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La conferenza programmatica di Meloni e la rincorsa degli intellettuali

Speriamo che questa conferenza programmatica serva a rivitalizzare l’apporto di energie intellettuali verso partiti in media molto spenti e che al di là della possibile corsa ai possibili seggi emerga un po’ di freschezza e originalità di idee

La conferenza programmatica di Fratelli d’Italia dei prossimi giorni a Milano indubbiamente sarà un momento politicamente significativo perché il programma evidenzia il tentativo di fare uno sforzo da cui emergano spunti in materia di Europa, di libertà, di indipendenza del Paese e su altri aspetti. Oltre al coinvolgimento a vario titolo, ovviamente di esponenti di Fratelli d’Italia, emerge lo sforzo di coinvolgere energie più o meno fresche nel tentativo di darsi l’identità di partito conservatore moderno superando l’etichetta di partito sovranista che gli è stata sin qui attribuita.

Credo però che Giorgia Meloni e i suoi collaboratori non abbiano dovuto fare grandi sforzi per l’impostazione del programma molto fitto e degli interventi variegati su tante tematiche della conferenza programmatica. Va infatti considerato un aspetto certamente non minore. Dai sondaggi emerge che Fratelli d’Italia sarebbe il primo partito se si svolgessero oggi le elezioni e sappiamo come ci sia una specialità tutta italica, specie da parte dei ceti intellettuali o degli apparenti intellettuali, in buona dose coinvolti come relatori alla conferenza programmatica, come già diceva Leo Longanesi “a correre in soccorso del vincitore”.

Già nei mesi scorsi, si era registrato un processo di avvicinamento di giuristi, filosofi, sociologi e intellettuali o apparenti intellettuali a vario titolo a Fratelli d’Italia. È noto infatti tra l’altro che l’attività degli intellettuali spesso non è molto remunerata, i libri si vendono poco, i diritti d’autore latitano e c’è una forma di semisudditanza psicologica dei leader politici verso gli intellettuali o i cosiddetti tali, e anche di qualche manager pubblico che si espone nella conferenza programmatica anche per sottoscrivere una polizza sul suo futuro. È da presumere a questo punto che, pur con la riduzione dei seggi a disposizione, Fratelli d’Italia sarà il partito che accumulerà il numero di eletti maggiore e la corsa alla candidatura degli appartenenti ai vari ceti intellettuali o agli apparenti tali servirebbe non solo ad acquisire maggiore autorevolezza ma anche ad integrare le magre remunerazioni. Sarebbe inoltre utile al fine di avere più presenze in Rai e nelle altre televisioni, qualche contratto da editorialista nei giornali e la possibilità per coloro che esercitano la funzione di saggista o scrittore di crescere un po nel numero di copie vendute e nei diritti d’autore.

Non molto di nuovo sotto al sole, rispetto ad esempio ai tempi in cui sembrava che il Partito comunista potesse diventare il primo partito quando era appaiato con i voti alla Dc e, ancor più, intellettuali o cosiddetti tali si avvicinavano al Pci. Oggi che la probabile vincitrice è una esponente della destra che cerca di darsi un volto conservatore è abbastanza facile per gli appartenenti ai ceti intellettuali correre in soccorso al vincitore. Poco male per questo comportamento da parte della leader del partito che, come un generale, si può appuntare nel petto le mostrine dei tanti intellettuali che vanno più o meno di moda, compreso uno dei migliori forse, che sia è presente con un intervento autorevole alla conferenza programmatica sia sarà, se non ho capito male, il presidente del comitato per i referendum sulla giustizia e sulla magistratura su invito di Salvini. Speriamo che questa conferenza programmatica serva a rivitalizzare l’apporto di energie intellettuali verso partiti in media molto spenti e che al di là della possibile corsa ai possibili seggi emerga un po’ di freschezza e originalità di idee.


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