Gli effetti della pandemia sull’opinione pubblica? Giudizi complessivamente positivi su quanto fatto dai governi europei a tutela della salute e per difendere l’economia, ma si conferma la presenza di una nicchia di persone fortemente scettiche sulle origini del Covid (e non solo). Crisi in Ucraina? Già prima della guerra in Italia era presente una spiccata componente filorussa nell’elettorato di Lega e Fratelli d’Italia. Conversazione con Salvatore Vassallo (Istituto Cattaneo e Università di Bologna)
Con l’invasione russa dell’Ucraina non si parla più della pandemia e dei suoi effetti? Non esattamente. C’è chi si interroga sulle conseguenze della pandemia sull’opinione pubblica, come ha fatto l’Istituto Cattaneo con una indagine intitolata “L’impatto della pandemia sull’opinione pubblica europea”, svolta per la Foundation for European Progressive Studies (FEPS) e la FES (Friedrich-Ebert-Stiftung) (qui la ricerca completa).
L’indagine, che copre due anni (2020 e 2021), offre diversi spunti di riflessione che Formiche.net ha approfondito con Salvatore Vassallo, professore ordinario di Politica Comparata e Analisi dell’opinione pubblica all’Università di Bologna e direttore dell’Istituto Cattaneo, secondo cui “è abbastanza netto il collegamento tra sfiducia nella scienza, adesione a verità alternative o a visioni complottiste e indisponibilità a vaccinarsi”, ma non solo. Ci potrebbe essere una corrispondenza tra chi dubita dei vaccini e chi aderisce a verità alternative sulla guerra in Ucraina.
Son due gli anni di interesse della ricerca: il 2020 e il 2021. Partiamo dal 2020: in che modo la fiducia dei cittadini dei diversi Paesi è cambiata nei confronti delle istituzioni nazionali ed europee in questo primo anno?
Dobbiamo distinguere tra la fiducia verso le istituzioni e il giudizio sulle azioni che i governi hanno intrapreso per rispondere alla pandemia. Per quanto siano legate, la prima corrisponde ad atteggiamenti di fondo che non si modificano tanto facilmente nel corso del tempo. La fiducia generica verso le istituzioni politiche nazionali era ed è rimasta relativamente bassa. Anche perché quando si chiede agli intervistati di dire, ad esempio, quanto si fidano del Parlamento nazionale, pensano alla classe politica verso cui, come è noto, le persone, come gli opinion makers, faticano a esprimere giudizi entusiastici. Nei Paesi democratici, si intende. Tuttavia in quasi tutti i Paesi (ad eccezione della Polonia) sono risultati prevalenti i giudizi positivi verso le azioni intraprese dai governi nazionali e delle istituzioni europee a tutela della salute pubblica. Sono stati poco meno ampi, ma comunque prevalenti, i giudizi positivi sulle azioni intraprese per difendere l’economia.
Dopo l’anno delle restrizioni, c’è l’anno dei vaccini, il 2021: quali le differenze con l’anno precedente negli effetti sull’opinione pubblica?
Nel primo anno le opinioni pubbliche europee si sono divise lungo il dilemma tra protezione della salute e tutela della libertà individuale di movimento, tra protezione della salute e continuità delle attività produttive. Ma tutto sommato hanno riconosciuto che i governi nazionali hanno cercato di mantenere un giusto equilibrio tra questi due principi. Nel secondo i dubbi hanno riguardato l’obbligo vaccinale. In questo caso le scelte fatte dalle istituzioni nazionali ed europee hanno trovato una condivisione ancora più larga da parte dell’opinione pubblica. Ci sono anche molte persone rimaste incerte per ragioni psicologiche comprensibili. Chi ha continuato a coltivare verità alternative e ad opporsi a questa necessaria precauzione per ragioni pseudo-ideologiche si è ritrovato in una comunità intensa ma decisamente minoritaria.
È possibile identificare un’area politica di riferimento degli scettici, sia in merito alla fiducia nei governi sia riguardo la fiducia nella comunità scientifica?
È abbastanza netto il collegamento tra sfiducia nella scienza, adesione a verità alternative o a visioni complottiste e indisponibilità a vaccinarsi. Così come è evidente che questa componente dell’opinione pubblica sia notevolmente più rappresentata tra gli elettori di partiti anti-establishment, populisti, per lo più collocati a destra. Ma non in tutti i casi. In Francia, ad esempio, l’elettorato tra cui abbiamo rilevato la percentuale più alta di dubbiosi riguardo alle vaccinazioni è quello gauchiste de “la France insoumise” (La Francia indomita, il movimento di sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon, ndr).
Rispetto alla fiducia nella comunità scientifica, sembra che ci sia una percentuale stabile, per quanto marginale, di persone convinte che il Covid sia una bufala o un’arma biologica volontariamente rilasciata dalla Cina. A cosa si devono queste nicchie e come si configurano?
Ci sono varie caratteristiche individuali, di carattere psicologico e politico, associate a questo tipo di atteggiamenti. Le stiamo studiando. Sicuramente questi atteggiamenti sono più diffusi tra persone con minore istruzione e in peggiori condizioni economiche, soprattutto tra gli orientati verso destra. Almeno in questa fase.
Può esistere una correlazione tra chi crede a teorie alternative sulla pandemia e la creazione di nuove bolle di pezzi dell’opinione pubblica tra cui circolano teorie non confermate da fatti sulla guerra in Ucraina?
Ci sono molti indizi e alcuni studi su singoli Paesi che vanno nettamente in questa direzione.
Questa propensione ha una connotazione politica?
Non ho dati per dirlo. Posso dire che prima della crisi ucraina in Italia era chiaramente percepibile, anche rispetto ad altri Paesi e partiti di destra europei, la presenza di una spiccata componente filorussa nell’elettorato di Lega e Fratelli d’Italia. Per dire se e come questi atteggiamenti si siano consolidati o siano cambiati conviene aspettare che la guerra termini, sperabilmente il prima possibile, e che leader ed elettori sedimentino un giudizio su quello che è accaduto.