La banca d’affari americana Jp Morgan prevede un’esplosione di insolvenze corporate in Russia e Cina, rispettivamente per colpa della guerra e della crisi del mattone. Eppure, i prezzi alle stelle continuano a garantire a Mosca generose entrate. E non solo dalla vendita di gas e petrolio…
Da una parte c’è lo spettro di nuove e più contagiose insolvenze. Dall’altro le sanzioni dell’Occidente che, ancora, non sembrano piegare il gigante russo. Non come si sperava, almeno. Il tanto, temuto da una parte e invocato dall’altra, default non c’è stato. Fino ad oggi Mosca è riuscita a onorare gli interessi sul proprio debito. Ma fino a quando? Secondo Jp Morgan, per esempio, ci sarebbe una specie di tempesta perfetta all’orizzonte della Russia.
E non solo, anche della Cina, alle prese con il collasso del proprio settore immobiliare. Secondo la banca d’affari americana, la combinazione della guerra russa in Ucraina unita al continuo e costante crollo dell’immobiliare in Cina potrebbe generare per i due Paesi la peggiore ondata di insolvenze aziendali dalla crisi finanziaria globale. Sia Mosca, sia Pechino, infatti sono due mercati emergenti, anzi i due mercati emergenti per eccellenza.
Per i quali Jp Morgan stima per il 2022 un tasso di insolvenza all’8,5%, dal 3,9% del 2021. Di più. Si prevede che l’Europa orientale vedrà un tasso di insolvenza record del 21,1%. Dato spinto da un quoziente di insolvenza del 98,8% in Ucraina e del 27,3% in Russia, Paese dove le aziende sono già in grande difficoltà a causa della guerra o delle sanzioni imposte dall’Occidente. In altre parole, quasi un terzo delle aziende russe, entro il 2022, sarà insolvente verso i creditori.
E anche la Cina rischia di essere risucchiata nel frullatore. Sempre secondo la banca statunitense, in Asia complici i problemi del mattone, il tasso di insolvenza a livello corporate aumenterà a fine 2022 al 10% dal 7%. Si prevede che quest’anno ci saranno default per 32 miliardi di dollari da parte di 29 gruppi cinesi in difficoltà, con un tasso di insolvenza del 31% solo per il comparto immobiliare. Il quale, se sommato ai 49 miliardi di dollari di default di 26 aziende lo scorso anno, porta il totale delle obbligazioni immobiliari ad alto rendimento a rischio inadempienza a quasi la metà del totale.
Attenzione però, c’è il rovescio della medaglia. Se è vero come dice Jp Morgan che le sanzioni faranno schizzare le insolvenze in Russia, non bisogna dimenticare che l’impennata dei prezzi di grano e metalli, dovuta alla guerra, fa il gioco di Mosca, che esporta in tutto il mondo, beni che non sono sotto embargo, come ha ricordato oggi il Corriere della Sera. Dunque Mosca sta godendo di extra-profitti su idrocarburi, cereali e metalli quali acciaio, nickel e rame.
Certamente l’Europa sta prendendo in seria considerazione una qualche forma di riduzione delle importazioni di carbone e petrolio, ma in ogni caso la Russia continua a vendere il prodotto più redditizio, il gas. Secondo il quotidiano di via Solferino, oggi l’export dei soli idrocarburi potrebbe fruttare a Mosca due volte il fatturato di tutte le esportazioni di due anni fa. Due facce di uno stesso Paese.