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Il Dragone affila gli artigli spaziali. L’allarme dell’Intelligence Usa

Secondo la Defense Intelligence Agency, Pechino sta rafforzando le proprie capacità spaziali e “counter-space”, cioè dirette contro i sistemi orbitali avversari, per limitare, in caso di conflitto, le capacità di azione e d’intervento degli Usa. La Cina sembra aver studiato le lezioni della guerra ucraina, pronta ad adattarle a uno scenario come quello indo-pacifico, con in mente un obiettivo chiaro: Taiwan

In un potenziale conflitto con gli Stati Uniti, per la Cina sarà fondamentale il controllo dello spazio, e per questo si sta dotando di nuove capacità militari extra-orbitali che la potranno mettere in difficoltà gli assetti Usa oltre l’atmosfera. A lanciare l’allarme è il nuovo rapporto della Defense Intelligence Agency, il servizio informativo militare di Washington, che nelle ottanta pagine del documento analizza le principali minacce spaziali alla sicurezza degli Stati Uniti. Pechino resta la sfida numero uno, seguita da Russia, Corea del nord e Iran.

Capacità counter-space

Il rapporto chiarisce che le attività spaziali della Cina stanno crescendo a passo spedito, non solo grazie all’incremento dei servizi orbitali, con il raddoppio in quattro anni dei satelliti per l’Intelligence, la sorveglianza e la ricognizione, ma soprattutto attraverso la rapida acquisizione di capacità “counter-space”, cioè dirette contro i sistemi extra-atmosferici avversari. Secondo il rapporto, inoltre, l’Esercito di liberazione popolare, si starebbe modernizzando in maniera “palese e occulta”, raccogliendo informazioni sulle tecnologie occidentali utilizzando “tecniche di spionaggio tradizionali e cyber, fonti open-source e studiosi all’estero”.

La strategia cinese

Secondo gli analisti della Dia, l’obiettivo di Pechino è quello di scoraggiare, ed eventualmente contrastare, un potenziale intervento degli Stati Uniti durante un conflitto militare regionale. Distruggendo o “catturando” i satelliti e gli altri sensori americani, attraverso nuove tecnologie di jamming, la Cina renderebbe difficile per Washington e i suoi alleati mantenere le proprie capacità di comando e controllo e utilizzare armi a guida di precisione. Questo scenario avrebbe ripercussioni immediate, per esempio, nel caso di una invasione di Taiwan, con i sistemi cinesi che potrebbero impedire agli Stati Uniti di mantenere un’immagine chiara dell’isola. Una lezione che Pechino avrebbe imparato dall’uso della geo-informazione satellitare impiegato dagli Usa nel contesto della guerra ucraina. “Interferendo con i satelliti – scrive ancora la Dia – Pechino protegge le sue risorse terrestri negando agli Usa targeting e raccolta di immagini”.

Lezioni ucraine

Pechino, dunque, sembra aver studiato da vicino la guerra in Ucraina, dove Mosca ha condotto nelle settimane precedenti e iniziali del conflitto una serie di operazioni contro le linee di comunicazione satellitari di Kiev. Ma a interessare soprattutto la Cina è stata la reazione occidentale, che nel volgere di poco ha stravolto le capacità di comunicazione russe, lasciando le unità a terra senza direzione né supporto logistico. Secondo il rapporto, tra il 20 e il 60% delle munizioni teleguidate russe non hanno funzionato, costringendo gli aerei russi a fare affidamento su bombe mute, di scarsa efficacia, e addirittura a tornare alla base con le munizioni ancora attaccate alle ali. L’Ucraina, invece, è stata in grado di resistere attraverso le risorse satellitari messe a disposizione addirittura da aziende private (SpaceX in testa) che hanno permesso a Kiev di difendersi e resistere all’offensiva russa.



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