inizio di luglio, il primo ministro aveva chiesto al consigliere per la sicurezza nazionale Stephen Lovegrove di esaminare il caso dopo la sollevazione di diversi parlamentari.

Ciaran Martin, ex direttore del National Cyber Security Centre intervistato allora dal Telegraph, aveva definito l’affare una minaccia agli interessi britannici più grande del coinvolgimento di Huawei nel 5G (stoppato nel Regno Unito).

Ma Lovegrove ha concluso che non ci sono preoccupazioni sufficienti per bloccare l’affare: Newport Wafer Fab usa una tecnologia vecchia di 20 anni che i cinesi hanno già. Così, Kwarteng ha deciso di non intervenire. Lo rivela Politico.

Ma il governo è finito immediatamente nel mirino dei “falchi” anti Cina, in particolare quelli dello suo stesso partito, i Conservatori (ma anche dai laburisti che hanno annunciato una lettera al governo). Questi temono che il governo applichi una definizione di sicurezza nazionale concentrata sullo spionaggio ma non sulle conseguenze delle passaggio di attività critiche in mani cinesi. Con riferimento alla strategia Made in China 2025 attraverso con cui Pechino vuole raggiungere il dominio globale nella produzione high-tech, la paura diffusa che è l’affare Newport Wafer Fab rappresenti un pezzo, anche se piccolo, della base industriale necessaria a sviluppare quelle capacità che potrebbero poi rendere l’Occidente ancor più dipendente dalla Cina. In pratica, temono una doppia sconfitta: meno posti di lavoro e/o know-how in un settore strategico in patria, più dipendenza dall’estero, in particolare da un Paese la cui assertività e le cui mire espansionistiche sono in forte crescita.

La revisione di Lovegrove è stata condotta in base al nuovo National Security and Investment Act del Regno Unito, legge sotto la base, racconta Politico, ci sono altri dieci accordi che coinvolgono vari Paesi attualmente in fase di verifica. Inoltre, Kwarteng ha chiesto alla Competition and Markets Authority di accendere un faro su Perpetuus Group, piccolo produttore gallese del “supermateriale” grafene di 14 dipendenti e un fatturato annuo di 479.000 sterline (al marzo 2020), finito nel mirino di Taurus International, una società nata a fine 2020 e legata a uno “scienziato” con importanti interessi commerciali in Cina. La decisione dovrebbe arrivare nelle prossime settimane. Sarà il prossimo banco di prova per il governo Johnson.



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